Recensione libro
Il garzone del boia di
Pubblicazione: 15 Dicembre 2018
Genere: Thriller / Storico
Ambientato nell’Italia dell’Ottocento, “Il garzone del boia” è la storia romanzata del più celebre esecutore di sentenze capitali dello Stato Pontificio, Giovanni Battista Bugatti detto Mastro Titta, raccontata dal suo aiutante, comprato per pochi soldi dalla famiglia di origine per farne il proprio garzone.
Una visione assai diversa, a volte in contrasto con quella del proprio Maestro che vede il mestiere del boia come una vocazione, mentre per il buon garzone è solamente una scelta obbligata dalla quale fuggire alla prima occasione.
Gli eventi si susseguono tra le esecuzioni di assassini e le storie vissute dai protagonisti o raccontate dal popolino sotto la forca. Il Maestro cresce il proprio aiutante iniziandolo anche alla lettura e alla scrittura, così che il romanzo presenta una doppia stesura. Una prima, in corsivo, fatta dall’aiutante alle prime armi, con un linguaggio spesso forte e colorito e una seconda riscrittura, quando oramai avanti con l’età su consiglio del suo analista, riprende in mano questa storia per fuggire dai fantasmi che ancora lo perseguitano.
Una visione assai diversa, a volte in contrasto con quella del proprio Maestro che vede il mestiere del boia come una vocazione, mentre per il buon garzone è solamente una scelta obbligata dalla quale fuggire alla prima occasione.
Gli eventi si susseguono tra le esecuzioni di assassini e le storie vissute dai protagonisti o raccontate dal popolino sotto la forca. Il Maestro cresce il proprio aiutante iniziandolo anche alla lettura e alla scrittura, così che il romanzo presenta una doppia stesura. Una prima, in corsivo, fatta dall’aiutante alle prime armi, con un linguaggio spesso forte e colorito e una seconda riscrittura, quando oramai avanti con l’età su consiglio del suo analista, riprende in mano questa storia per fuggire dai fantasmi che ancora lo perseguitano.
Il romanzo
di Simone Censi ci porta nell’Italia
ottocentesca, proprio nella vita di Giovanni Battista Bugatti detto Mastro Titta:
esecutore materiale di sentenze capitali dello stato pontificio e in quella del
suo garzone. Il libro è costruito egregiamente
con una doppia voce narrante del garzone. Si tratta di un vero e proprio
diario in cui l’ex allievo, ormai avanti con l’età, racconta la sua vita
accanto al Maestro Titta. Il romanzo, che potrebbe sembrare a prima vista solo
di tipo storico, è un romanzo poliziesco che racconta la criminologia del
tempo. Mastro Titta non è solo un boia per lavoro: questa agli occhi del
garzone è stata una scelta dettata dalle condizioni e non una vocazione, che lo
porta ad un’esistenza di solitudine; infatti il maestro educa il suo allievo
anche alla scrittura e alla lettura. Diciamo che all’inizio sono rimasta un po’
spiazzata dal racconto, ma poi l’ho divorato in un baleno, catturata dalla
trama. Il concetto di morte è molto diverso dal concetto odierno, così come
quelli della giustizia e della pena inflitta. La doppia narrazione del garzone
cresce con il crescere dell’allievo grazie al sapere del suo maestro. Censi è
davvero bravo nella meticolosa scelta dei dettagli, così come del dialetto in
alcuni punti che non stona mai con la narrazione. Il lavoro del boia crea delle
fazioni nel credere popolare tra il timore e il ribrezzo in alcuni punti e
l’ammirazione per lo spettacolo in altri. Un romanzo che definirei
accattivante.
Il mio voto? Naturalmente 4/5 stelline.
Recensione di Maria Alessia
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