Eccoci giunti alla seconda tappa del BLOGTOUR Rya Series di Barbar Bolzan.
Oggi vi presento il terzo romanzo della serie " Deception" in uscita domani 28 Settembre; ve lo presento attraverso la cover e la trama, ma soprattutto dò la parola ai suoi personaggi che diventeranno oggi reali.
Allora pronti/e a seguirmi in quest'avventura?
E allora VIAAAAA.....
Titolo: Deception
Autore: Barbara Bolzan
Editore: Delrai Edizioni
Serie: 3 Volume della Rya Series
Pubblicazione: 28 Settembre 2017
E-book: 2,99
Collana: Algol
Cartaceo: 16,50
ISBN ebook: 978-88-99960-26-1
ISBN cartaceo: 978-88-99960-27-8
Possiamo perdonare. Dimenticare, no. Quello, mai. Rya torna al
proprio passato e guarda al futuro con occhi diversi. In lei si mescolano dubbi
e incertezze: gli equilibri di potere in Idrethia sono cambiati e nessuno può più
garantirle protezione. La principessa di Temarin deve sopravvivere e lottare
ancora per difendere se stessa e la propria dignità. L’amore è una scelta, non
un sentimento; l’amore non rende liberi, ma appaga desideri altrui a cui lei
non può sottrarsi, se lo scopo è il ritorno a corte.
Il prezzo da pagare, però, è
alto quando si soffocano le vere emozioni. Il ritorno dell’uomo che Rya ama le
sconvolgerà la vita, già difficile, e farà riaffiorare difficoltà prima sopite,
sensazioni di un viaggio lontano, mai sbiadite, che con violenza tornano allo
scoperto.
Il terzo romanzo della Rya Series, dove verità inaspettate si
mescolano a intrighi e vendette, e la sincerità di ognuno è messa in
discussione. Di chi puoi fidarti quando in gioco c’è la tua stessa vita? Per
quanto tempo si può vivere nella menzogna?
"Nemi e Niken, fianco a fianco, avevano affrontato il sovrano di
Idrethia ed erano sopravvissuti. Avevano vinto. La faccenda era molto semplice,
perché la morte è molto semplice. Il resto, è solo conseguenza.
Blodric Herrand non c’era più.Io non ero più signora d’Idrethia.
Io non sarei mai stata regina.
Semplice".
STREVJ
NIVA DI TEMARIN
Il vero protagonista di Deception,
oltre naturalmente a Rya, è Strevj, suo cugino e cognato: l'ambizioso marito di
Alsisia, il vertice della famiglia Niva. Colui che agisce nell'ombra, che sa
essere al centro di tutto, di ogni conversazione, di ogni manipolazione pur
avendone meno l'aria.
Bello, bellissimo, bruno, dotato
di un'ottima parlantina, Strevj rappresenta il fulcro delle meravigliose
apparenze che i Niva smerciano a piene mani. Un personaggio dal quale ti
aspetti qualcosa, come una bolla che cominci a gonfiarsi già in Fracture e che
adesso, in Deception, giunge allo scoperto, alla sua forma perfetta costituita
da luci e ombre.
Lo avevo cercato con lo sguardo. Eccolo lì, il mio
bellissimo cugino, attorniato dal solito codazzo di cortigiani e dame adoranti,
occupatissimo come sempre a raccogliere consensi.
Avevo insistito: «La nostra posizione a corte non è
sicura?»
«Ditemi a cosa sta mirando vostro cognato.» Vedendo
che tentennavo, aveva avuto un moto di impazienza. «Mi sono fatto una mia idea»
aveva detto poi, in un bisbiglio. «Mi auguro fortemente di sbagliarmi, ma
Strevj ha un fuoco che gli arde nel petto. Le persone come lui vogliono una
cosa sola.» E aveva gettato un’eloquente occhiata alla sala del trono.
