Lettori fissi

sabato 2 settembre 2017

Recensione: Il collezionista di quadri perduti di Fabio Delizzos




Titolo: Il collezionista dei quadri perduti
Autore: Fabio Delizzos
Editore: Newton Compton Editori
Pubblicazione: 2 Gennaio 2017
Pagine: 284
Prezzo: 2.99 Kindle; 8.42 cartaceo






Letteralmente rapita, sin dalle prime, primissime parole. Un ritmo
 serrato.
 Un’atmosfera che trasporta da subito il lettore indietro nel tempo
 di quasi sei secoli.

Il libro è suddiviso in tre parti.

Le vicende iniziano il 18 maggio 1555, il quarto giorno di
 Conclave, e terminano il 16 luglio dello stesso anno.

Mentre i cardinali sono riuniti nella Cappella Sistina, nel silenzio
 devastato dai tuoni, il cadavere di una donna viene ripescato dalle
 acque del Tevere. Tra i tanti interrogativi, una cosa appare subito
 chiara: non si tratta di suicidio.

“…una giovane così bella, sorridente anche da morta, non poteva
essersi tolta la vita da sola. Non era nell’ordine delle cose stabilito
 da Dio.”

Si saprà solo in seguito che il corpo senza vita restituito dalle acque
 del fiume è quello della modella Lavinia Cenci
“una bellezza che aveva fatto perdere la testa a molti uomini e
 suscitato l’invidia di tutte le donne”.

Nella stessa notte Raphael Dardo, agente segreto e commerciante
 d’arte, giunto a Roma in qualità di agente di Cosimo de’ Medici,
 duca di Firenze, è intento a trafugare l’ennesima opera d’arte per
 arricchire la sua collezione segreta di quadri proibiti, a cui la Santa
 Inquisizione dà la caccia.

“Cercare, comprare e custodire i quadri che l’Inquisizione voleva
 cancellare per sempre dalla terra comportava dei rischi da non
 sottovalutare. E lui non aveva mai commesso la leggerezza di
dimenticarlo.”

La sua è diventata una vera e propria missione: deve riuscire a
 recuperare il maggior numero possibile di opere d’arte che
 l’Inquisizione ha giudicato eretiche, prima che vengano distrutte,
 opere che nasconde in un cimitero paleocristiano sotterraneo.
Ad aiutarlo nella sua impresa c’è Ariel Colorni, alchimista e
 prestigiatore ebreo, incuriosito da tutta quella faccenda.

La sua era una missione pericolosa, ma lui diceva che gli dava
forza, che lo faceva sentire dalla parte del giusto. Ariel non
approvava, però lo capiva. Da quando il fratello di Raphael era
 stato arso vivo sul rogo, e i suoi quadri sequestrati e distrutti, lui
 si era messo in testa di salvare tutte le opere che correvano il
pericolo di essere date alle fiamme dagli inquisitori. Questa volta,
 la sua attenzione era tutta rivolta a un pittore sconosciuto,
chiamato “l’Anonimo”, ricercato dall’Inquisizione romana con
 l’accusa di uccidere i propri modelli e realizzare i suoi dipinti
l’aiuto del diavolo.”

“L’Anonimo”, meglio conosciuto come “l’artista del diavolo”è un
 pittore che pare nessuno abbia mai visto, e che viene raffigurato
 con la testa di un caprone. Il misterioso artista è braccato
 dall’Inquisizione perché accusato di realizzare i suoi quadri con la
 magia nera e con l’aiuto del diavolo, “perché, dicono, non è
umanamente possibile ottenere figure e paesaggi così fedeli alla
 realtà”. I suoi dipinti sono così perfetti da sembrare realizzati dal
 diavolo in persona.

“Era qualcosa di mai visto prima, un’opera piccola e praticamente
 priva di un’idea – una bella donna che annusa un fiore – ma di
una magnificenza inspiegabile, come il riflesso di una mente
chimerica, quella di un pittore forse pazzo e indemoniato, ma di
 sicuro fuori dall’ordinario.”

I messaggi criptati, contenuti nei quadri e inviati su pezzi di carta
 fatti ritrovare casualmente dall’Anonimo, risuonano come
 miserabili e immondi rigurgiti dall’inferno.

“«Chiedono di non essere perseguitati e pretendono la liberazione
del loro complice, eminenza. Minacciano di apporre quadri
polemici contro il Santo Uffizio e contro la vostra persona, se non
 facciamo quello che chiedono».”

Cos’ha a che vedere l’Anonimo con Lavinia Cenci? Inizialmente, si
 sa solo che la giovane ha posato per lui in diversi quadri e in
 passato aveva posato anche per Leonardo, il fratello di Raphael.
 A dare qualche indicazione in più a Dardo sarà Elena Bandinelli,
 una donna bellissima che si muove con la grazia e la delicatezza di
un angelo. Amica di Lavinia, nonché ex prostituta e modella, aveva
 posato per Leonardo Dardo e per l’Anonimo. Pur avendogli fatto
 da modella, dichiara di non aver mai visto in faccia quest’ultimo,
 in quanto prima di iniziare a posare veniva drogata.

