Nella rubrica "I vostri racconti" oggi ospito un racconto che arriva direttamente da Wattpad, la piattaforma che ha creato una vasta comunità di lettori e autori provenienti da diverse parti del mondo, in cui si può leggere e pubblicare racconti originali, fanfiction, suddividendoli in categorie in base al genere.
Il racconto " L'Attesa" che vi propongo oggi è scritto da Laura Tempest ed è un racconto che aiuta il lettore a riflettere.
L'ATTESA
Il ticchettio delle gocce di pioggia sul finestrino batte a un ritmo cadenzato, scandisce il tempo che mi distanzia dal verdetto che sento già di conoscere. Il temporale incessante smuove il paesaggio, le auto sfrecciano sull’asfalto bagnato e gli alberi chinano le loro chiome al passaggio del vento.
Ho l’impressione che la natura stia ascoltando e condividendo ciò che provo.
È tutto così inverosimile, come se il mondo onirico e quello reale si fondessero.
Sembra d’osservare un dipinto di Turner in cui la supremazia degli elementi vien mostrata in tutta la sua maestosità.
Ormai giunta è la destinazione.
L’acquazzone ha cessato il suo precipitoso scorrere.
Solo le raffiche accompagnano ogni passo
schiaffeggiando il mio volto con violenti sbuffi.
Buon divertimento e buona lettura !!!
A ogni gradino salito i miei
timori si fanno sempre più persistenti e forti.
Stanza asettica in penombra.
Mi accoglie la tenue luce rosata di una lampada, bianca come la scrivania su cui poggia.
Al di là il mio giudice e salvatore, seduto con compostezza.
Mi dà il suo responso con perizia e diligenza.
L’esito giunge immediato come una stilettata in mezzo al petto: nessuna assoluzione.
Con falsa impassibilità accetto la mia condanna.
Tremo.
Il ritorno a casa è seguito dal rumore silenzioso dei pensieri che si accavallano l’un con l’altro.
Ho paura.
Temo al solo immaginare quello che possa accaderti.
Temo il nostro incontro perché, per quanto sia rischioso, è inevitabile.
Temo l’amore che hai deciso di donarmi.
Temo di non riuscire a tenerti stretto così forte da farti rimanere con me…
L’angoscia che sto avvertendo è come un muro solido e tangibile.
Cerco di aggirarlo, ma inutilmente.
Mi ributta indietro, mi affanno a scalarlo, tuttavia è insormontabile.
È come se non avessi una via d’uscita.
Il cielo sembra rischiararsi.
Percorro a velocità sostenuta il lungomare, dove i marosi s’infrangono con violenza sulla spiaggia.
Stanza asettica in penombra.
Mi accoglie la tenue luce rosata di una lampada, bianca come la scrivania su cui poggia.
Al di là il mio giudice e salvatore, seduto con compostezza.
Mi dà il suo responso con perizia e diligenza.
L’esito giunge immediato come una stilettata in mezzo al petto: nessuna assoluzione.
Con falsa impassibilità accetto la mia condanna.
Tremo.
Il ritorno a casa è seguito dal rumore silenzioso dei pensieri che si accavallano l’un con l’altro.
Ho paura.
Temo al solo immaginare quello che possa accaderti.
Temo il nostro incontro perché, per quanto sia rischioso, è inevitabile.
Temo l’amore che hai deciso di donarmi.
Temo di non riuscire a tenerti stretto così forte da farti rimanere con me…
L’angoscia che sto avvertendo è come un muro solido e tangibile.
Cerco di aggirarlo, ma inutilmente.
Mi ributta indietro, mi affanno a scalarlo, tuttavia è insormontabile.
È come se non avessi una via d’uscita.
Il cielo sembra rischiararsi.
Percorro a velocità sostenuta il lungomare, dove i marosi s’infrangono con violenza sulla spiaggia.
È uno
spettacolo impetuoso, che come una calamita mi attira a sé. E allora decido di
sostare e incamminarmi velocemente verso la battigia.
I piedi affondano nella rena umida, lasciando orme del passato alle spalle.