Io avevo deglutito nervosamente. Cosa avrei dovuto
fare? Ricordare a mio cugino che era tradimento avvicinarsi così tanto alla
corona? Ricordargli che i patiboli nelle piazze erano stati smantellati, grazie
all'intervento di Niken -e di Sania-, ma che sarebbe bastato un nonnulla perché
fossero issati nuovamente?
«Ditemi se siamo in pericolo» lo avevo supplicato
ancora.
«Di vostro cognato non mi curo, ma voi fareste bene a
seguire il mio consiglio: prendete le distanze dalla vostra famiglia.»
[cit. DECEPTION]
*****
«Non
dimenticare mai chi sei e sorridi.» Mi sfiorò il mento costringendomi a
sollevarlo, per evitare che quelle rimanessero solo parole. «Sei la principessa
di Temarin, eri la signora di Idrethia, la regina. Continua a comportarti come
se lo fossi.»
«Non
sono mai stata incoronata regina.»
«Non
permettere che gli altri se ne ricordino.» Era tornato a essere lo Strevj dei
tempi di Temarin. Quello che metteva in atto strategie vincenti. «Hai mai visto
Alsisia con la faccia che hai tu adesso? Sei una Niva, Rya. L’apparenza è
tutto.»
[cit. DECEPTION]
*****
Gridai: «Come puoi servire due padroni? Temarin e
l’Idrethia: speri davvero di riuscire a rimanere fedele ad entrambi?»
«Dobbiamo garantirci un futuro al Nord, Rya. Tu non
credi?»
«E tu non
credi che un giorno il sovrano possa chiederti da che parte stare? Dovrai
prendere una posizione, Strevj. Una,
per la prima volta in vita tua! Quale regno sceglierai, allora!?»
[cit. DECEPTION]
Quale sarà la decisione finale di
Strevj?
Perché, questo posso dirvelo, in
fondo è sempre stata una pura questione di famiglia.
Come diceva Rya stessa già in
Fracture e in Sacrifice:
O
tu o io, Strevj.
SANIA,
GRANDUCHESSA DI TEMIDE
Sania… Ho nel cuore questo personaggio. Ciò che Rya prova nei suoi confronti… be', è quello che provo io stessa.
In DECEPTION, Sania torna alla
ribalta, regina in tutto fuorché nel nome. Occupa con pieno diritto il posto
che avrebbe dovuto essere di Rya. E Rya, nonostante tutto, non riesce a provare
una vera e propria antipatia o rivalità nei suoi confronti.
Rimane affascinata da lei, riesce
persino a comprendere benchè non a giustificare- le motivazioni che a suo tempo
l'avevano mossa a compiere un'azione inqualificabile, quella che ha condannato
Nemi e intera Mejixana. La guarda, questo sì; sapendo che la vita di Sania è
appesa a un filo; che anche quella donna danza sul ciglio di un burrone, che è
in pericolo ogni singolo giorno della propria vita. La guarda… con gli occhi
scuri, profondi e indagatori dei Niva.
Quelli che non aspettano che un
passo falso. Per balzare in avanti e inghiottire la vittima.
"Avrei dovuto prevederlo. Ma, anche se così fosse
stato, non avrei alzato un dito per lei.
Oggi vorrei raccontarmi che non è vero, che le
avrei almeno parlato, che avrei cercato di metterla in guardia. Dicendole…
cosa? Non bere niente, non mangiare niente, tieniti alla larga da quei due,
diventa invisibile, vattene, fatti dimenticare?
Avrei dovuto prevederlo. Ugualmente, malgrado
cerchi di illudermi del contrario, la verità è una sola: non avrei alzato un
dito per lei."
(…)
(Se fosse vissuta, sarebbe stata una grande
regina. I presupposti c’erano tutti. Avrebbe fatto qualcosa di buono per
l’Idrethia… anche se forse, alla fine, nonostante i suoi sforzi, si sarebbe
comunque sfasciato tutto.
Oggi mi chiedo: ha mai sospettato qualcosa?
