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giovedì 5 luglio 2018

DAL 12 LUGLIO IN LIBRERIA IL NUOVO ROMANZO DI DEBORA WRIGHT " Shades, Tutti i colori dell'anima"

DAL 12 LUGLIO IN LIBRERIA IL NUOVO ROMANZO DI DEBORA WRIGHT " Shades, Tutti i colori dell'anima" 

"Cosa mi ha spinto a scrivere questo romanzo? Perché io un tempo ero come la protagonista, ho vissuto sulla mia pelle quello che ha vissuto lei e volevo, in un certo senso, dare una possibilità a che si sente o si è sentito come me. Soffocata da qualcosa di troppo grande. 
Non volevo raccontare una malattia così subdola in prima persona, ma invece raccontarla attraverso gli occhi di chi è accanto e ci convive, nella speranza che la persona cara esca da quel vortice buio. Spero che sia un aiuto a vedere il mondo sotto un aluce diversa nonostante le avversità della vita".




Sono passati diciotto anni da quando Blaise Leroy è rimasto orfano in quell’incendio che per poco non lo inghiottiva e, a ricordarglielo di continuo, sono le bruciature riportate sul braccio, sul collo e lungo il fianco. A causa di questo non ha mai dimenticato il legame profondo con la vita, e fa di tutto affinché ci sia colore in ogni suo giorno.
Sembra invece di tutt’altro avviso, Annalie Spencer, una ragazza che vede la vita dipinta solo di nero, per quanto si possa chiamare vivere provvedere alla cure di una madre malata di una patologia che sembra divorarla ogni giorno di più.
Il destino tiranno non si accontenta delle prove che ha già messo sulla sua strada, ma la metterà di fronte alla più grande sfida che abbia mai dovuto affrontare.
Affogata in problemi troppo grandi per la sua giovane età, Annalie non si aspetta di ritrovarsi faccia a faccia con due occhi ambrati, caldi come il sole d’estate, che proveranno a portare colore in quei luoghi ormai sbiaditi e rassegnati al grigiore da troppo tempo.



“Le cicatrici esterne sono le sole che dimostrano che hai superato un trauma, con quelle interne ci convivi e nella maggior parte delle volte le sotterri fino a quando non sono loro stesse a voler uscire. Io faccio questo. Le osservo e al momento giusto le dipingo sulla pelle stessa, su un muro, su un marciapiede. Ovunque ci sia una superfice io le faccio uscire.”


Per quante volte io abbia cercato di non farlo, ancora non ci riesco, e sarebbe normale se fossi disgustato nell’osservare ciò che sono. Non dovrebbe piacermi quello che la vita mi ha fatto, nemmeno la sensazione che provo del mio corpo sotto le mie mani, ma in realtà poco mi interessa e non temo il giudizio della gente.


Lo sono? Sono pronta a osare? Sono pronta ad abbandonare ogni reticenza e lanciarmi a occhi chiusi? Quello che sto per fare sembra pericoloso, inebriante e folle. Dovrei cogliere la sua sfida? Perché è questo che sta facendo, mi sta sfidando. Sta giocando con me, con le mie paure, le mie insicurezze; sta lanciando un sasso che io prontamente sto raccogliendo. 


Un ricordo, bagnato di dolore, riemerge nella memoria, prima confuso, poi definito.
Era venuta ad augurarmi la buonanotte una sera della settimana scorsa, dopo averla sentita vomitare la sua misera cena. “Annalie”, aveva detto, “qualunque cosa succeda, sai che ti voglio bene, vero?”
Io mi ero portata le coperte sopra la testa, ma sapevo che lei era rimasta lì, in piedi, a guardarmi. Capivo che era triste e mi faceva piacere, perché credevo se lo meritasse. Ora, invece, darei qualsiasi cosa per tornare indietro a quel momento, alzarmi dal letto, abbracciarla e dirle che anch’io le volevo bene, che non era colpa sua e che non avrei mai dovuto accusarla del contrario.
Se lei era colpevole di qualcosa, allora lo ero anch’io.




Tutto in lei era bianco.
Le ciocche di capelli che ricadevano sul suo viso sottile, l’iride di quegli occhi sempre in cerca di speranza. Era bianca come i fiocchi che scendono dall’alto per annunciare la venuta dell’inverno. Bianca come il latte che macchia le labbra in un contrasto di scarlatto e candido. Bianca come un bucaneve che sboccia sotto al gelo. Il bianco la stava possedendo, nonostante tutto le fosse precipitato addosso. Era bianca tra le lenzuola che avvolgevano il suo corpo esausto dal pianto, bianca nella polvere che era il suo oblio e la sua salvezza, bianca sulla pelle liscia come seta.
Nella sua immacolata purezza, lei, in quel momento, era bianca.


Sei gialla come il sole, che scalda l’aria e nutre le foglie. Gialla come il miele, che si appiccica alle labbra e le addolcisce.
Sei verde come il soffice muschio, che ricopre i massi umidi in mezzo ad un torrente. Verde come le mele succose colte dagli alberi in campagna.
Il blu ti ha avvolto quando la tua vita è tornata a una regolare pace. Blu come il fiore di mezzanotte, che sboccia al rintocco dell’orologio. Blu come i mirtilli, che tingono le tue dita non appena li tocchi.
Rossa fra i capelli, rosa sulla bocca, pesche sulle tue guance.
Ovunque sei colore.



Deborah Wright, classe ’81 è diplomata in tecnico 

della moda. È amante della natura, della montagna e pratica anche il ciclismo, ma è nei libri la sua più grande passione. Ha sempre amato leggere, sin da piccola passava pomeriggi interi a sfogliare di continuo i pochi libri che possedeva, rifugiandosi tra le loro pagine, sognando con i personaggi, imparando da loro e crescendo con loro. Un amore che man mano è aumentato e anche se di tanto in tanto, si allontanava dai libri, sommersa dalla vita quotidiana, poi ritornava sempre a respirare il profumo di quelle pagine.

Ha sempre sognato di scrivere storie, dare vita ai suoi pensieri, ma ha sempre accantonato questa passione per concentrarsi sulla famiglia e sul lavoro. Alla fine, però, complice la crisi che ha fatto riscoprire il tempo per sé stessa, ha preso il coraggio a due mani e si è cimentata nella stesura del suo primo romanzo.
Esordisce nel 2017 con il romanzo "Non lasciarmi cadere", prima come Self Publishing, in seguito 
ripubblicato con la casa editrice Un cuore per capello di Daniela Perelli.


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