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lunedì 5 aprile 2021

Recensione libro "Il silenzio" di Sabina Moretti, edito Dialoghi editore

 Recensione libro "Il silenzio" di Sabina Moretti, edito Dialoghi editore

Scheda tecnica
Titolo: Il silenzio
Editore: Sabina Moretti
Editore: Dialoghi
Genere: Racconti
Formato: Cartaceo
Pubblicazione: 21 Dicembre 2020
Pagine: 114
I dieci racconti che compongono "Il silenzio" ospitano in sé storie familiari agrodolci: la famiglia diviene il ricettacolo perfetto per segreti e menzogne, il luogo in cui il non detto si trasforma in follia e violenza arrivando persino a sfociare nella morte. In queste pagine la sofferenza e il dolore emergono in modo acre. I drammi che i personaggi di queste storie sono costretti ad affrontare confermano una teoria ormai consolidata: ogni famiglia infelice è infelice a modo proprio.
Scrivere una recensione per questo libro non è stato facile. Anche dopo molto tempo che l’avevo finito, mi ha lasciato un senso di turbamento che non sono riuscita a scacciare. Mi spiego. Attraverso uno stile che talvolta è thriller, talvolta giallo oppure horror, della famiglia vengono mostrati i lati più oscuri, malati, pericolosi, traumatici.  Considerate le premesse, quindi, l’autrice aveva catturato la mia attenzione, ma continuando con la lettura mi sono accorta che il libro presenta un po’ di problemi. Il primo è la lunghezza dei racconti: per la difficoltà dei temi trattati, da ogni racconto si potrebbe sviluppare un romanzo. In più, l’autrice ha scelto la tecnica del finale aperto, totalmente inappropriata per questo tipo di tematiche. Da lettrice profana quale sono (e amante dei finali aperti), non posso che biasimare la scelta dell’autrice, che assomiglia più a un abbandono che ad una chiusura progettata. Secondariamente, le tematiche. I disturbi mentali vengono relegati ad espedienti narrativi, tanto quanto il fantomatico fil rouge dei racconti, ossia la famiglia. Nei racconti, coloro che presentano disturbi mentali sono quasi tutti assassini, ninfomani, pazzi da rinchiudere in manicomio. È ancora questa l’opinione che le persone hanno a riguardo? Stessa sorte tocca ad altre tematiche estremamente delicate, come lo stupro, la violenza familiare, e tutta una serie di fatalità traumatiche che, va ammesso, stanno strette nelle dieci pagine (o poco più) che vengono loro dedicate. Anche queste usate come espediente, anzi, come strumento, da quei pazzi maniaci citati poco prima, diventati assassini a causa dei traumi familiari del loro passato. Io credo che il problema di questa raccolta sia proprio questo: tematiche delicatissime, raccontate con uno stile da racconto giallo o thriller, in uno spazio non adeguato. Il problema non è ciò che viene raccontato, ma come. Sono quasi certa che l’intento dell’autrice non fosse divulgativo e sicuramente esistono altri libri di questo genere, che sicuramente hanno un loro perché. Ma per me proprio non ci siamo.










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