Sapeva di essere in pericolo e che il pericolo e i guai le sarebbero arrivati
proprio da *****? Chiunque, con un briciolo di buonsenso, lo avrebbe capito.
Ma lei, probabilmente, credeva davvero di
poter ancora sistemare le cose, di ricevere il perdono.)
[cit. DECEPTION]
Medico di Mejixana
Amico e compagno di Nemi
Barone di Idrethia
È difficile parlare di Isan. Era
l'orso buono di Mejixana, l'essere immenso che si è innamorato di Rya al primo
sguardo e che l'ha sempre giudicata come una bambina timida e indifesa. Dolce e
tenero e gentile. Isan potrebbe anche sembrare
l'uomo ideale (caratterialmente, eh). Se solo reagisse un po' meglio alla
pressione. Se solo non fosse un alcolizzato violento.
Aveva perso la ragione, a
Mejixana, dopo il tradimento di Sania. E Sania aveva pagato quasi con la vita
la propria leggerezza. Adesso… è cambiato? No. I vizi incidono le persone. E le
persone non migliorano. Già in Fracture avevamo visto come Isan fosse capace di
ridursi.Non ha smesso di bere. Si astiene, da una volta con l'altra, in attesa della prossima sbronza. Perché il vino è l'unico modo che Isan conosce per non crollare, per farsi forza.
Ma arriva per tutti un punto di rottura.
E il punto di rottura di Isan coinciderà, per una serie di fattori, con quello di Rya.
Soffrendo ogni singolo attimo,
incamerando la paura, trasformandola in angoscia, escogitando espedienti per
sopravvivere e riversandoli in Rya.
Isan, in DECEPTION, rivelerà le proprie ombre. Perché nessuno è pura luce. Nessuno è completamente buono o positivo, specialmente nell'universo distopico nel quale sono ambientate le avventure di Rya (guardatevi intorno: conoscete qualcuno che sia completamente buono e puro, a parte forse i bambini e gli inconsapevoli?).
Il suo personaggio, però, è stato importante, per me. Fin dall'inizio, fin dalla primissima stesura (e qui andiamo davvero molto indietro nel tempo).
Quindi, ho voluto trovare un espediente quasi catartico, per Isan, in virtù dell'affetto che ho provato per lui… Pensando sempre al fatto che ex tenebris oritur lux…
Oggi siamo salvi, ma solo perché non ci sono più segreti da
custodire. Non c’è più nulla da nascondere.
Il perdono? È solo una parola.
Possiamo perdonare, certo.
Dimenticare, no. Quello, mai".
[cit. DECEPTION]
Lo so. So che volete che vi parli
di lui. Lo aspettate dalle prime pagine di Fracture.
In tutto questo tempo, avete
letto, vi siete fatti una vostra idea. Io, dal canto mio, ho giocato con le
parole (ma senza mai barare!), ho costruito la figura di Niken come avrei
potuto fare con un puzzle o con quel gioco, quello del "trova le
differenze".
Rapporti famigliari. Passato
pesante come un mantello di piombo.Chi è Niken?
Io non posso dirvi nulla. Lo conoscerete, e finalmente lo conoscerete di persona.
Giro però la domanda al mio alter-ego.
"Rya? Buongiorno… Senti, qui mi
chiedono di Niken… Hai qualcosa da dire su di lui?
Questo è quello che ci differenzia: io vado avanti e prendo tutto quello che la vita mi offre -o mi toglie- e cerco di ruotarlo a mio favore; mio cognato Strevj mi definirebbe un’opportunista (ma anche lui lo è, quindi farebbe meglio a starsene zitto).
Niken no. Niken è dalla parte della ragione.
Costretto a fuggire per evitare la morte, la sua esistenza è un grande, eterno ritorno.
Vedete, non è importante tanto il fatto che la sua identità debba rimanere celata… Il fatto è: perché? Da cosa fugge?
Soprattutto: perché diavolo ritorna, sapendo che per lui questo potrebbe significare la morte?!
