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martedì 9 giugno 2020

Intervista all'autrice Elle Eloise

Intervista all'autrice Elle Eloise

Sara intervista Elle Eloise
- Ciao Eloise e grazie per avermi dato la possibilità di rivolgerti questa intervista. Vuoi presentarti?
- Ciao a tutte le lettrici del blog "Il mio mondo di libri". Sono Elle Eloise, l’autrice di Close to me e della serie How to disappear completely, che comprende 5 libri auto conclusivi: Cuore d’inverno, Come una tempesta, Voci nel vento, Fino alle stelle e la raccolta di novelle Bonus Track. Ho cominciato a pubblicare da self publisher nel 2016 con un romanzo intitolato Vite di passaggio e poi un altro dal titolo Vite in sospeso. In seguito ho avuto un’esperienza di due anni in una piccola casa editrice ma poi sono tornata a pubblicare in self publishing. Durante il giorno lavoro in una famosa banca italiana, mi occupo di sponsorizzazioni in ambito culturale. Mi piace, ma la mia vera passione è scrivere e inventare storie.

- Io, come tante lettrici, abbiamo avuto la possibilità di conoscerti grazie alla serie “How to disappear completely”, cinque libri rimasti nel cuore di ognuno di noi. E’ stato difficile lasciarli per dedicarti ad una nuova storia? 
- Moltissimo, ero quasi convinta di non riuscire a superarli. Temevo di esserne imbrigliata, immersa. Mi sentivo in prigione, nonostante avessi creato io quell’universo. Invece è successo, ho aperto una pagina bianca e ho immaginato un mondo diverso, seppur rimanendo legata a Torino avevo bisogno di respirare un po’ di aria nuova. Questo è uno dei motivi che mi ha spinta a far trasferire i miei personaggi a Londra. 
- La qualità più bella delle tue storie è sentire i personaggi come se esistessero davvero, qual è il segreto?
- Partire dal reale, da uno spunto, da un dettaglio. Di Danny continuavo a immaginare le mani, i suoi gesti: mani forti, capaci, sicure, eppure, se pensavo al suo volto, riconoscevo uno sguardo malinconico e fragile. Una dicotomia che mi ha affascinata da subito e che esprimeva un carattere capace di affrontare la vita, il lavoro, ma in qualche modo distante dalle persone. Prendo spunto dalla realtà, dalle relazioni che ho intrecciato durante la mia vita, dalle esperienze che ho fatto, dalle persone che ho conosciuto. Mi piace inserire alcuni tasselli autobiografici in un’opera di fantasia, perché dona allo scritto quella verosimiglianza che rende tutto più palpabile, più vicino. Voglio che le lettrici, leggendo le mie opere, immaginino che i protagonisti siano loro amici, loro vicini di casa, loro fratelli e sorelle. Persone in tre dimensioni insomma, non solo personaggi su carta. 
- Come tutti i tuoi libri, anche “Close to me” affronta argomenti delicati; vuoi spiegarci il motivo di questa scelta?
- Deriva, credo, dal motivo per cui scrivo: è sempre stata una passione fin da ragazzina, ma ho iniziato seriamente a scrivere dopo la morte di mia madre a novembre 2011. Ho cominciato con un distopico ma è diventato un volume lunghissimo: 1200 pagine!! Nonostante questo sentivo che avevo bisogno di scrivere qualcosa di più intimo che riuscisse a sbloccare i sentimenti che provavo: rabbia perché lei non c’era più, malinconia, ansie e angosce continue perché mi sentivo sola ad affrontare un mondo nuovo, che non riconoscevo più. Lei era la mia bussola e io mi sentivo persa senza la sua presenza, la sua voce. Tutto questo ha scaturito un’immagine nella mia testa: una ragazza con ferite dentro e fuori (la Sara di Cuore d’inverno) che, un po’ intimorita, scendeva da un pullman in un paesino sperduto del Tirolo austriaco. Mi sentivo così, in cerca di una metà, di una strada da intraprendere che mi permettesse di “tornare a casa”, anche se la casa non sarebbe più stata la casa che conoscevo quando ero piccola. Sia io che Sara avevamo un trauma da superare, una ferita aperta. Proprio come noi, tutti i miei personaggi hanno avuto un “incidente”, un evento che ha diviso per sempre la loro vita in un “prima” e un “dopo”: mi piace immaginare che questi personaggi cadano ma riescano a rialzarsi, anche se con fatica. È un percorso di rinascita, quasi sempre: per Danny e Nadia di Close to me non è stato diverso.  È la speranza che do a me stessa: di riuscire a farcela. 
