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giovedì 10 dicembre 2020

Recensione libro IL COLBACCO DI SOFIA ,Una nuova indagine per il commissario Ansaldi di François Morlupi edito Croce Libreria

 Recensione libro IL COLBACCO DI SOFIA ,Una nuova indagine per il commissario Ansaldi di François Morlupi

Scheda tecnica
Titolo: Il colbacco di Sofia
AutoreFrançois Morlupi
Editore: Croce Libreria 
Pubblicazione: 12 luglio 2020
Pagine: 438
Genere: Thriller
Formato: Ebook e cartaceo
In una gelida mattinata d'inverno, un ragazzo entra nel Commissariato Centrale di Sofia per consegnare una chiave USB all'ispettore Dimitrov. La pennetta contiene un video dove un uomo viene brutalmente assassinato. L'ispettore, un uomo dai modi bruschi e violenti, corrotto fino al midollo, non fa in tempo a interrogare il testimone che quest'ultimo si uccide, mordendo una capsula di cianuro. Prima di morire però, il ragazzo lascia un bigliettino con scritto un nome: Ansaldi. È l'inizio di un'indagine spaventosa e senza precedenti, che la squadra di Monteverde affronterà con un indubbio senso del dovere ma anche con tanta paura. La lunga scia di sangue porterà il commissario Ansaldi nella fredda, inospitale e distante Bulgaria e metterà a dura prova la sua pazienza, le sue ansie, la sua professionalità e soprattutto la sua vita.
Mi è arrivato fra le mani il lavoro di Francois Morlupi per caso e devo ringraziare la persona che ha favorito questo fortunato evento.  Assolutamente. Non avevo letto neppure Formule mortali, che vedeva per la prima volta impegnato il commissario Ansaldi e la sua squadra. Ringrazio ancora la Summenzionata e vi dico che ho immediatamente fatto ammenda provvedendo a rimediare in corso di lettura della seconda indagine. Ho conosciuto un autore bravo, colto, talentuoso e ricco di sensibilità e ne sono davvero felice. Forse avrei dovuto attendere la fine della recensione per dirvi questo ma tant’è. Piuttosto è complicato parlare di questo noir senza correre il rischio di raccontare troppo e togliere il piacere della lettura.
Mentre a Roma, a Monteverde, la squadra di Ansaldi, mutilata della presenza dell’agente Matteo Caldara, cerca di ricostruire la propria quotidianità, a Sofia “ha inizio un’indagine che avrebbe fatto conoscere vette di angoscia e di sofferenza fino ad allora inimmaginabili”. Una chiavetta USB svela in diretta l’atroce smembramento di un uomo, il suicidio del latore di un messaggio assai criptico e Ansaldi sarà proiettato in un mondo a lui assolutamente sconosciuto. La Bulgaria. Nulla conosceva di questo paese “Niente, non conosceva neanche un artista locale, uno scienziato, uno scrittore. Stava per andare in un paese totalmente estraneo alla sua cultura, ai suoi modi”. Il commissario Ansaldi, schiacciato dalle sue ansie e dalle paure e la cui insonnia non lo abbandona ormai da anni, si vede nuovamente costretto a riprendere un volo aereo e a portarsi all’estero in un viaggio che, senza mezzi termini, lo terrorizza. Lui, però, ligio al dovere, devoto al suo lavoro non può far altro che obbedire e, indossati due paia di calzettoni, un cappotto troppo stretto ed un pesante colbacco, tirandosi dietro una poderosa valigia, si appresta al viaggio.  Ad accompagnarlo, oltre una buona dose di Lorazepam ed una notevole scorta di altri medicamenti, c’è la sua vice, la fedele Eugénie Loy. La donna la cui forza e determinazione vorrei possedere, senza il bagaglio di sofferenza e di vissuto che ciò ha reso possibile. Una sensibilità estrema, all’apparenza fredda e distaccata, che ha conosciuto l’Inferno e che ha saputo ricostruirsi attraverso un lavoro catartico e meticoloso non ancora concluso. Ad attenderli la polizia bulgara, nelle persone del commissario Dimitrov e del suo sottoposto Balakov. Dimitrov, l’alter ego di Ansaldi. Il giorno e la notte. Il bene e il male, la luce e il buio. La contrapposizione su cui la narrazione fonda il suo intreccio.
Un thiller adrenalinico, a tratti drammatico e crudo, la cui trama si snoda fra Sofia e Roma, dove l’autore ha sapientemente indagato l’animo umano tratteggiando i personaggi scavando nel profondo, disegnandone le fragilità e le paure “Del resto, io e te, cara Eugénie, di cosa dovremmo avere più paura? Più che la morte, a noi spaventa la vita”. Morlupi ha saputo evidenziare per ognuno il lato umano, fragile, pieno di ossessioni e di paure e cionondimeno capace di atti eroici e peculiari, versati alla compassione e alla comprensione. Una storia ansiogena, avvincente, un intreccio in cui il male e il bene a volte sono così sfumati da confondersi e questa verità greve, Morlupi, con i tratti ironici della sua bella scrittura, lo ha più volte stigmatizzato. Non è semplice discernere. Anzi è molto più semplice abbandonarsi al facile giudizio limitato alle apparenze, quello che si ferma all’aspetto, alla superficie. Ricorderò a lungo questo bellissimo incontro, la felice conoscenza che ho fatto con Francois Morlupi (di cui già sento la mancanza) perché i suoi lavori mi hanno dato la possibilità di pensare a quanta passione occorra ogni volta che un foglio bianco attende la felice intuizione di uno Scrittore. 5 stelle
Recensione di Diana

 

 


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