La risposta è: perché lui è Niken.
Non ho altro da dire.
Lui non me lo permetterebbe.
Non posso tradire in questo modo la sua fiducia. Nessuno di noi potrà mai farlo.
Quando lo conoscerete -perché lo conoscerete, lo guarderete negli occhi-, mi darete ragione."
In Fracture avevamo le ombre e la frescura dei boschi.
In
Sacrifice, la sporcizia e il fango dell'Idrethia dorata, condensati in quel
luogo chiuso di muri e drappi arancioni che era il bordello della tenutaria
Mama. Un luogo claustrofobico, rispetto all'ariosità della quale Rya, senza
potersene rendere conto, aveva goduto nel primo volume.
Deception
è un romanzo di passaggio, che dovrebbe svolgersi interamente in quello che da
sempre è stato il mondo di Rya: la corte di Idrethia.
Le
cose, però, sarebbero così semplici se solo Blodric Herrand, suo marito e
sovrano, non fosse stato così stupido da farsi ammazzare nelle ultime pagine di
Sacrifice.
"Nemi
e Niken, fianco a fianco, avevano affrontato il sovrano di Idrethia ed erano
sopravvissuti. Avevano vinto. La faccenda era molto semplice, perché la morte è
molto semplice. Il resto, è solo conseguenza.Blodric Herrand non c’era più.
Io non ero più signora d’Idrethia.
Io non sarei mai stata regina.
Semplice".
[cit. DECEPTION]
Rya
è in un limbo. È in Idrethia, sul suolo che dovrebbe vederla incoronata regina.
Ma il suo sposo è morto. Non esiste un solo motivo perché debba rimanere a
pieno titolo in quel Regno.«Non hai motivo di risiedere a corte, mettitelo in testa! Non sei più niente per l'Idrethia.»
«Sono
tua cugina!»
Si
tirò indietro, lasciando la presa sulle mie guance, e incrociò le braccia al
petto scuotendo il capo:«Ininfluente.»
«Sono
la sorella della regina di Temarin!»
«Esatto:
di Temarin.»
«Sono
la vedova di re Blodric Herrand!»
«Blodric
appartiene al passato. E il nuovo re lo menziona addirittura a fatica.»
[cit. DECEPTION, da un dialogo
tra Rya e Strevj]
E il nuovo re, colui che siede ora sul trono di Blodric, decide per Rya una nuova sistemazione:
Destinazione, una dimora
denominata Il Roseto e le Querce.
Una delle residenze minori un tempo appartenute a famiglie di alto lignaggio
che orbitavano attorno alla figura del padre di Blodric.
A prima vista, la mia nuova
sistemazione non sembrò poi male. Era comunque un degno posto nel quale vivere,
in attesa che fosse deciso il mio futuro. Era situata sulle colline a ovest, in
mezzo a prati e boschetti a macchie. Carpini, tassi, tigli. E querce,
naturalmente. Poco più in là, alcuni salici piangenti circondavano uno stagno
nel quale galleggiavano ninfee e colonie di ranuncoli di palude. Tra i roveti
nei pressi dell'acqua tranquilla fiorivano selvaggi gli arbusti di rosa
pendolina, e i grandi e solitari fiori rossi brillavano come rubini tra le
placide ombre.
Nulla da ridire sul paesaggio,
per carità.
Poi, però, ci avvicinammo. E
sentii le mie spalle incurvarsi.
Il fossato era pieno di erbacce,
ortiche e gramigna, e intravidi anche qualche topo di troppo; l'edera aveva
infestato quasi completamente uno dei muri perimetrali, scavando con le forti
radici tra pietra e pietra, e, sul lato a nord, brillavano chiazze di muschio.
Quando scesi dalla portantina, il piede mi affondò nel fango sul quale nessuno
aveva sparso sabbia o segatura, figuriamoci un telo.
