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mercoledì 22 settembre 2021

Nuova uscita dell'autore Cristiano Pedrini "La quercia dell'orfano"

Nuova uscita dell'autore Cristiano Pedrini  "La quercia dell'orfano" 

Info libro
Autore: Cristiano Pedrini 
Genere: Narrativa 
Formato cartaceo 14x21 
Formato ebook: epub/mobi e pdf Pagine 255 
Pubblicato con Youcanprint
Prezzo di copertinaEbook € 2,99 Cartaceo: € 18,00

La vera nobiltà si acquista vivendo,  e non nascendo

L’abbazia di Saint-René d'Angers, sorge da secoli   sulle colline che circondano il villaggio di Sainte Eulalie, forse a voler proteggere quel luogo della   Francia centrale dove il tempo sembra essersi  fermato. La Revenda Madre Antoinette e le sue consorelle attendono con gioia l’arrivo di René  Fontaine. Ventuno anni prima, era stata proprio la  donna ha trovarlo in fasce sotto una quercia in una  fredda mattina di novembre. René oggi è uno dei modelli più famosi e richiesti di  Francia, ma nonostante il suo successo è rimasto  un ragazzo con i piedi per terra ed ora pensa sia  giunto il momento di trascorrere alcuni giorni di  vacanza nel luogo dove venne ritrovato, sperando di scoprire qualcosa di più sui suoi natali. In quel soggiorno, il giovane incontrerà molte  persone: Maxine, un intagliatore del legno, Martin  de Rohan, appartenente ad una nobile famiglia  della regione, e un solitario e misterioso lupo che  sembra seguirlo ovunque, quasi a volerlo  proteggere dal suo stesso passato che potrebbe  emergere di colpo, travolgendolo. Queste presenze renderanno la visita di René assai diversa da quella che aveva immaginato, squarciando il velo che da  sempre cela le sue vere origini.

Estratto dal Capitolo Primo 

"Nessuno ti ha chiesto come avresti voluto venire al mondo, né quale infanzia vivere. Nessuno ti ha voluto offrire un futuro, un’opportunità per dimostrare quanto la tua presenza  avrebbe potuto rendere migliore il mondo che ti circondava.  Noi abbiamo cercato di darti quello che ti è stato negato, ti abbiamo accolto come un autentico dono del cielo che,  come una stella cometa, ha illuminato le nostre vite,  mostrandoci quello che avremmo potuto essere per te, caro René.  Abbiamo gioito dei tuoi piccoli e grandi traguardi, ti abbiamo confortato nei fallimenti che inevitabilmente fanno parte della nostra vita, spronato a essere sempre te stesso, costruendo, giorno per giorno, il tuo futuro… E ora specchiandoci nei tuoi occhi vivaci e spensierati, ascoltando la tua voce limpida e dolce,  sappiamo di essere state le persone più fortunate del mondo,  alle quali è stato concesso di amare e crescere il figlio che abbiamo sempre desiderato. 

Morgan e Serge".

René chiuse la lettera e se la rimise in tasca. L’aveva aperta da poco, come aveva  promesso ai suoi genitori, ed era felice che non fossero lì con lui in quel momento,  altrimenti avrebbe mostrato loro emozioni che non sapeva nascondere. Si sfregò gli occhi  lucidi tornando a fissare fuori dal finestrino dell’auto.  Mille parole non avrebbero potuto descrivere il panorama che agli occhi di René  era rimasto immutato, nonostante dalla sua ultima visita in quei luoghi fossero trascorsi  undici anni. Aveva attraversato il piccolo paese di Sainte-Eulalie e ora percorreva la strada  che risaliva la collina dove si affacciavano gli alti alberi, noci per la maggior parte, che, con  i loro caldi colori autunnali, sembravano essersi raccolti per osservare il suo ritorno. Il  loro foliage si offriva come solenne saluto, un semplice incanto che indusse René a credere  di vivere in una sorta di favola. La sua fronte batteva in modo discontinuo sul finestrino.  La strada era in parte sterrata, proprio come se la ricordava, e nemmeno la guida attenta  del tassista era in grado di evitare che l’abitacolo sballottasse. Ma il giovane non sembrava  preoccuparsene: aveva fatto di tutto per riuscire a tornare nei luoghi che lo avevano visto  nascere, luoghi ben diversi dal mondo che in seguito lo aveva accolto e innalzato alle vette  più alte della sua professione. L’auto svoltò all’ultimo tornante, e l’elegante sagoma dell’abbazia di Saint-René  d’Angers si mostrò instillando nel cuore di René gli stessi sentimenti di sollievo e gioia che nei secoli addietro i pellegrini avevano provato nel trovarsi dinnanzi alle sue mura, dopo lunghi ed estenuanti cammini. Da semplice miraggio, l’abbazia si trasformava in un’oasi  capace di mitigare le loro fatiche, una realtà che, varcato il portale d’ingresso scolpito nella  pietra millenaria, era fatta di carità e accoglienza. Il taxi si fermò all’inizio del viale che portava all’ingresso dell’abbazia. René prese  il borsone lasciato sul sedile accanto, scese e si avvicinò al finestrino anteriore per porgere  il dovuto all’uomo di colore, che gli rivolse un sorriso compiacente. «Grazie ancora per il  suo autografo. Quando stasera mia figlia lo vedrà, andrà in estasi e mi sommergerà di  domande.» «Sono io che la ringrazio per essere venuto fino a qui. Sono luoghi un po’  fuorimano», ricambiò il ragazzo salutandolo. Quando si voltò il suo sguardo corse all’alto campanile, che con la sua mole  massiccia e il tetto a punta sembrava capace di sorreggere il cielo terso di quella giornata  novembrina. Era sempre stato attratto dalla semplicità di quegli edifici e da come  sapessero fondersi in un perfetto insieme: la basilica con le sue tre navate, la torre  campanaria e il monastero, uno dei più noti e pregevoli esempi d’arte romanica, che da secoli ospitava una piccola comunità religiosa. Camminò lungo il viale, scorgendo il taxi che si allontanava lentamente, e infine si  fermò davanti al portale di legno massiccio che si ergeva come solido baluardo a  protezione di quanto le mura di Saint-René d’Angers contenevano. I vecchi chiodi con la  grande capocchia di ferro brillavano alla luce del sole, e René allungò la mano per sfiorarli.  La loro superficie consumata dal tempo instillò in lui una strana sensazione, del tutto  nuova, essendo abituato a essere a contatto con una realtà che imponeva la perfezione,  una realtà che aveva sempre tentato di non subire, e grazie agli insegnamenti dei suoi  genitori poteva ammettere a sé stesso di esservi riuscito. Si guardò attorno prima di  sistemarsi il borsone a tracolla e premere il pulsante del campanello.






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