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martedì 2 gennaio 2018

Recensione: L' Arte di essere fragili di Alessandro D' Avenia


SCHEDA TECNICA
Titolo: L' arte di essere fragili
Autore: Alessandro D'Avenia
Editore: Mondadori
Pagine: 209
Pubblicazione: 31 Ottobre 2016
Collana: Scrittori italiani e stranieri
Formato: Kindle; copertina flessibile




"Esiste un metodo per la felicità duratura? Si può imparare il faticoso mestiere di vivere giorno per giorno in modo da farne addirittura un'arte della gioia quotidiana?" Sono domande comuni, ognuno se le sarà poste decine di volte, senza trovare risposte. Eppure la soluzione può raggiungerci, improvvisa, grazie a qualcosa che ci accade, grazie a qualcuno. In queste pagine Alessandro D'Avenia racconta il suo metodo per la felicità e l'incontro decisivo che glielo ha rivelato: quello con Giacomo Leopardi. Leopardi è spesso frettolosamente liquidato come pessimista e sfortunato.
Fu invece un giovane uomo affamato di vita e di infinito, capace di restare fedele alla propria vocazione poetica e di lottare per affermarla, nonostante l'indifferenza e perfino la derisione dei contemporanei.
Nella sua vita e nei suoi versi, D'Avenia trova folgorazioni e provocazioni, nostalgia ed energia vitale. E ne trae lo spunto per rispondere ai tanti e cruciali interrogativi che da molti anni si sente rivolgere da ragazzi di ogni parte d'Italia, tutti alla ricerca di se stessi e di un senso profondo del vivere. Domande che sono poi le stesse dei personaggi leopardiani: Saffo e il pastore errante, Nerina e Silvia, Cristoforo Colombo e l'Islandese...
Domande che non hanno risposte semplici, ma che, come una bussola, se non le tacitiamo possono orientare la nostra esistenza.

La recensione di questo libro è il frutto del "Gruppo di lettura" di cui ne faccio parte.
Il libro "L'arte di essere fragili" di Alessandro D'Avenia" è  stato la lettura del mese  di Dicembre.
Vi propongo ora i singoli commenti dei miei compagni di viaggio e di avventura letteraria diventati per me la mia seconda famiglia iniziando dalla mia recensione.
Grazie a tutti/e ragazzi, siete fantastici!

Manu:
Diciamo che si è trattato di un libro non facile da leggere..
Un libro educativo con tanti spunti di riflessione anche se spesso noioso e logorroico.

Quello che a me è piaciuto di D'Avenia è quello di aver percorso le varie tappe dell'umanità , partendo dall'infanzia,  passando dall'adolescenza fino alla maturità e poi morte, analizzando secondo il pensiero di Leopardi e far giungere al lettore il messaggio positivo di affrontare la vita e le difficoltà con speranza, guardare sempre al di là della siepe e sperare sempre in un destino migliore..
Ma nello stesso tempo di non demordere quando la speranza viene sopraffatta dalla maturità che ci presenta il conto della vita.
Molto bello l'accostamento tra le lettere di Leopardi e le lettere dei suoi alunni.
Quindi passato e presente...

Molto delicato  il passaggio tra l'adolescenza e la maturità.  Tra la speranza e la delusione. Passaggio trattato con molto tatto.
Io spero che riaffiori nei ragazzi l'amore per la letteratura e Leopardi in particolar modo.
Personaggio pessimista che molti prof. di letteratura inducono lo studente ad odiarlo e a sottovalutarlo, a causa del loro poco amore nei confronti del loro mestiere. Ma D' Avenia, o il biondino come a me piace chiamarlo, ci illustra un Leopardi diverso, insolito; un ragazzo pessimista nei confronti della vita a causa delle  varie vicissitudini vissute, ma attraverso i suoi versi ha manifestato l'amore verso quella natura che lo ha fatto tanto soffrire. Sono certa che se tutti avessero un prof come D'Avenia, amerebbero tutti la letteratura e la poesia.