Respiro brezza marina, il vento salsedinoso mi lambisce il viso. Arresto la mia corsa.
Chiudo gli occhi e lentamente apro le braccia come fossero ali pronte a spiccare il volo.
Ed è allora che accetto la mia paura, tramutandola in forza, e comprendo che l’unico modo di superare quel muro è attraversarlo. Ed è così che scompare: nessuna barriera è per sempre.
Forte.
Come la tempesta che rende il mare tanto rabbioso da farlo ruggire.
Furiosa.
Come la burrasca, al punto da innalzare e sospingere le onde urlanti verso il cielo plumbeo, per poi farle abbattere con violenza sulla costa.
L’urlo di un mare infuriato, il mio urlo.
Grazie per la decisione coraggiosa che hai preso.
Ti prometto che farò il possibile per tenerti legato a me.
Vivrai ancora, con me, in me
Sono pronta.
T’aspetto.
Il continuo e incessante suono della pioggia, il ticchettio delle gocce, rinforza il dramma psicologico della protagonista - narratrice.
La pioggia come sinonimo di tristezza , il ticchettio come sinonimo di paura.
La stessa paura che accompagna la protagonista in quella stanza.
Ma quando esce da quella stanza e quando la pioggia cesserà di danzare sull'asfalto , allora la paura verrà sostituita dalla forza di vivere e sulla città splenderà il sole.
Bel racconto, lettura scorrevole.
Linguaggio pulito e buona padronanza delle parole; ho apprezzato l'accostamento tra nome astratto " paura" e nome concreto " pioggia".
Ma soprattutto è un dialogo con se stessi; un dialogo interiore tra forza e paura.
Andate a trovare Laura Tempest su Wattpad, tanti altri racconti vi aspettano.
Vi lascio il link.
https://my.w.tt/UiNb/WEAOTt9Kol
oppure:
https://my.w.tt/UiNb/jDsVdS9Kol
I piedi affondano nella rena umida, lasciando orme del passato alle spalle.
Respiro brezza marina, il vento salsedinoso mi lambisce il viso. Arresto la mia corsa.
Chiudo gli occhi e lentamente apro le braccia come fossero ali pronte a spiccare il volo.
Ed è allora che accetto la mia paura, tramutandola in forza, e comprendo che l’unico modo di superare quel muro è attraversarlo. Ed è così che scompare: nessuna barriera è per sempre.
Forte.
Come la tempesta che rende il mare tanto rabbioso da farlo ruggire.
Furiosa.
Come la burrasca, al punto da innalzare e sospingere le onde urlanti verso il cielo plumbeo, per poi farle abbattere con violenza sulla costa.
L’urlo di un mare infuriato, il mio urlo.
Grazie per la decisione coraggiosa che hai preso.
Ti prometto che farò il possibile per tenerti legato a me.
Vivrai ancora, con me, in me
Sono pronta.
T’aspetto.
La pioggia come sinonimo di tristezza , il ticchettio come sinonimo di paura.
La stessa paura che accompagna la protagonista in quella stanza.
Ma quando esce da quella stanza e quando la pioggia cesserà di danzare sull'asfalto , allora la paura verrà sostituita dalla forza di vivere e sulla città splenderà il sole.
Bel racconto, lettura scorrevole.
Linguaggio pulito e buona padronanza delle parole; ho apprezzato l'accostamento tra nome astratto " paura" e nome concreto " pioggia".
Ma soprattutto è un dialogo con se stessi; un dialogo interiore tra forza e paura.
Andate a trovare Laura Tempest su Wattpad, tanti altri racconti vi aspettano.
Vi lascio il link.
https://my.w.tt/UiNb/WEAOTt9Kol
oppure:
https://my.w.tt/UiNb/jDsVdS9Kol
Con Audible porti un'intera libreria sempre con te!
Scopri l'ampia varietà del catalogo Audible. Ascolta oltre 13.000 titoli letti dai tuoi attori preferiti.
Ascolta sempre e ovunque.
Ascolta Audible con le app iOS, Android e Windows sul tuo smartphone e tablet, ovunque tu sia anche offline.
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia il tuo commento qui!