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martedì 12 novembre 2019

Recensione libro Demamah: il signore del deserto-Demamah: el señor del desierto. Ediz. bilingue di Yuleisy Cruz Lezcano


Recensione libro
Demamah: il signore del deserto-Demamah: el señor del desierto. Ediz. bilingue 



Scheda tecnica 
TitoloDemamah: il signore del deserto-Demamah: el señor del desierto. Ediz. bilingue 
Autore: Yuleisy Cruz Lezcano
EditoreMonetti Editore
Genere: Poesia
Formato: Copertina flessibile
Pagine: 192
Pubblicazione: 22 Luglio 2019

«Questo libro per me rappresenta più viaggi dentro e fuori me stessa. Tramite i diversi componimenti il primo viaggio è quello del tentativo implicito di rivelare in modo celato alcune tappe importanti che hanno caratterizzato le storie raccontate, le emozioni e le unità di senso. In questa raccolta poetica ho radunato poesie scritte in diversi momenti della mia vita. Alcune di esse composte durante il mio viaggio a Tozeur in Tunisia, altre le ho composte a Cuba e altre durante le passeggiate silenziose attorno a casa. La scelta di presentare due libri in uno, con poesie bilingue italiano/spagnolo, che racchiudano lo stesso senso, rappresenta un secondo viaggio: lungo le mie radici culturali, che hanno un origine passata a Cuba e una crescita presente in Italia. Il terzo viaggio è un viaggio a due strade parallele: una lungo un inferno fiorito e l'altra verso un paradiso di rumoroso silenzio.»
Ho letto attentamente le poesie dell’autrice Yuleisy Cruz Lezcano raccolte nel libro “Demamah: il signore del deserto”, presentate in doppia versione: lingua originale e tradotte in italiano. Prima di scrivere la recensione, ho preso dei giorni di riflessione. La poesia di Lezcano è contemporanea perciò libera da schemi e metrica classica e composta da versi lunghi; sporadicamente si trovano dei versi brevi e in rima, delle figure retoriche e immagini poetiche. Questa mancanza di metrica, a mio dire, toglie musicalità al verso e al componimento poetico trasformandolo in riflessioni scritte, una prosa – poetica. Riflessioni metafisiche, religiose e introspettive. L’ultimo verso della poesia “Ombre sorelle” mi ha riportato alla triste vicenda dei tre vigili del fuoco morti nell’esplosione della cascina di Quargnento ad Alessandria:
“La vergogna ripresa
Fabbrica azzurri fantasmi
Che urlano con la bocca di disgrazia
Un mare di dolori
Per queste morti senza senso né pietà
Che zoppicano con oscura meschinità
Trascinando il peso
Di tutte le futili violenze
Provocate dagli assurdi schizzi
Di una coscienza chiusa
Che non si domanda
Se il cielo sputa con fuoco aperto
Incubi di morti stereotipate”.
In questo verso c'è tanta poesia e musicalità ma è solo l'ultimo verso di una lunga composizione. Bastano solo poche parole per trasmettere emozioni e non pagine piene.
Lezcano è alla ricerca della felicità, del senso della vita, che non è terrena ma ultraterrena, paradisiaca; quel paradiso associato a Tozeur, la città che sorge in un’immensa oasi nel cuore della regione del Jerid, nel sud-ovest tunisino e a breve distanza dall’Algeria, tra laghi salati e spettacolari circondati dal Sahara. Ed è proprio il Deserto il simbolo della solitudine dell’uomo che cerca di seguire le orme del suo destino ma si perde tra le dune della sua solitudine.
Riflessioni molto belle, quasi filosofiche ed eteree ma molto lontane dall’essere considerate poesie nell’accezione classica del termine. Ovviamente non sono un critico letterario ma solo un’umile lettrice amante della poesia “musicale ed altamente emotiva”.
Ne consiglio la lettura a tutti coloro che riflettono sulla condizione dell’uomo: “Chi è? Dove vuole andare”?

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