Lettori fissi

venerdì 17 novembre 2017

Rubrica : " I vostri racconti"



Ritorna dopo tanto tempo , la rubrica "I vostri racconti" che oggi ospita un racconto scritto a quattro mani direttamente da Wattpad, la piattaforma che ha creato una vasta comunità  di lettori e autori   provenienti da diverse parti del mondo, in cui si  può leggere e pubblicare racconti originali,  fanfiction, suddividendoli in categorie in base al genere.

 Il racconto " Il giorno di Jaques" che vi propongo oggi è scritto da Becoming12dust e Farstone ed è vincitrice del concorso Octobook indetto da Zeljko, anche autore della copertina.


                                     IL GIORNO DI JAQUES


Il quieto scorrere della Senna appena oltre la vetrata, il fioco riflesso dei lampioni sui marciapiedi umidi. In sottofondo un accenno di musica jazz e il profumo fruttato di un bicchiere di Château de Pez: il Saint Claire era questo, un'atmosfera immutata negli anni.
Non sapeva bene cosa l'avesse spinto lì quel giorno. Probabilmente ciò che quel luogo rappresentava per lui: il ricordo dei tanti momenti speciali di cui quelle sale erano state custodi partecipi e discrete. O forse il desiderio inconfessato di rivedere lei, un'ultima volta.
Per Jaques il Saint Claire era stato amore a prima vista.
Lo aveva scoperto passeggiando lungo il fiume, proprio di fronte a Notre Dame, e si era sentito subito attratto da quell'ingresso: una porta di legno spalancata, uno zerbino scarlatto, un portaombrelli laccato. Era rimasto colpito dalla sua sobria eleganza, che allo squattrinato universitario dell'epoca era parsa inavvicinabile.
La curiosità era però stata irresistibile e si era presto concesso il primo pasto in quel locale, accontentandosi di un soufflet al cioccolato, il dolce meno costoso del menù.
Per pagarlo il giovane aveva dovuto rovistare più volte nelle tasche della giacca e dei calzoni, racimolando tutto fino all'ultimo spicciolo e arrivando a malapena alla somma richiesta per saldare il conto. Giunto in facoltà, soddisfatto ma affamato, aveva dovuto chiedere a un compagno di corso un piccolo prestito per completare il pranzo.
Lo aveva di nuovo scelto per la sua prima occasione speciale e quel momento romantico si era incastonato in lui e in Rosalie come un diamante, impreziosendosi nel comune ricordo, che li avrebbe più tardi riportati in quel luogo senza tempo, in compagnia delle splendide figlie.
Della prima volta ricordava ogni cosa, anche il cameriere baffuto che li aveva condotti al tavolo e il suo vizio di arricciare il naso dopo aver terminato di prendere le ordinazioni.
L'avevano riscoperto insieme molti anni dopo e, da allora, si davano appuntamento in quel ristorante ogni venerdì sera. Era il modo che avevano inventato per celebrare il loro ritrovarsi, quando Jaques sfuggiva al suo prestigioso incarico a Bruxelles e ritornava dalla moglie, a Parigi.
 E il piacere di farlo non era sbiadito nel corso del tempo.
Si incontravano direttamente lì, non appena gli impegni di entrambi lo consentivano, e il proprietario faceva trovare loro una bottiglia di vino già stappata al tavolo. Li conosceva ormai abbastanza bene da comprendere che quello che veniva costantemente rinnovato era un rito carico di significati.
Il Saint Claire univa due qualità impagabili: una cucina deliziosa e il piacere del contatto umano, a differenza della maggioranza dei ristoranti alla moda di Parigi, tanto eleganti quanto privi di calore. Ma ciò che più colpiva Jaques, anche dopo tutti quegli anni, era la vista di cui si poteva godere attraverso la grande vetrata, con il rosone della cattedrale che faceva capolino fra le fronde dei platani, al di là del fiume.
Il vento quella sera trascinava le prime foglie secche sul selciato di pietra, reso lucido dal recente acquazzone, portando con sé le avvisaglie dell'autunno imminente.
 Le bancarelle dei pittori erano chiuse e non c'erano turisti per strada.
Il paesaggio trasmetteva una vaga inquietudine, fatta di silenzi e ombre.
Jacques sentì un'emozione triste serrargli la gola e distolse lo sguardo, girandosi con discrezione a osservare il locale, che iniziava a popolarsi. Alle sue spalle due giovani, in abiti eleganti, stavano prendendo posto. Lei teneva in mano un mazzo di fiori e il suo viso era arrossato. Lui la aiutò ad accomodarsi, con un gesto galante d'altri tempi, e si sedette, allungando la mano sopra il tavolo, fino a raggiungere quella della donna. La voce di lei era aggraziata, così come la sua figura. I capelli raccolti ne mettevano in risalto il collo sottile, impreziosito da un filo di perle di fiume, semplice e raffinato.
Si fissarono a lungo, parlando e ridendo sottovoce, prima di iniziare a studiare il menù per la cena.

