Recensione libro
La foresta di
Il giorno in cui Jack e Lula vennero prelevati dal nonno e trascinati
al traghetto, non sapevano che presto si sarebbero ritrovati in una situazione
peggiore di quella che già gli era toccata in sorte. Jack non poteva immaginare
che presto avrebbe iniziato a frequentare un pistolero nano, il figlio di uno
schiavo e un mastodontico maiale sempre inferocito o che avrebbe trovato
l’amore.
Come
ho scritto nella breve introduzione qui sopra, presa dalla quarta copertina del
libro, i due protagonisti di questa storia sono due fratelli Jake e Lula, a cui
muoiono i genitori per un’epidemia di vaiolo e sono costretti dal nonno,
pastore di una chiesa, a intraprendere un lungo viaggio con lui per
raggiungere una lontana zia di cui hanno a malapena un vago ricordo. Durante il
viaggio però, si trovano a dover attraversare un fiume su un traghetto e lì
fanno l’incontro che cambierà per sempre i loro destini. Infatti la loro strada
incrocia quella di alcuni banditi, tra cui Cut Throat Bill che dopo aver
ucciso il nonno, rapisce la sorella lasciando il povero Jack da solo in un
mondo a lui sconosciuto. Quest’ultimo
però decide di non darsi per vinto e parte alla ricerca della sorella: un lungo
viaggio che alla fine lo trasformerà in una persona nuova, in una persona
pronta per vivere in un mondo, quello del West descritto dall’autore come un
mondo violento, appassionato, incalzante e grottesco.
Quando fummo ripartiti, espressi la mia opinione in
proposito a Shorty, che in quel momento cavalcava vicino a me, insieme a Spot.
Gli dissi che l’idea di avere una pistola mi dava un certo conforto, ma non ero
certo di saperla usare abbastanza bene da schierarmi in prima linea.
«Posso rammentarti che hai già usato un’arma, e con
ottimi risultati?» disse Shorty.
«È stata una coincidenza. Ho continuato a sbagliare
mira finché non ho fatto centro.»
«In tal caso, sarà meglio che arrivi il più vicino
possibile al bersaglio. Stammi a sentire. Ti sei dimostrato coraggioso come
chiunque altro io abbia avuto accanto in un momento di difficoltà. Hai fatto
ciò che andava fatto, e non ti sei tirato indietro come un coniglio.»
«Non mi piacciono le pistole, e non mi piace
uccidere» ribadii.
Nonostante Jack non sia avvezzo alla vita del pistolero, alla fine se ne
ritroverà coinvolto fino alle ultime pagine del libro. Il suo lungo viaggio
però non sarà affrontato da solo, ma in compagnia di alcuni personaggi che
sapranno dare il loro contributo alla storia come il nostro protagonista.
Eustace, uomo di colore conosciuto da Jack durante una rapina in banca; Shorty
un nano amareggiato dalle prove che la vita gli donato in passato e dalle
grandi parole di verità e infine Hug, il maiale di Eustace che diventerà un
grande amico di Jack. Si aggiungeranno durante la missione anche Jimmie Sue,
una prostituta, Winton uno sceriffo e infine Spot inserviente di Winton. Il titolo del libro, La Foresta è dedicato al luogo che i nostri
protagonisti considerano la loro meta, La Foresta appunto: un luogo buio e
tetro e invalicabile. Un luogo dove possono sopravvivere solo criminali e
persone dal passato losco. Come la descrizione che ne Eustace a Jack una volta
che vengono a scoprire dove è stata portata la sorella di quest’ultimo.
«Hai paura?» chiesi.
«Tu no? Se anche
decidi di non rinunciare e di agire, è sempre comunque la paura, a tenerti
vivo. Se non hai paura, è perché sei troppo stupido per capire cosa c’è in mezzo
a quella foresta. Io però lo so. C’è gente che è nata lì e non ha mai messo il
naso fuori. Ne ho sentite tante, su di loro. Vivono dei frutti della terra ma
sanno anche arrampicarsi su un albero e tirare giù un orso. Scopano uno con
l’altro: membri di una stessa famiglia, uomini e donne, cani e scoiattoli, e
per quanto posso saperne io, magari anche pesci e uccelli. Perciò sì, ho paura,
perché ho abbastanza buon senso per averne…
La storia in sé, non mi è dispiaciuta, anche se dell’autore ho
preferito nettamente il primo libro che ho letto di suo, Paradise Sky. Lo stile
dello scrittore è come sempre molto descrittivo e capace di trascinarti nella storia, ricreando personaggi reali. Quello che mi è piaciuto un po' meno, rispetto appunto a Paradise Sky, è stato quel senso di forzatura
dell’autore di dover per forza creare personaggi sempre cinici e amareggiati
dalla vita con discorsi che a tratti a mio avviso diventavano anche troppo
pesanti perché sempre uguali. Insomma ho deciso di scrivere questa breve
recensione, perché non sempre si devono scrivere solo dei libri che ci sono
piaciuti, ma anche di quelli che alla fine non ci hanno convinto. Se posso dare un consiglio a chi vuole avvicinarsi a questo scrittore e
al mondo del West descritto da lui in un modo molto bello e interessante, a
tratti anche cinico ma veritiero, consiglio la lettura di Paradise Sky.
Recensione di Valentina Fontan
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