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sabato 24 marzo 2018

Recensione: Gli atti di mia madre di András Forgách

 
SCHEDA TECNICA

 
Titolo: Gli atti di mia madre
Autore: András Forgách
Editore: Neri Pozza
Pagine: 315
Pubblicazione: 1 Febbraio 2018
Formato: Kindle, cartaceo
 
Valutazione
“Un tempo per tacere e un tempo per parlare”.
 Ecclesiaste, 3,7
András Forgách, nato a Budapest nel 1952, è uno scrittore, drammaturgo, poeta e membro dell’Accademia teatrale e cinematografica ungherese. Ha pubblicato il suo primo romanzo nel 1999. Il secondo, pubblicato da Neri Pozza, è basato sulla storia della sua famiglia: in un sorprendente romanzo, racconta la tardiva scoperta che la propria madre è stata collaboratrice segreta del regime comunista in Ungheria.  
Avi-Shaul Bruria nasce a Gerusalemme il 3 dicembre 1922 da Lea Yedidya e Avi-Shaul, famoso scrittore israeliano. Durante la gioventù conosce e, successivamente, sposa Marcell Friedmann, un ebreo comunista, con il quale si trasferisce nell’Ungheria socialista e dal quale avrà tre figli. Marcell, conosciuto inizialmente come il “compagno Forgacs” e successivamente come “Papai”, è un agente segreto che lavora sotto copertura come giornalista.
 “Perché aveva scelto proprio il nome PAPAI? Non era mai stato Papa e non aveva alcun rapporto con il capo della religione cattolica, non aveva nulla di papale essendo un semplice ebreo rinnegato. Era stata una scelta stramba, ma Papai era sempre pronto a cambi di identità capricciosi, senza curarsi del fatto che nomen est omen. Un paio d’anni prima si era liberato con una precocità allarmante del suo nome originale, Friedmann (uomo di pace), mantenendo solo l’iniziale era diventato Forgacs (truciolo di legno). Il suo capo diretto, che avrebbe incarcerato di lì a poco, l’aveva esortato a cambiare nome in quel momento critico, e lui aveva preso e se n’era uscito sul corridoio; un attimo dopo era rientrato e si era presentato come compagno Forgacs, Compagno Truciolo di Legno: come se il nome incoraggiasse proprio a fare a pezzi, a spaccare, a disperdere sé stesso.”
Tuttavia, Marcell non riesce a reggere la pressione del lavoro ed inizia a soffrire di manie di persecuzione e crolli psicologici. La depressione lo costringe ad abbandonare il proprio lavoro e Bruria decide di offrirsi per sostituirlo, profondamente convinta di agire nel bene e nel nome di saldi ideali politici. La sua nuova vita, però, la mette davanti ad un bivio: da un lato la fede in ideali politici e sociali, dall’altro i figli, il suo punto fermo. Come può una madre amorevole e preziosa come Bruria, trasformarsi in una spia spietata, in grado di elargire informazioni persino sui figli e i parenti in nome della sua incrollabile fede nel comunismo?
Il narratore del romanzo è Andras, il figlio di Bruria e Marcell, che all’età di 62 anni viene convocato presso l’Archivio dei Servizi per la sicurezza di Stato e scopre la vera identità dei suoi genitori: sua madre, la persona in compagnia della quale ha conosciuto la bellezza, la liberalità, la generosità era una «collaboratrice segreta, una minuscola vite, un'ultima rotella di un misero apparato repressivo». L’esistenza di Andras è rovinosamente sconvolta da una rivelazione così inaspettata e ripugnante, una verità terrificante, che ha gettato una luce sinistra sui suoi preziosi ricordi d’infanzia e di adolescenza.
Andras definisce Bruria come una donna mosaico: viene descritta come una figura di indiscutibile grazia e signorilità, ricca di una bellezza gioiosa ed amorevole per la propria famiglia. Una donna forte e coraggiosa, rara e preziosa, proprio come il suo nome, che corrisponde al latino Clara e che significa “luminosa”. Una donna che da amorevole madre di famiglia, si trasforma in una spietata e assetata collaboratrice segreta del regime comunista in Ungheria.  
Lo scrittore è dotato di uno stile di scrittura ricco e fluente ed il suo romanzo è pieno di ricordi, sensazioni, eventi e dati di fatto. Il racconto è una testimonianza storica: lettere originali, rapporti e resoconti della polizia segreta e testimonianze personali si intrecciano tra di loro, fino a creare un romanzo a tutti gli effetti. A metà del libro è presente un poema in prosa che riassume il percorso dei due protagonisti, Bruria e Marcell. Ne risulta, quindi, un “testo irregolare”, così definito dalla stessa traduttrice: alla voce di Andras, narratore in prima persona, si sovrappone talvolta quella della madre, talvolta quella della polizia del regime socialista. Una lettura consigliata, anche se l’irregolarità stilistica e la presenza di diverse forme di scrittura rendono la lettura un pochino contorta e complessa. 
 “Le cose minime possono avere conseguenze grandissime”: questa frase, pronunciata dal tenente colonnello Volkov a Mosca, riassume in pieno la tematica raccontata da Andras Forgach.
Recensione scritta da Flavia Pigliacelli
 

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