Autore: Isabel Allende
Editore: Feltrinelli
Pagine: 245
Data Pubblicazione: 12 Gennaio 2017
Gradimento
Shikata ga nai.
Questa
frase che in giapponese significa "non possiamo farci
 nulla", rappresenta in
maniera esaustiva quello che è il propulsore
 delle vicende che si intersecano
ne "L’amante giapponese" di
 Isabel Allende. L’autrice, di origine cilena, ma
naturalizzata
 statunitense, traccia quella che si rivela una realistica
testimonianza della società odierna. Una società che nel corso del
 tempo ha
vinto numerose battaglie discriminatorie, ma ha anche
 lasciato che vecchi
rancori e antiche superstizioni, ormai usucapite
 dall’animo umano,
determinassero il bene e il male delle
 convenzioni sociali.
La
particolarità di questo romanzo, che fonde passato e presente
 con un discreto
utilizzo del flash back, è data principalmente
 dall’assenza di un protagonista
principale. 
La vita è la vera protagonista e coloro che vi partecipano sono
solo
 il mezzo col quale viene disegnata, con parole, quando calde e
 passionali,
quando dure e rivendicatrici, l’esistenza stessa. 
"Non siamo vecchi per il fatto di aver compiuto settant'anni.
 Iniziamo a invecchiare nel momento in cui nasciamo..." 
L’epica storia d’amore tra la giovane Alma Belasco e il giardiniere
giapponese Ichimei: una vicenda che trascende il tempo .
"Ti invito a vivere la nostra storia in una bolla, in modo che sia protetta dal contatto col mondo e sia preservata intatta, per il resto delle nostre vite e oltre la morte. Da noi dipende che l'amore sia eterno." 
La
vicenda si svolge, a più riprese, in due epoche storiche che
 paiono essere
troppo lontane e diverse tra loro, ma che l’abilità
 dell’autrice sviscererà e
mostrerà come legate da un comune
 denominatore. 
Irina Bazil è la donna dei
nostri giorni, una ragazza moldava che ha
 conquistato il suo posto negli Stati
Uniti, ma che continua ad
 essere legata ad un arcaico pudore. 
Alma Belasco, il 
cui nome ben si presta alla profondità
 sentimentale che permea l’intero
racconto è un’anziana donna
 dall’apparenza formale, ma dall’animo ribelle
tipico delle donne
 odierne. 
"La felicità non è esorbitante né chiassosa, come il piacere o 
l'allegria. È silenziosa, tranquilla, dolce, è uno stato intimo di
 soddisfazione che inizia dal voler bene a se stessi."
coinvolgeranno inevitabilmente anche gli altri protagonisti, in un
vortice accentuato dall’ottima padronanza dei periodi e dalla
fluidità dell’esposizione, che cattura e immerge senza dare tregua.
Non
vi sono tempi morti, né inutili descrizioni, a completare una
 storia che si
regge bene sulle sue gambe, nella sua scorrevolezza
 semplice, ma dalle
profondità nascoste. Ciò che l’autrice non
 acclama a gran voce, ciò che non
lascia che i suoi personaggi
 dicano senza malizia, s’intuisce chiaramente dalle
loro azioni, da
 ciò che li circonda, da ciò che pare spaventarli. E se ciò da
una
 parte può essere una scelta illuminata, dall’altra dà quasi al
 racconto
l’immagine scontata che in realtà non le appartiene. 
L’autrice
gioca col lettore fin dalle prime righe, illudendolo
 inizialmente sulla bontà
delle proprie convinzioni, per poi
 smontare abilmente tutte le sue certezze. I
colpi di scena, inseriti in
 maniera oculata e precisa, sembrano rappresentare
l’imprevisto
 della vita, una vita che ci svela i suoi segreti quando vuole,
quando
 ancora non siamo pronti. 
D’altronde la vita è così e Shikata ga nai. 
DA ELEONORA CASTA



 
 
 
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