Mi voltai per prendere in braccio
la bambina e colsi lo sguardo di Kit: desolato e incredulo.
«Il vostro… nuovo palazzo?»
biascicò.
Gli uomini di Strevj che ci
avevano scortate fin là fecero quadrato intorno a noi, accompagnandoci
all'interno.
Forse due anni e un nugolo di
operai al lavoro giorno e notte avrebbero potuto renderlo un luogo abitabile. Forse.
Il piano superiore era in
completo abbandono. In un locale che recava tracce di affreschi ormai perduti,
trovai ammassata parte dei beni che avevano costituito la mia dote quando mi
ero unita in matrimonio con Blodric: alcuni mobili coperti da drappi, gioielli,
vasellame. Perfino un dipinto che risaliva al primo anno di matrimonio di
Alsisia e Strevj: nostro padre al centro, in piedi. Al suo fianco, mia sorella
e mio cugino. A destra, seduta su una bassa poltrona imbottita, io, di appena
otto anni. Sulla parete alle nostre spalle, il ritratto della nostra povera
mamma.
Bello. Ma cosa me ne facevo?
Negli altri ambienti, le assi dei
pavimenti erano rialzate e scricchiolavano. Le pareti erano nude, le porte
senza traccia di impiallacciatura. Qua e là, da qualche portafiaccola infisso
nel muro, candele come peni flaccidi pendevano oltre il bordo lavorato. I
lenzuoli lisi che riparavano l'arredamento tarlato erano grigi di polvere
sedimentata.
Dietro un cassettone sentii lo
squittire dei di topi. Mi facevano orrore da quando, all’osteria, avevo visto
come avevano ridotto la mano del figlio di Aniska.
Diedi ordine che quelle stanze
fossero chiuse e mai più aperte.
[cit. DECEPTION]
La corte di Idrethia, però, non è
tutta splendori.
Per
le vaste stanze affrescate di Idrethia il nostro compito era solo quello di
fingere spensieratezza.Il sovrano ci teneva occupati notte e giorno con feste, canti, cacce, gite e musica. Le alte mura del castello rarefacevano la verità che strisciava solo a poca distanza da lì, che filtrava attraverso sussurri, riunioni clandestine frettolose e presto disciolte.
Noi gente di corte, benchè mostrassimo un'aria felice e leggera, vivevamo come lumache che tirino fuori dal guscio la testolina rugosa, subito pronte a rintanarsi nuovamente; il guscio delle chiocciole, però, è sottile. Basta un nonnulla perché qualcuno ci metta il piede sopra e lo distrugga.
Era questo che ci faceva capire il re, in mille modi diversi, suggerendoci da quale parte convenisse stare. Bastava un nonnulla e ci avrebbe schiacciati, tutti quanti, nessuno escluso (i nostri gusci, in frantumi; i nostri corpi, ridotti in poltiglia).
La verità?
Il terrore si annidava in ogni angolo, anche se ognuno di noi faceva di tutto per negarne persino l'esistenza.
(…)
"Guardandomi
attorno, mi accorgevo di quanto la corte fosse una grande, strana famiglia
nella quale tutti si professavano amici di tutti e, al contempo, temevano di
ritrovarsi un pugnale tra le scapole. Ognuno cercava di rimanere a galla come
meglio poteva, promuovendo se stesso e screditando gli altri. Per i corridoi,
si ordivano tradimenti e congiure che puntualmente nessuno aveva il fegato di
attuare.
Il
sovrano faceva di tutto per distrarci, per occupare le nostre giornate e non
lasciarci il tempo di passare dalle parole ai fatti. Ecco allora le continue
feste fino a tarda notte, le colazioni all’aperto, le passeggiate. E noi, come
povere galline alle quali presto avrebbero tirato il collo, lì a seguirlo e
ringraziare per gli avanzi.
Ipocrisia
ovunque.
E
la mia famiglia, nell’ipocrisia, trovava il proprio ambiente naturale".
[cit.
DECEPTION]
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