ANTEPRIMA
Prossimamente in tutti gli store (formato cartaceo e digitale) il terzo volume della serie fantasy dell'autrice Raffaella Grandi
I sensi all’erta. Un lampo
illumina la notte, mentre un tuono squarcia il cielo, e le prime gocce di
pioggia cominciano a cadere. Un lieve fruscio di foglie. L’aria umida. Una
folata di vento spazza via le nuvole, rivelando la Luna in tutto il suo
splendore. Trasportati dalle vivide immagini descritte magistralmente da
Raffaella Grandi, procediamo lentamente attraversando la fitta boscaglia,
circondati dal buio ambrato che avvolge la vegetazione. Sotto i nostri piedi, il
terreno sconnesso. Gli odori della natura ci avvolgono, mentre i lievi
sciabordii del fiume fanno da sottofondo ai rumori della fauna notturna.
Un prologo breve, ma intenso, in
cui le immagini si accompagnano alle intense sensazioni che l’autrice ci fa
provare, facendoci immergere in una lettura che ci terrà incollati fino
all’ultima pagina. E sull’onda delle emozioni provate dalla protagonista, il
nostro equilibrio vacilla, per spezzarsi sotto il peso del dolore. Perché dalle
primissime righe, Raffaella — attraverso la voce di Elisa — ci anticipa ciò che
accadrà in seguito e che lascerà il lettore con il fiato sospeso, in un limbo
di struggimento e dolore, a metà strada fra realtà e incubo. Ma attenzione: la
Grandi è molto abile nel tendere i fili che hanno il compito di far muovere i
personaggi, per cui… non fatevi ingannare! In un crescendo di emozioni,
l’autrice ci accompagnerà verso una degna conclusione, un “happy end” che — come
è accaduto alla sottoscritta, non posso negarlo — faticherete ad immaginare. E
invece…
“Cosa avrei dato per tornare indietro a quel maledetto giorno. Cosa non
avrei fatto per riportarti da me! Avrei lottato con le unghie e con i denti,
avrei venduto l’anima al diavolo stesso anche solo per prendere il tuo posto.
Ma il destino non concedeva seconde possibilità, lo sapevo bene. Se c’era una
cosa che la vita mi aveva insegnato era che ciò che doveva accadere accadeva,
semplicemente, senza vie di scampo.”
Come i primi due testi che
compongono la trilogia, anche quest’ultimo si apre con una dedica alla mamma. Il
libro è suddiviso in dieci capitoli, in cui a parlare saranno di volta in volta
i protagonisti che abbiamo già incontrato nei libri precedenti. All’inizio di
ogni capitolo, un sottotitolo ci introduce a quella che saranno le vicende
narrate.
Ritroviamo Elisa che ci narrerà
le vicende in prima persona, al passato. E poi Sam. Sì, proprio lui. Saranno le
loro voci, infatti, ad alternarsi lungo la narrazione. E Stephen… che non ci
parlerà in prima persona, ma lo farà attraverso i pensieri della sua Elisa. Ed è proprio grazie a lui (e
Lui) che percorreremo un viaggio che ci porterà oltralpe, in terra francese,
dove le vicende si complicheranno e ci faranno sperare e disperare, gioire e
struggere. O forse no?
La scrittura della Grandi è
scorrevole, delicata; sembra quasi di immaginare la sua penna che accarezza il
foglio, mentre scrive. Ma dà il massimo laddove il lettore deve fare i conti
con le scene più cruente: è lì che l’autrice riesce, con un’abilità invidiabile,
a descrivere con poche e incisive parole ciò che accade, utilizzando ancora una
volta quel mix di fotogrammi e parole che trascineranno il lettore in un
vortice di emozioni.
“Orrore e amore sono figli della stessa madre. Hanno la stessa
intensità, le stesse labbra malvagie che reclamano le tue e lo stesso,
devastante effetto sui sensi.”
Nuovi personaggi faranno la loro
comparsa — e scomparsa — in questo terzo volume, e siamo certi che li
ritroveremo nel quarto, cui l’autrice sembra stia già lavorando, secondo quanto
lei stessa ha rivelato nei ringraziamenti finali.