Mistero, codici cifrati, messaggi criptati, suspense sono gli
 ingredienti di questo romanzo, tutti sapientemente dosati.

 “I resoconti scabrosi di bizzarre cerimonie, che finivano tutte con
un’orgia, divennero descrizioni dettagliate di veri e propri rituali
 diabolici… Erano una setta degna di Sodoma e Gomorra, e di
Babilonia; però, persone insospettabili e potenti.
E l’Anonimo ne faceva parte… ”


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La narrazione è in terza persona, al passato. I termini sono
 altamente ricercati. I dialoghi conferiscono alla narrazione un
 ritmo veloce. Nonostante ciò è un libro da leggere con calma, con
 attenzione, per la complessità delle vicende narrate e per il gran
numero di personaggi presenti: Monsignor Arquez (che, insieme ai
 prelati, al bargello e ai caporali dà la caccia agli eretici, o presunti
 tali); il cardinale Carafa (capo supremo del Santo Uffizio); Suor
 Maria Angela della Torre (badessa del monastero delle suore del
 Sacro Verbo, una religiosa le cui iridi di legno paiono attraversate
 da bagliori di fuoco); Tremadio (membro della congrega di cui
 l’Anonimo fa parte);  Cocco Bernardozzo (oste amico di
 Leonardo); Marco (giovane pittore che sotto effetto della canapa si
 lascia andare a confidenze); Don Pedro Vargas (ambasciatore di
Spagna, anche lui alla ricerca dell’Anonimo. Non è interessato ai
 suoi quadri, ma a lui e alla sua setta); Innocenzo del Monte (nipote
 del defunto Papa Giulio III) e Carlo Carafa (nipote del cardinale
 Gian Pietro Carafa. Si dice che abbia ucciso un Papa per favorire
 l’elezione di suo zio, il cardinal Carafa. Entrambi sono due
 depravati sodomiti che stanno tramando qualcosa di grosso.
Don Pedro Vargas e Cosimo de’ medici vogliono scoprire di cosa si
 tratti e cosa c’entri con loro l’Anonimo); Camillo Agrippa
 (maestro di scherma); David Sarfatti (ricercato dall’Inquisizione
 perché acquista e fa stampare libri proibiti); Angelo Ruffo (il cui
 cadavere viene ritrovato da Raphael in avanzato stato di
decomposizione); l’Entità (un servizio segreto istituito dallo Stato
 Pontificio). E tanti, tanti altri che non ritengo opportuno
 menzionare, dal momento che si tratta di personaggi secondari.
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Il collezionista di quadri perduti” è un romanzo che, per molti
 versi, ricorda molto “Il nome della rosa” di Umberto Eco, in parte
 per i passi riportati in lingua latina e in parte per l’atmosfera che
 l’autore ha saputo sapientemente creare con le descrizioni
 suggestive e meticolose. Tali descrizioni, a mio avviso, hanno quel
di più rispetto a tanti autori letti finora. Molto suggestive le scene
 che si svolgono nei sotterranei della Basilica di San Pietro, le
 Grotte Vaticane.

Devo anche dire che, soprattutto all’inizio, il libro mi ha ricordato
 Sherlock Holmes e Watson, che ho rivisto rispettivamente in
 Raphael Dardo e nel suo aiutante, Ariel, in quanto, tramite i loro
 dialoghi, il lettore è guidato nei ragionamenti che dovrebbero
 portare alla risoluzione dei misteri che aleggiano intorno
all’inquietante figura dell’Anonimo.

Inoltre, ho apprezzato moltissimo l’abilità dell’autore nel trarre in
 inganno il lettore e, con immenso piacere, mi sono ritrovata a
 cercare i dipinti menzionati nel libro, come il “Polittico
 dell’Agnello Mistico” dei fratelli Jan e Hubert van Eyck, per
 poterli ammirare, e non soltanto immaginare.

“Raphael si sentiva come un Dante all’inferno, subissato da troppa
 verità tutta insieme, assalito dagli spettri dei dannati.”

Un romanzo che vi terrà incollati alle pagine, in cui l’evolversi
 delle indagini andrà di pari passo con gli intrighi orditi dalle
 fazioni antispagnole e antimperiali, in particolare dalla Francia, ai
 danni di Papa Marcello II, fino alle scene finali, in cui tutto appare
 finalmente chiaro, per quello che è.
Un segno che il maligno alberga fra le sacre mura.

“Le parole di Raphael gettavano una luce bieca su tutta l’indagine,
sull’integerrimo Gian Pietro Carafa, sul conclave, su ogni cosa.”

Libro consigliatissimo agli amanti del genere e a chi ama la
 suspance!
Risultati immagini per immagini mistero,


RECENSIONE SCRITTA DA GLORIA PIGINO

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