Per la rubrica i vostri racconti, oggi è ospite del mio blog Carlo Izzo con il suo racconto dal titolo: " Lezioni di latino", un racconto osè e un pò hot , ma anche questo fa parte della vita.
Leggiamolo insieme e poi aspetto i vostri commenti:
Lezioni di Latino
Alda mi dava lezioni di italiano e latino nel pomeriggio. Erano quegli anni nei quali io combattevo tra le nozioni che mi dava il liceo, e la mia ansia famelica di fare tutto da me, di leggere tutto da me, di imparare tutto da solo. Ero convinto che dagli insegnanti non avrei potuto imparare nulla, e che solo da me avrei potuto penetrare nelle cose.
Alda era la mia vicina di casa, abitava sul mio stesso piano, e mi chiamava dal balcone, quando dovevo andare da lei. Era molto affettuosa, ma quando mi dava lezioni, si trasformava in un’insegnante meticolosa e intransigente.
Siedevamo a fianco, attorno a un tavolo tondo, dove io disponevo i miei quaderni, e l’ascoltavo mentre declamava con chiarezza le cadenze latine che a poco a poco mi stavano entrando nel cuore. Un giorno, mentre in un caldo pomeriggio di giugno, rievocavamo le composizioni ispirate di Ungaretti sulla vita rischiosa dei soldati sul fronte
" Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie" e scandivo, leggendo dal libro la metrica alessandrina dell’ Eautonti-morumenos, il punitore di se stesso, tanto caro a Baudelaire, lei, d’un tratto, senza dire una parola, senza mutar minimamente d’accento, mi prese la mano, la tirò a se, e se la strinse tra le cosce, sotto la gonna. Io stavo leggendo ad alta voce, e m’interruppi di scatto, ma lei, fulminandomi con lo sguardo, mi ingiunse di continuare.
La voce dapprima non voleva uscirmi di gola, ma sotto la sua pressione ripresi a a scandire i versi. Ripresi quindi, e così anche la mia mano trovò la via nella massa dei ricci folti che sentivo tra le dita. Parlavo, e ansavo dentro di me, e lei non lasciava la presa del mio polso, tirandomi e guidandomi, mentre con l’altro suo braccio la sua presa sulla mia spalla, e sulla mia nuca, era diventata una carezza. Il suo sguardo s’era mutato in qualcosa di scuro e profondo, e l’intensità di esso nei miei occhi era come una spada che mi trafiggeva, e che m’inchiodava nel nuovo e pressante ritmo in cui entrambi eravamo imprigionati.
Poi, con un lungo sospiro, lei si chetò e si riscosse.
Muta, mi lasciò andare il polso.
Raccolse i miei quaderni, li chiuse, li unì al libro, e con voce appena accennata mi fece:
"Per oggi basta, abbiamo finito
Torna a casa "
Un racconto che risveglia in noi le prime emozioni e l'entusiasmo dei sensi adolescenziale. Chi di voi non ha mai sentito attrazione verso il proprio prof o professoressa di liceo? Nell'immaginario collettivo, le prime palpitazioni si sviluppano proprio nel periodo liceale. Palpitazioni ed eccitazioni che tolgono il sonno .
E allora riviviamo quel tempo che fu con il racconto di Carlo!
Ringrazio Carlo per aver scritto questo stupendo racconto per il mio blog.
Grazie perchè anche con il suo contributo e i suoi racconti il mio blog cresce ogni giorno.
Buona lettura a tutti dalla vostra Manuela
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