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giovedì 11 luglio 2024

Recensione del libro di Angelo Dominici dal titolo "Ombre e Passioni"

Angelo Dominici: Ombre e Passioni

Scheda tecnica
Titolo: Ombre e Passioni
Data di pubblicazione: 15 giugno 2024
Autore: Angelo Dominici
Editore: self-publisher
Numero Pagine: 126
Formato: cartaceo ed ebook (Disponibile anche su Kindle Unlimited)
Genere: Poesia
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"Quando il mio cuore
si fermerà,
il tuo ricordo
lo farà tornare
ad amare."

Ombre e Passioni è l’avanguardia intellettuale che non si discosta dalla metrica classica ma la declina in un linguaggio nuovo e sapientemente equilibrato, espressione dell’interiorità dell’autore ma, soprattutto, di ciò che solo la poesia può raccontare sul mondo esteriore. È un grido di speranza, di amore per l’amore e di fiducia verso il rinnovamento dello spirito.
L’uomo è l’amore.
Può voler dire tutto o niente, ma nella poetica di Angelo Dominici quest’espressione in apparenza un po’ sibillina viene ampiamente declinata secondo due fondamentali cifre portanti. Si allude, ovviamente, all’evocativo binomio che costituisce il titolo dell’intera sua raccolta di versi: ombre e passioni. Muovendosi a partire dalle ombre, l’autore introduce il lettore all’interno del suo universo simbolico. Di questo si può dire che rassomigli a un gigantesco, quasi cosmico palcoscenico, il cui fondale è l’onnicomprensiva natura – tema leopardiano carissimo a Dominici – entro la quale si dipanano le vicende dell’uomo-amore e di tutti gli altri esseri (saremmo tentati di aggiungere “viventi e non”, ma, come si vedrà, la prospettiva del poeta arriva spesso ad assumere accese tinte di panteismo). E le ombre, dunque? Come servi di scena sono sempre presenti, sebbene in maniera discreta e trasversale, sovrintendendo ogni momento dello spettacolo dall’inizio alla fine. E l’accento è posto insistentemente proprio sul momento fatale della dipartita, il frangente in cui l’ombra esce allo scoperto:
[…] pronta ad accompagnarmi fino alla morte.
Fuor di metafora, l’autore vuole intendere che in ogni manifestazione della vita, lì v’è anche l’ombra. Ed ogni aspetto del reale deve fare i conti con la propria silenziosa compagna. La prima sezione del canzoniere di Dominici è trapunta di immaginifici esempi; nessuna propaggine del cosmo può sottrarsi all’umbratile contropartita della propria esistenza, al dazio da pagare per il diritto di poter essere qui ed ora. In tutte le cose è già fatalmente innestato il germe del decadimento e della sconfitta. La foglia è destinata a inaridire e sgretolarsi ai piedi dell’albero:
Foglia tu cadi […]
e tra l’acqua e il sole ti sciogli.
Il giorno verrà presto fagocitato dalla notte:
Così è rosso
il sangue del sole
ucciso dal buio.
E il fuoco roderà lentamente ma inesorabilmente le carni lignee del ceppo fino a ridurle in cenere:
Il fuoco imperversa
sulla spuma
del legno […].
Il poeta, dietro al rigoglio della natura, sa scorgere anche il fantasma dell’imminente caducità intessuta nella trama del tempo. E squarciando così il velo di Maya può fissare il proprio sguardo nel volto crudelmente impassibile del mondo, scrutando quel male di vivere di montaliana memoria che nei versi di Dominici prende corpo nella malevolenza della zanzara:
La tua gioia
è l’altrui dolore.
Così come nello scoglio che strozza l’impeto del mare:
Onda, […]
 ti infrangi nella solitudine
degli scogli.
O, ancora, nell’evanescenza dei piccoli oggetti quotidiani, quali la candela:
Sciolta dal calore
 perdi la freddezza della morte.
E la sigaretta:
Così tra il fumo,
svanisce la tua esistenza.
Ma dopo aver conosciuto e accettato il dolore c’è spazio per la speranza e la redenzione. L’umbratile tragicità dell’essere viene riscattata, nel poetare di Dominici, dall’amore passionale e rinvigorente per la donna, protagonista quasi assoluta della seconda sezione della raccolta dedicata, naturalmente, alle passioni. Qui, concedendo a se stesso (e, francescanamente, agli altri fratelli e sorelle del creato) un flebile spiraglio, il poeta dissipa in parte la coltre che ammantava le malinconiche figure contornate dall’ombra. Solo in parte, per l’appunto, poiché l’amore dominiciano prende forma e colore nell’umile semplicità dei dettagli a misura d’uomo: gli sguardi, i sorrisi, i baci fuggevoli. Sono però questi gesti docili e fugaci a costituire l’intrinseca bellezza e il pregio del sentimento amoroso. L’immediatezza dei gesti viene resa dall’autore anche sul piano metrico, dal momento che Dominici predilige il verso breve sciolto (raramente si avventura oltre il novenario), adottando uno stile tendenzialmente epigrammatico che però, in questa seconda parte dell’antologia, finisce per sacrificare la ricchezza e la varietà di immagini caratterizzanti la sezione delle ombre in favore della monotematica espressività della donna redentrice. L’impermanenza del tutto, in precedenza dipinta con le tinte fosche dell’ineluttabilità, dell’abbandono e della fine, ora viene riletta alla luce del ricordo e della memoria, brevi ma stentoree stille d’eternità, come astri fissi nella cupa notte del tempo che nulla risparmia. È a questo punto che la parabola dell’uomo-amore può dirsi compiutamente rappresentata. La forza portante del cosmo, l’amore, trova nell’uomo la sua più completa realizzazione; l’insopprimibile tensione che unisce e divide, che colora e rabbuia, che strugge nell’abbandono ed esalta nell’amplesso, ha nell’uomo e, soprattutto nell’uomo poeta, il suo più significativo araldo. Il poeta vive e comprende; e comprende vivendo. L’amore è a un tempo la sua croce struggente e la sua appagante delizia. La sua ombra e la sua passione:
L’amore è il rifugio
dalla o della vita.

Buona lettura da Simone








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