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domenica 13 agosto 2017

Recensione: Le otto montagne di Paolo Cognetti







Autore: Paolo Cognetti

Titolo: Le otto montagne

Editore: Einaudi

Pagine: 199

Pubblicato : 8 Novembre 2016 ( prima edizione)

Prezzo: 9.99 Kindle; 15.73 cartaceo


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Pietro è un ragazzino di città, solitario e un po' scontroso. La madre lavora in un consultorio di periferia, e farsi carico degli altri è il suo talento. Il padre è un chimico, un uomo ombroso e affascinante, che torna a casa ogni sera dal lavoro carico di rabbia. I genitori di Pietro sono uniti da una passione comune, fondativa: in montagna si sono conosciuti, innamorati, si sono addirittura sposati ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo. La montagna li ha uniti da sempre, anche nella tragedia, e l'orizzonte lineare di Milano li riempie ora di rimpianto e nostalgia. Quando scoprono il paesino di Grana, ai piedi del Monte Rosa, sentono di aver trovato il posto giusto: Pietro trascorrerà tutte le e
stati in quel luogo "chiuso a monte da creste grigio ferro e a valle da una rupe che ne ostacola l'accesso" ma attraversato da un torrente che lo incanta dal primo momento. E li, ad aspettarlo, c'è Bruno, capelli biondo canapa e collo bruciato dal sole: ha la sua stessa età ma invece di essere in vacanza si occupa del pascolo delle vacche. Iniziano così estati di esplorazioni e scoperte, tra le case abbandonate, il mulino e i sentieri più aspri. Sono anche gli anni in cui Pietro inizia a camminare con suo padre, "la cosa più simile a un'educazione che abbia ricevuto da lui". Perché la montagna è un sapere, un vero e proprio modo di respirare, e sarà il suo lascito più vero: "Eccola li, la mia eredità: una parete di roccia, neve, un mucchio di sassi squadrati, un pino". Un'eredità che dopo tanti anni lo riavvicinerà a Bruno.






Qualunque cosa sia il destino, abita nelle montagne che abbiamo sopra la testa”: 

è in questa frase che possiamo racchiudere tutto il significato che Paolo Cognetti lascia nel suo lettore alla fine della lettura.
E’ il destino che tesse la tela dell’amicizia fra due bambini, poi divenuti adulti, così tanto diversi ma tanto legati l’uno all’altro.
Sempre il destino quello che fa diventare, spesso, ognuno di noi lo specchio di uno dei nostri genitori, ma in giovinezza così tanto rinnegato e allontanato.
Ma il destino esiste, e questo Cognetti, lo instaura nella mente dei suoi protagonisti: di Pietro, di Bruno e dei rispettivi genitori.
Un racconto di un’amicizia lunga, coltivata, a tratti troppo possessiva e gelosa, a tratti quasi distaccata e riflessiva: cosa avrebbe mai potuto accomunare un “montanaro”, che proprio non riesce a lasciare il suo ambiente, a scendere a valle e a costruire un futuro diverso, ed un viaggiatore che dilapida quasi tutto il suo patrimonio in viaggi in cerca di fortuna ma soprattutto in cerca di se stesso, se non l’amore per la montagna?
E’ la storia questa di un’amicizia, ma soprattutto di un amore: quello per la montagna. Non semplicemente luogo di torrenti, pietre, laghi, neve e ghiacciai; bensi’ uno stile di vita, un senso di appartenenza per quelle vette, una in particolare, il “Grenon” e la citta’ di Grana: la vetta più alta, la più importante, quella al centro delle otto montagne.
Quella vissuta, quella piena di ricordi e di emozioni, sulla quale difficilmente si può tornare ed affrontare ogni ricordo e ogni immagine della propria infanzia.

Risultati immagini per immagini  montagna Grenon



Ma è anche la storia di un padre e un figlio: così simili, ma anche così tanto diversi, che come i due poli identici di una calamita, tendono a respingersi.
E’ la storia di discorsi mai affrontati, di parole non dette e di sguardi fugaci: ma il destino pensera’ a sistemare ogni cosa, e a ricongiungere padre e figlio. Sara’ un filo invisibile, ricco di emozione struggente e di rimpianto, per quello che non c’è stato.


Risultati immagini per immagini  rapporto padre e figlio

Ed infine, è anche la storia dell’ “emigrazione”: è lo struggente lasciare la propria terra, la propria montagna, per la citta’ ricca di palazzi e smog.
E’ il senso del dovere, della responsabilita’ per il proprio futuro, che spesso, spinge noi giovani ragazzi, a far le valigie e a lasciare ogni affetto, ogni luogo a noi caro, in vista della citta’ e della realizzazione di ogni sogno e obiettivo.
Siamo un po’ tutti dei Pietro, ma soprattutto dei Bruno, che la propria terra proprio non riescono a lasciarla.

Lettura fluida, ricca di descrizioni della montagna, consigliata per questo agli amanti della natura e della montagna, ma soprattutto del “proprio modo di vederla”: è la descrizione di un luogo, che forse, ognuno di noi ha nel proprio cuore.
Struggente la fine, ma Cognetti ci aveva avvertiti: il destino è racchiuso in quelle montagne.









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