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venerdì 12 gennaio 2018

Spazio nuovi autori: recensione di "Una giornata bestiale" dell'autore Vincenzo Carriero

 

SCHEDA TECNICA

 
Titolo: Una giornata bestiale
Autore: Vincenzo Carriero
Editore: 0111 Edizioni
Pagine: 127
Pubblicazione: 28 Novembre 2017
Formato: Kindle; cartaceo 

Valutazione
Avete mai pensato al momento preciso della vostra morte? Avete presente l'angoscia? Il terrore puro del trapasso? Ecco, quella era la sensazione che stavo provando...
 
 
Nel '900 Sigmund Freud cercò di spiegare nella sua opera “L'interpretazione dei sogni” che cosa accade alla mente umana durante il sonno e perché l’uomo sogna. Giunse alla conclusione che il sogno sarebbe la realizzazione allucinatoria di quelle situazioni che avvengono durante la giornata e creano nell’individuo sensazioni esasperate oltre i limiti sia in positivo che in negativo. Vi starete chiedendo ora il collegamento tra Freud con la recensione e il romanzo.
Ve lo spiego subito.
E’ ciò che accade ad Enzo, il protagonista del romanzo “Una giornata bestiale” di Vincenzo Carriero; il sogno è il perno centrale di tutto il romanzo. E la domanda sorge spontanea: “ Sogno o son desto”?
Difficile dare una risposta, per tutto il percorso della lettura; solo alla fine (forse) il lettore riuscirà a darla, a seconda della sua attitudine alla comprensione.
Enzo rappresenta il cittadino medio che cerca di affrontare quotidianamente le sfide che la  giornata li riserva già a partire dal primo mattino. Problemi legati alla sopravvivenza, ai debiti, a Equitalia, a garantire i mezzi di sussistenza alla sua famiglia e mantenere in piedi l’attività commerciale che presenta dei grossi ammanchi in cassa. Grossi problemi esistenziali che negli ultimi anni colpiscono tutti noi indistintamente.
Così nella disperazione, come per sfuggire alla sua crudele realtà, accade ad Enzo qualcosa di strano.
Un viaggio onirico in compagnia di un androgino, in quanto mai nato, in cui si rifugia, alla ricerca di una soluzione ai suoi tanti problemi, ma soprattutto per rimettere in carreggiata la sua vita , dirottata con la forza a causa di scelte sbagliate.
“Ho smesso di avere una coscienza dal lontano 2005 , da quando sono morto e risorto dai miei fallimenti. Sono rinato, ora sono un uomo diverso. Ho deciso di non farmi più fare fesso e di essere un maledetto egoista”.
Un viaggio confuso, in cui le idee e i ricordi appaiono ad Enzo caotici e frammentari, ma soprattutto in cui le allucinazioni vengono scambiate come realtà. Confusione che coinvolge inizialmente anche il lettore che si trova proiettato improvvisamente in una dimensione surreale.
Un viaggio doloroso ma allo stesso tempo ironico in seguito a  situazioni assurde in cui Enzo si ritrova intrappolato.
E’ come se l’autore, avesse scritto il viaggio della Divina Commedia in versione ironica e satirica, inserendo espressioni dialettali napoletane " o'ccafè, 'o fridd ncuoll ( il freddo addosso), che jurnata ch'è schiarata"...che alleggeriscono la pressione psicologica creata per il lettore. ( Una piccola parentesi: Evviva i dialetti, patrimonio dell'umanità).
Così come Dante attraversa l’Inferno e il Purgatorio per ritrovare la sua amata in Paradiso,  così Enzo ripercorre lo stesso tratto per risanare la sua mente e il suo spirito e risolvere i suoi problemi; la differenza tra Dante ed Enzo è rappresentata dal tempo in cui tale viaggio avviene: Dante ripercorre il viaggio in una settimana, Enzo in una notte.
" D'un tratto una luce bianca abbagliante mi costrinse a chiudere gli occhi.
 - Dobbiamo andare verso la luce- disse Capitone.
Avanzammo con fatica riparandoci gli occhi per non essere accecati, fino a quando ci accorgemmo di essere circondati da centinaia di mani che ci sfioravano, ci toccavano, ci accarezzavano e ci trattenevano. [...]
 - Che sono tutte queste mani- chiesi a Capitone.
- Sono le anime del Purgatorio che ci spingono fuori dal mondo di mezzo [...] -"
Romanzo interessante ma complicato; linguaggio semplice con locuzioni simpatiche che rendono fruibile la storia, ma purtroppo affiancate  da vocaboli volgari che rovinano l’ironia creata da quella forza dialettale, tipica dello splendido popolo napoletano, appesantendone la lettura. Ma se debbo esser sincera, dopo aver avuto un piccolo scambio di messaggi con l'autore, ho capito che tali espressioni a mio dire "volgari", sono in realtà spontanee, rendendolo assai simpatico.
Ma al di là di ciò, il romanzo merita tanta attenzione, in quanto l’autore tra il serio e il faceto, descrive la situazione critica che ha travolto tutti noi negli ultimi anni a causa di scelte politiche sbagliate con conseguente crisi e declino economico del nostro paese. Ogni giorno , i TG, ci rendono partecipi di suicidi e decolli psicologici a causa della perdita di lavoro e della dignità.
"L'ansia che cresce. La sento nel petto. Il cuore batte ancora, forte, allegro, intermittente . Sento arrivare il mostro. Lo sento crescere dentro. Si alimenta della mia paura , della paura di vivere, della paura della miseria, della paura di non farcela..."
Sarebbe bello, così come accade ad Enzo di risvegliarci da questo incubo e ritrovare quel periodo florido che ci rese orgogliosi di essere italiani.
"Erano le sette meno un quarto quando il telefono squillò con quella suoneria orribile, monotona e assordante. Mi alzai di botto urlando e sudando. Mi guardai attorno e riconobbi la mia stanza, la mia casa, le mie cose. Avevo fatto uno strano sogno. Ancora quell'incubo ricorrente. [...] A un tratto il citofono trillò due volte. Era il postino. [...] Mia moglie scese tutta contenta , aprì la busta con le mai tremanti e disse:
- Toh, guarda; un altro rimborso da Equitalia -.





 
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