 La bellezza delicata di lei illuminava lo sguardo dell'uomo, che puntualmente sollevava gli occhi dalla lista, per proseguire ad ammirarla di nascosto.
Jaques pensò che si trattasse della loro prima volta in quel locale e sorrise con una punta di nostalgia, notando la loro nascente intesa.
Non voleva essere invadente, ma non riusciva a trattenersi dall'osservarli.
Qualcosa di profondamente autentico e familiare trapelava dai gesti che compivano e ogni loro espressione lasciava trasparire le emozioni che provavano quel giorno l'uno per l'altra.
Lambito dalla grande armonia che li avvolgeva, restò qualche secondo assorto a occhi chiusi, assaporando quella intensa sensazione.
Un vociare vivace richiamò la sua attenzione al tavolo di destra, dove una famiglia aveva accolto con esclamazioni di entusiasmo l'arrivo dei piatti.
Dai risolini delle ragazze, alle soglie dell'adolescenza, pensò che si fossero lanciate in qualche esperimento culinario.
Concluse che il risultato dovesse apparire sorprendente ai loro occhi, dal modo in cui osservavano le pietanze, commentando ad alta voce con i genitori.
 Marito e moglie si strinsero la mano, guardandosi intensamente con un gesto complice, poi iniziarono a mangiare.
Jaques giocherellava nervosamente con la fede al dito, stupito lui stesso dalla curiosità che dimostrava verso le persone ai tavoli vicini.
Per quanto ci provasse, non riusciva proprio a sottrarsi all'attrazione che sentiva.
Gli trasmettevano una malinconica sensazione di intimità, che lo riscaldava.
Aveva un disperato bisogno di quel calore. Quella sera per la prima volta sentiva freddo, segno che, forse, la bella stagione stava ormai volgendo al termine.
Quell'armonia familiare era per lui solo un ricordo.
Le sue figlie vivevano lontano.
Una si era sposata da poco e abitava negli Stati Uniti.
L'altra faceva la ricercatrice in un paese scandinavo ed erano rare ormai le occasioni in cui la famiglia riusciva a passare del tempo riunita.
Al tavolo della coppia stava accadendo qualcosa di speciale.
L'uomo aveva fatto un regalo alla ragazza, probabilmente un anello, a giudicare dall'astuccio. Jaques si domandò nervosamente se avesse scelto il momento giusto: erano molto giovani. Lei però infilò il gioiello con aria sognante e l'accenno di tensione sul suo viso scomparve con leggerezza, così come era arrivato.
Jaques ricordava bene l'emozione di Rosalie, a una cena di tanti anni prima.
Lui non aveva saputo attendere oltre e le aveva chiesto di sposarlo la sera stessa in cui si era laureata. Emozionato e titubante aveva visto lo sguardo di lei riempirsi di gioia, spazzando via subito ogni suo dubbio.
A quell'epoca la vita sembrava un viaggio senza fine e quella del distacco una prospettiva tanto lontana da apparire inconcepibile.
Eppure per tutti arriva il momento in cui ogni cosa accelera il suo ritmo e il tempo si accartoccia su se stesso.
Così anche per Jaques, un giorno, era arrivata la consapevolezza che nulla sarebbe stato più come prima.
Da allora il Saint Claire non era altro che un'ombra pallida nei suoi pensieri, che sbiadiva con l'avanzare di una notte senza luna.
Il tempo gli sfuggiva fra le dita e forse non sarebbe bastato per un ultimo addio.
Poteva solo sperare nel suo arrivo, prima che per lui giungesse il momento di partire.
Non sarebbe stato giusto fermarsi più a lungo in quel luogo, tanto ricco di ricordi da vivere di vita propria.
Sapeva che non avrebbe più rivisto quel locale e decise di lasciarvi ciò che di più caro gli restava, la sola cosa che avrebbe parlato di lui.
Poi si alzò, lanciando uno sguardo ai commensali dei tavoli intorno, e svanì senza fare rumore.
Mentre passava davanti alla vetrata, come sospinto da un alito di vento, Jaques guardò all'interno e la vide.
Rosalie era finalmente arrivata, accompagnata dalle figlie.
Le tre donne vestite di nero furono accolte dal proprietario, che le abbracciò con affetto velato di tristezza. Le accompagnò mestamente al tavolo di sempre.
Il locale era ancora deserto, vista l'ora, e il proprietario si fermò qualche istante a parlare, poi strinse loro di nuovo le mani e si allontanò, scuotendo il capo incredulo.
Fu sedendosi che Rosalie sentì un brivido di freddo percorrerle il corpo.
Guardò fuori, in preda a un'improvvisa ansia, poi confusa chinò il capo verso il tavolo. Si accorse solo allora della fede del marito e in un istante tutto le fu chiaro. Rialzò gli occhi velati di lacrime e sorrise a Notre Dame, al proprio riflesso e all'adorato Jaques.


 
 Il racconto parla di un pezzo di vita di ciascuno di noi e dell'incessante scorrere del tempo che porta via con sè tutto ciò che di bello abbiamo vissuto. Ma lascia in noi una nuova consapevolezza , scegliere di essere felice e non vivere nella bolla dei ricordi.
Racconto scritto con un linguaggio semplice in grado di arrivare dritto al lettore. Nessuna sbavatura nè scurrilità; gli autori hanno curato ogni particolare.
Vi lascio il link diretto per seguire i due autori su Wattpad. Troverete tanti racconti e storie interessanti.
Inoltre potete lasciare un vostro commento del racconto nei loro profili e comunicare le vostre sensazioni.

Contatto Farstone

https://my.w.tt/UiNb/yHuoH65h4H


Contatto Becoming12Dust

https://my.w.tt/UiNb/eOzAqfci4H






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