Nuova uscita - "Di cenere e di carne" di Laura Vegliamore edito Words edizioni
Info libro
TITOLO: Di cenere e di
carne
AUTORE: Laura
Vegliamore
EDITORE: Words Edizioni
GENERE: Paranormal
storico
FORMATO: Ebook (2,99) -
Cartaceo (15,90)
PUBBLICAZIONE: 07.04.2021
DISPONIBILE SU AMAZON E IN TUTTE LE LIBRERIE
Come farò a riconoscerti quando il mondo
sarà finito?
Cresciuta in convento, Lucrezia non sa nulla della vita. Ha però un dono: è
capace di far vivere le parole. Per questo viene scelta come dama di compagnia
di un’eccentrica contessa, affinché legga per lei ad alta voce nelle stanze del
suo palazzo, a volte per ore e senza che nessuno l’ascolti. È in uno dei vecchi
volumi, che Lucrezia scopre qualcosa che sarebbe dovuto rimanere celato: un
messaggio d’amore, da parte di un uomo coperto d’infamia. Il figlio del demonio. L’assassino.
Thomas ha sei anni quando per la prima volta sente bruciare la sua pelle. Non
sa che ben presto quel dolore nella carne e le strane parole che gli escono dal
petto con prepotenza gli cambieranno la vita. Tra le stanze affrescate di
quello stesso palazzo, passato e presente sembrano confondersi e fondersi in un
percorso già tracciato. Ma cos’è davvero il destino? Una condanna alla
malvagità, la risposta a una vita incompleta o l’incontro di due anime che si
sono rincorse attraverso i secoli? E cosa possiamo fare di fronte a esso se non
accettare la nostra impotenza?
Laura Vegliamore è nata a
Roma nel 1989. Dopo essersi diplomata in recitazione all’Accademia
Internazionale di Teatro si è trasferita a Parigi dove ha vissuto per tre anni,
lavorando come agente museale. Appassionata di storia e luoghi antichi,
lettrice devota fin dall’infanzia, ha sempre adorato scrivere e, una volta
tornata in Italia, si è decisa a dedicarsi a questa passione anima e corpo. Già
autrice del romance storico Terraferma (Dri Editore, 2020) per Words
Edizioni, oltre a Di cenere e di carne, ha pubblicato il romanzo di
narrativa contemporanea Novembre.
.Fu
un odore, la prima cosa a spalancarsi davanti a Lucrezia. Odore di polvere e
carta, di legno e parole, di aria secca e tempo rimasto incastrato, sospeso. Mosse
qualche passo e si fermò ad accarezzare quel soffio, a prenderselo nei polmoni
e a farlo suo, avvolgerlo con i propri sensi e sentirlo davvero, fin dentro lo
stomaco. Poi,
vide quell’odore. Enorme e caldo,
spezzettato in tasselli di pelle, nei dorsi di migliaia di libri, poggiati su
scaffali alti, che quasi arrivavano fino al soffitto. Le pareti ne erano
ricoperte su entrambi i lati, ma a est lasciavano appena lo spazio a quattro
grandi finestre e alla luce del sole che inondava l’intera stanza. Era
un mondo che Lucrezia conosceva, in cui poteva muoversi senza paura, senza
sentirsi fragile o nascosta. Poteva essere, poteva toccare i solchi spessi
sulla carta, prenderli e farli propri. Stringere le parole tra le dita e
farsele sciogliere sulla lingua e, finalmente, lasciarle andare di nuovo, più
splendenti e calde, più vive e vibranti.
Thomas fece un passo. Lei non si mosse. Un nome
cercò di emergere dal fitto groviglio di sensazioni che gli esplodevano in
petto, ma lui non riuscì a distinguerlo. Non era più niente, ma finalmente sapeva di
esistere. Infine lei parlò, la sua voce venne a prenderlo, si
poggiò sul buio che gli chiudeva i sensi, echeggiò nel dolore che gli allargava
il petto. «Elias» mormorò la sconosciuta, prima di
avvicinarsi e sfiorargli il braccio con le dita. Rimase immobile, col respiro mozzato. Si portò una mano alla bocca ancora
intorpidita e si sentì scivolare a terra, la schiena contro il muro, il braccio
destro che pulsava dolorosamente nel punto in cui lui l’aveva stretto. L’aria
intorno era ferma, ormai. Buia e inafferrabile, ora che il fuoco si era spento
del tutto. Non
ricordò di essersi alzata, né di aver percorso la strada a ritroso per tornare
in camera sua. Si ritrovò seduta sul suo letto con una mano sul petto, nella
speranza che il cuore smettesse di battere così forte. Nella mente, angosciante
e pericolosamente vivida, l’immagine di quella faccia, alla luce traballante
delle fiamme. E la fredda e disarmante consapevolezza di averla vista, coperta
per metà dalla barba incolta. Una
macchia scura come il sangue, che arrivava quasi a ricoprirgli l’occhio destro. Si
sdraiò e si rannicchiò su se stessa, come a volersi proteggere. Si strofinò a
lungo il braccio, cercando di scacciare la sensazione di quella mano che lo
stringeva. Pianse a lungo ed era ormai l’alba, quando finalmente si addormentò.
«Rimarrà con me fino alla fine del mondo?» Glielo
disse come fanno i bambini, fingendo un’ingenuità che la faceva sorridere. «Anche
oltre.» Finse
un cipiglio solenne, ma Lucrezia si accorse che gli veniva da ridere. «Oltre
la fine del mondo?» Forse
era seria, forse giocava ancora. Elias si mosse, posò una mano sulla sua
guancia. «Oltre.
E anche di più.» Rimasero
sospesi per un istante, un battito cardiaco lento, solenne. Lucrezia avvertì un
brivido, le solleticò appena la nuca. Oltre.
E anche di più. Lo
pensava davvero, tanto che l’avrebbe gridato al mondo intero. Gli sorrise, più
sicura. Tornò sul suo petto e lasciò che Elias le circondasse con le braccia. Rimasero
così, fermi e sazi, stanchi e completi. «Come
farò a riconoscerti quando il mondo sarà finito?» mormorò ancora, quasi senza
pensare. Elias strinse di più, come se non avesse voluto lasciarla scappare. «Sarà come un lampo sotto la pelle.»
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