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martedì 3 agosto 2021

Recensione: "Prima che il buio" di Nico Priano edito Nua Edizioni

 Recensione: "Prima che il buio" di Nico Priano edito Nua Edizioni

Scheda tecnica
Titolo: Prima che il buio 
Autore: Nico Priano 
Genere: Romanzo Storico 
Pagine: 300
Pubblicazione: 15 Luglio 2021
Formato: Ebook e cartaceo
Il racconto di una generazione. Una storia d’amore, di  amicizia, e di guerra. “Prima che il buio” di Nico Priano è il racconto di una generazione cresciuta   troppo in fretta tra fame e guerra, un’umanità fragile, dunque, ma tutt’altro che arrendevole.  Michele e Giulia sono due adolescenti. Lui figlio di contadini, lei unica figlia di una famiglia benestante,  di origini ebraiche. Le loro vite si incontrano e si legano in un’unione tenace, irrinunciabile. Ci penserà la  guerra a dividere i due ragazzi, tra angosce e speranze, tra la paura di non farcela e la voglia di vivere.  Attraverso la loro vicenda, il romanzo racconta il decennio compreso tra il 1935 e il 1945, legando gli  eventi della Provincia Piemontese, dell’Ovadese in particolare, con quelli nazionali e internazionali.  Dal crollo della Diga di Molare, all’entrata in Guerra dell’Italia, dalla disfatta sul fonte della Cirenaica,  agli episodi della guerra resistenziale combattuta sui monti dell’Appennino Ligure-Piemontese. Tra le  pagine del libro affiorano figure celebri e altre poco conosciute, ma altrettanto decisive e determinanti.  Il libro si conclude con un’appendice che riporta il lettore ai giorni nostri e riavvolge il filo della narrazione.  Michele ormai vecchio, racconta la sua storia ai nipoti. È una sera di giugno proprio come quella che dà il via alla  vicenda, sessantacinque anni prima. Una casa di campagna, un prato, il volo di una lucciola. È il suo chiarore intermittente  ma ostinato a rappresentare la Memoria, ciò che resta al cospetto del Buio dove l’aneddotica svanisce e i ricordi  si spengono.  Resta una Storia che chiede di essere raccontata. Ancora una volta. 
"Prima che il buio" racconta un periodo storico specifico,  il decennio compreso tra il 1935 e il 1945, che ha portato tanta sofferenza all’intera umanità, qui raccontata attraverso i personaggi Michele e Giulia che vivono il periodo in maniera differente a causa delle loro origini: lui italiano costretto a partire in guerra e poi reso prigioniero dagli avversari, lei ebrea costretta a nascondersi per sfuggire al suo amaro destino che qualcuno ha deciso per la “sua razza”; una storia ricca di eventi ed episodi realmente accaduti “abbelliti” e romanzati da parte dell’autore. La storia parte piuttosto lentamente e in modo confuso, tale da impedirmi di collegare gli eventi ad un unico filone. Piano piano inizia a prendere vita e ad entrare nel vivo e nell’ interesse di me lettrice ( da considerare sempre che la lettura è altamente soggettiva e quindi per molti di voi, sarà esattamente il contrario). Lettura scritta con un linguaggio semplice senza fronzoli o termini di difficile comprensione. Ogni capitolo è contrassegnato dal periodo e dal luogo in cui avviene il racconto che si articola e sviluppa tra l’Italia, L’Inghilterra e la Scozia.  La guerra sporca l’animo umano, lo rende cattivo, animato dal sentimento di odio e di vendetta e riempie i cuori  di vendetta e aridità.
“…non era la logica a governare gli eventi …in tempo di guerra c’era soltanto l’odio e con quello era impossibile fare i conti. Con quello non si ragionava…”
La guerra ha diviso e distrutto famiglie; ha solcato le guance di lacrime di tante mamme, figli e mogli; ha disintegrato la coscienza e la dignità umana. Di questo parla il libro: della supremazia di un uomo su un altro uomo fino a togliere la libertà.
...ricacciò quel ricordo indietro, insieme al resto. Tutto quello che c’era stato prima della guerra rappresentava adesso una ferita aperta che perdeva sangue e bruciava. E allora si concentrò sulla disperazione che aveva intorno, pensando a come salvare la pelle”
Una storia come tante che deve essere assolutamente raccontata alle nuove generazioni affinchè non si commettano più gli stessi errori; una storia che dovrebbe far parte del programma di educazione civica come materia scolastica; una storia che ciascun nipote dovrebbe ascoltare direttamente dalla voce dei propri nonni, proprio come accade nel libro: Michele ormai anziano racconta la sua vita ai propri nipoti per dar loro una buona speranza futura su gli errori del passato. Lettura consigliata ad ogni fascia d’età specialmente a quella più giovane: ragazzi, fate in modo che il sacrificio dei vostri nonni e di altri uomini dall’essere stati resi schiavi, imprigionati, partigiani, non sia vana, ma che sia onorato. Se oggi tutti noi siamo uomini liberi, dobbiamo ringraziare i nostri partigiani che hanno combattuto la loro resistenza a rischio della vita.
“...Le sembrò di sentire dei passi. Fuori non c’era nessuno. Non vide gli uomini che stavano scendendo il sentiero verso Campale. Uomini che quella guerra volevano farla finire a tutti i costi. Avevano nomi curiosi, buoni per la battaglia, per la clandestinità. Camminavano sgranati, in silenzio…”


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