Vi propongo una rilettura della commedia " I Cavalieri di Aristofane" a cura di Grazia Procino, scritta per un settimanale locale. La ringrazio per averla voluta condividere nel mio blog.
E' per me un onore ospitare la Commedia e spero faccia piacere anche a voi.
I cavalieri (Ἱππεῖς, Hippeîs) è una commedia di Aristofane,
andata in scena per la prima volta ad Atene, in occasione delle Lenee del 424
a.C., nelle quali l'opera vinse il primo premio.
"Insultare la gentaglia non è una colpa, ma un servizio che
si rende alla gente onesta".
(I cavalieri, vv. 1274-1279)
I Cavalieri, Aristofane esce allo
scoperto
Il
prossimo anno al teatro greco di Siracusa i drammi che saranno messi in scena
sono due tragedie, l’Edipo a Colono
di Sofocle ed Eracle di Euripide, e
una commedia, i Cavalieri di Aristofane.
Sono
due servi, sotto cui si celano gli strateghi Demostene e Nicia, protagonisti
dei fatti di Pilo dell’estate del 425, a raccontare agli spettatori la trama
della commedia. Essi hanno come padrone, il vecchio zotico Demo di Pnice, che
il mese precedente si è comprato un conciapelli Paflagone, un furfante che lo
blandisce in modo indecente. La personificazione del popolo dà agio di visualizzare
direttamente la situazione contemporanea, la guerra del Peloponneso che è
sostenuta dal guerrafondaio Cleone, appunto Paflagone. I due servi sono stufi
dello strapotere del conciapelli e hanno l’ottima idea di leggere gli oracoli,
i quali riportano che un salsicciaio farà fuori il mercante di cuoio. L’entrata
in scena del salsicciaio Agoracrito riempie di gioia i due servi, che lo
convincono a lottare contro Paflagone per il dominio della città. Alle riserve
del salsicciaio su come possa lui, ignorante e del tutto sprovvisto dei
requisiti necessari a intraprendere la carriera politica, conquistare il
potere, il primo servo gli risponde:
"Governare il popolo non si addice più ad uomini istruiti e di buoni costumi, ma
ad ignoranti e schifosi".
I demagoghi devono possedere umili natali,
voce ripugnante
e maniere da mercato per ingraziarsi i favori del popolo.
Cleone
ha ottenuto privilegi che non ebbe neppure Pericle,
come quello di mangiare nel
Pritaneo a spese pubbliche,
dopo la vittoria di Pilo.
La critica sferzante di
Aristofane alla classe politica
dell’Atene dei suoi tempi ( in primis Cleone) è
feroce e
coinvolge anche i valori di cui si fanno promotori. La sua è
una vera
e propria satira politica, che colpisce direttamente la
persona, in ossequio al
principio mutuato dal giambo di
Ipponatte, della iambikè idea, ossia dell’attacco personale.
Un nostalgico
dell’Atene antica è Aristofane, che ammira
politici della statura di
Temistocle, leader dall’intelligenza
politica e militare indiscussa.
Il
salsicciaio ha come suoi sostenitori il coro, formato dai
cavalieri, che
detesta Paflagone perché “ divora i beni dello
Stato prima ancora di aver avuto
in sorte una carica
pubblica”. Dopo un serrato agone oratorio tra Paflagone e
il
salsicciaio, il primo si dirige alla Bulè per denigrare
pubblicamente il
rivale. Nella parabasi, lo spazio della
commedia riservato al poeta, Aristofane
elogia i capi del
passato, che lottavano senza ricompensa in difesa della città
e degli dei della propria terra. Il commediografo ha
attraversato tre fasi
nella sua carriera: da rematore, da
ufficiale di prua, da capitano. In questa
metafora nautica
Aristofane fa riferimento a diversi momenti: il rematore
allude al tirocinio poetico, quando collaborava segretamente
con altri poeti,
una sorta di ghost writer ateniese del V
secolo; l’ufficiale di prua si
riferisce al tirocinio registico
quando collaborava con il regista Callicrate
alla
rappresentazione delle prime sue commedie; il capitano
all’esordio come
regista con la commedia i Cavalieri.
Paflagone
risulta sconfitto nella Bulè e decide di innescare la
lite davanti a Demo,
confidando nella sua protezione. Si
decide di convocare un’assemblea nella
Pnice, in cui Demo
decreterà il suo favorito. I due fanno a gara per coccolare
e
corteggiare Demo. Palese è la critica nei confronti delle
tecniche di
persuasione messe in opera dai due contendenti
per dominare gli umori del
popolo, come effettivamente
avveniva nelle assemblee. Infine, scoperto che
Paflagone
riservava per sé i beni maggiori, concedendo solo una
piccola parte a
Demo,il salsicciaio ottiene la corona del
vincitore. La commedia si conclude
con il ringiovanimento di
Demo, cotto dal salsicciaio,l’allontanamento di
Paflagone
dall’agorà e l’arrivo di una fanciulla che reca la tregua dei
La commedia analizza in modo spietato i meccanismi della
comunicazione e della
manipolazione del consenso, a livello
culturale e politico, che nell’Atene del
V. secolo erano
collegati. In teatro e nelle assemblee non era sempre il
migliore a prevalere, ma chi sapeva intuire e sfruttare le
debolezze del
popolo, anche a costo di scadere negli
inganni e nella volgarità. I campioni
dell’Atene del passato
vengono dimenticati e nuovi idoli ottengono il consenso
della
massa, in una continua corsa verso il successo, che non era
sostenuto
dalla necessaria preparazione. Pertanto un
qualsiasi Paflagone poteva
conquistare il potere e farselo
scippare da un più turpe salsicciaio.
Nessun
collegamento, quindi, con l’attualità, vero?
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