“Nel marasma di dolore, rabbia e paura, fu un'unica considerazione a
colpirmi con la violenza di un treno in corsa, eclissando all'istante il brusio
dei pensieri. Erano gli addii silenziosi, quelli più definitivi. Gli addii
detti a parole spesso venivano ritrattati, ma gli addii silenziosi mai. Rimanevano
in sospeso nel limbo dell'anima e in un secondo momento archiviati alla
periferia del cuore.”
Bella, a mio avviso, l’idea di
inserire la leggenda dell’Oracolo Mezzosangue che, con i caratteri utilizzati,
sembra dare al lettore l’idea di stare leggendo una pergamena.
Ma il punto più alto e più
intenso della narrazione lo tocchiamo leggendo la lettera di una mamma, che
affida quanto ha di più caro al mondo, la propria creatura, alle cure di
un’altra donna. Ed è proprio con il cuore di madre che Raffaella ci parla, e le
sue parole arrivano dritte al cuore di ognuna di noi, anche a quello di chi
madre non lo è.
“Vorrei chiederti un'ultima
cosa, sebbene sappia di averti già chiesto molto. Ti prego... Fermala, quando
la vedrai persa. Portala nel cuore del bosco, dille di chiudere gli occhi e di
restare in ascolto; spiegale che la luce che scalda di più un’anima non è
quella diretta del sole, ma quella filtrata dagli abeti, negli anfratti più bui
del sottobosco. Insegnale l’importanza del vento... Nessuno sembra accorgersi che
il vento è la voce quieta del tempo, e vuole semplicemente comunicarci
qualcosa.”
Una cosa che mi ha colpito molto
è stato l’utilizzo dei colori per descrivere le emozioni. Credo che ciò abbia
contribuito ancora di più, se possibile, a dare forma e colore alle parole.
“Dal profondo del nero, mi chiesi quale colore avesse il panico. Blu.
Il panico doveva essere di colore blu. Di una tonalità scura, come il fondale
del lago di Serre-Ponçon, dove giaceva il corpo privo di vita del povero
Pierre. La voce di Steph era di un blu intenso, con sprazzi di rosso acceso.
Panico e disperazione.[ … ] Il blu si
mescolò al rosso, stemperando i suoi toni più freddi nel viola. Avevo sempre
detestato il viola. I paramenti funebri erano viola, le labbra livide di freddo
erano viola, le contusioni erano viola.”
E poi su tutti il romanticismo,
che la fa da padrone in tutto il romanzo.
“Quel bacio fu molto più di un semplice bacio. Se la passione avesse
voluto trovare la sua forma, l'avrebbe trovata in quel bacio. Se l'amore avesse
chiesto conferma della propria esistenza, avrebbe avuto risposta da labbra
silenziose che si cercavano freneticamente.”
Interessantissima l’introduzione
del “flashforward”, che gli addetti ai lavori conosceranno molto bene, ma che
non si riscontra molto spesso nelle opere — e nell’analisi del quale non posso
addentrarmi, perché si tratterebbe di svelare troppo, e preferisco lasciarvi tutto il gusto di
questa bella lettura.
Ottimi anche gli spunti di
riflessione che l’autrice dissemina qua e là, e che ci costringono a
soffermarci a meditare.
“Perché chiunque, posto di fronte al bivio che conduce da una parte al
bene e dall'altra al male, sceglie d'istinto. Non con ponderata ragione, non
con umana grazia, senza riflettere sulle possibili conseguenze. Un
imprevedibile clic gli scatta nel cervello, ed è subito azione.”
Una lettura intensa, che travolge
il lettore a 360 gradi. Un romanzo mozzafiato, dagli inaspettati colpi di
scena. Un epilogo che è solo il preludio di quanto accadrà in futuro, e che
speriamo di poter leggere presto nel quarto volume.
Raccomandatissimo, come i due che
lo precedono!
Recensione di Gloria Pigino
LA SERIE
- Dire amnesia. Il campo dei soffioni
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