- Close to me” è una storia di rinascita, di coraggio, di salvezza, a quale personaggio hai pensato con maggior enfasi? Quale è rimasto nel tuo cuore?
- Mi sono concentrata su entrambi, perché loro sono il giorno e la notte, per quanto diversi si completano e si danno forza l’un l’altro. Mentre per Nadia mi sono ispirata alla mia storia personale e ai cuori spezzati della mia vita, per Danny ho dovuto cercare e studiare molta documentazione, anche se il suo disturbo lo avevo già affrontato con uno dei personaggi secondari dei primi due romanzi della serie How to disappear completely, la cui prime versioni pubblicate (Vite di passaggio e Vite in sospeso) risalgono a inizio 2016. Contando che ho cominciato a scriverli tra il 2013 e il 2014, sono 6-7 anni che seguo questa malattia e cerco di darne voce con uno dei miei protagonisti. Dovevo però trovare il protagonista giusto per affrontarla in modo maturo. Non ci sarei riuscita nel 2014, ma spero di aver fatto un buon lavoro oggi. Ci voleva coraggio a scrivere un romance che affrontasse una tematica del genere, con un degno lieto fine che non risultasse posticcio e barocco. 
- In “CLose to me” metti in evidenza il dono dell’amicizia grazie alla presenza di Jacopo e Vanessa. A chi ti sei ispirata? Quanto è importante l’amicizia nella tua vita?
- Per Vanessa mi sono ispirata a una delle mie migliori amiche: vive a Londra da anni e sta con Ian, che ha conosciuto proprio perché era uno dei suoi coinquilini, anni fa. Quella storia è vera! Per Jacopo non credo di essermi ispirata a qualcuno in particolare, anche se mi sono così affezionata che vorrei quasi scriverne una novella.
- Anche in “Close to me” tornano dei riferimenti al cinema, vuoi raccontarci di questa tua passione?
- Ho sempre amato il cinema, perché come la scrittura e la lettura mi ha portato in altri mondi, altre epoche. Ho studiato al DAMS di Torino e ho una laurea specialistica in cinema. Ne vado fiera e mi è servita che creare un mio stile di scrittura in modo naturale. Spesso mi capita di descrivere le scene come se dirigessi un film, in modo molto audio-visivo, infatti molte lettrici mi scrivono che quando leggono i miei libri hanno la sensazione di trovarsi dentro la stanza con i protagonisti. Mi piace creare un’atmosfera totalmente immersiva, vorrei che chi leggesse si ritrovasse a camminare insieme a Paolo e Noemi per le strade di Torino o con Danny e Nadia al Parco di London Fields, o a viaggiare nel cherokee rosso con Francesco e Olivia in mezzo al deserto del Nevada e tra le foreste del Montana. È il cinema che mi ha permesso di ragionare in questo modo e di trasmetterlo attraverso la parola scritta. 
- Non è la prima volta che i tuoi personaggi lasciano Torino, ma perché hai scelto proprio Londra per ambientare questa storia?
- Forse perché non ero ancora pronta ad abbandonare Torino e la serie al cento per cento. Nei miei libri, anche se sono ambientati all’estero, Torino è sempre presente, anche nella sua assenza: nei flashback così come nei dialoghi dei personaggi (tutti torinesi). Per Close to me ho fatto la stessa cosa: non è un romanzo ambientato all’estero con protagonisti inglesi. Daniele e Nadia sono italiani, per la precisione sono torinesi. Londra, per alcuni aspetti, è molto simile a Torino, la storica città monarchica italiana. Dall’architettura dei palazzi, ai parchi, dalle rive del Tamigi che a volte mi ricordavano quelle del Po a quelle “nuvole rapide” che cantano i Subsonica: a Londra come a Torino si respira un’atmosfera umida, fumosa, malinconica e decadente. La storia parte dall’aeroporto di Caselle e finisce nello stesso posto: forse è stato un po’ un ritorno a casa anche per me. 
- Grazie Eloise per essere stata nostra ospite, aspettiamo con ansia il prossimo romanzo!!!


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