Libro pieno di spunti e riflessioni.
Tante frasi che portano il lettore a fermarsi e a fare un'introspezione personale.
Linguaggio chiaro, lettura fruibile.

"La vita si fa bella e terribile quando lotta per vivere di più. La bellezza nasce dai limiti, sempre. In questo paesaggio, dove la lava nera si staglia contro il purissimo azzurro del cielo ferendolo e la pietra scura assorbe tutta la luce del sole, il profumo evapora con forza, impedendo agli uomini di credere che il deserto avrà l’ultima parola".
Questa lettura è arrivata al momento giusto; mi ha aiutata a fermarmi e riflettere.
Ci sono passi che sembravano scritti per me e mi hanno fatto sentire meglio, come se avessi aperto gli occhi offuscati dalla tristezza e dalla malinconia.

"Siamo fatti per la parola, non per la morte, perché la parola può pronunciare le sillabe che superano la morte: “ti amo”, ovvero “è bello che tu esista”.
Ma due  piccole critiche le devo avanzare: mi ha dato fastidio i passi in cui viene criticato il ruolo dei genitori nell'educazione. E' come se avesse denigrato i genitori solo per esaltare il ruolo dei professori .Sono sempre i genitori a sbagliare e i prof a correggere.
Questo aspetto è stato "antipatico".

 La seconda critica è rivolta  a quelle citazioni che richiamano la religione e la Fede come l'ultima spiaggia di ritrovare se stessi ed essere felici. Accostamento  a mio parere che ha sottratto un pò la magia di tutto il libro e del discorso  Leopardi.
Questi due piccoli particolari, hanno provocato in me qualche sbadiglio di tanto in tanto e tolto una stellina alla mia valutazione.
 Nel complesso n'è valsa la pena e consiglio la lettura a tutti gli adolescenti e a tutti coloro che affrontano un periodo di difficoltà e di fragilità.
"Viviamo in un'epoca in cui si è titolati a vivere solo se perfetti. Ogni insufficienza, ogni debolezza, ogni fragilità sembra bandita".

Valutazione :
Oriana:
Personalmente credo che l'idea di D'Avenia sia buona. Mi è piaciuto il "rapporto epistolare" con Leopardi e mi è piaciuto il messaggio positivo che manda, specie ai più giovani. Ho anche gradito molto le citazioni tratte dallo Zibaldone.
Non mi è piaciuto molto invece il piedistallo sul quale l'autore si è arrampicato e dal quale dispensa consigli di vita...
In particolare, c'è un brano dove parla di una ragazza che aveva l'abitudine di tagliarsi e si rivolge a lei usando queste parole:
 " Smettila. Pensa a me tutte le volte che vuoi tagliarti e scrivimi [...] tengo a te e al tuo sangue e non voglio che nemmeno una goccia venga sprecata".
 Bhe... insomma...mi pare un po' il linguaggio di un guru, un santone che si rivolge ai suoi adepti...
È solo un'impressione mia?!
Ribadisco il mio concetto: l'opera in generale è positiva e cerca di spronare i giovani a trovare un senso alla vita e a dare il meglio sempre, a non arrendersi mai...ecc ecc...
Ma in certi punti il libro mi è parso troppo pretenzioso e ripetitivo (ci sono dei passi anche di Leopardi che vengono ripetuti), mentre il linguaggio dell'autore mi è sembrato troppo paternalistico.
Avere la soluzione a tutti i guai del mondo non è così semplice...ahimè....
Credo che il richiamo a Dio e alla fede in generale sia "l'ultima spiaggia" di chi voglia infondere negli altri un ottimismo che forse in un determinato momento non riescono a trovare o il suo vero scopo nello scrivere questo libro, fare proselitismo.
Io credo che si sia voluto un po' "vantare" non tanto delle sue conoscenze letterarie (il che è normale essendo un docente di lettere) ma più che altro delle sue competenze come insegnante di adolescenti. Un prof così! E chi non avrebbe voluto averne uno?
Mi spiace perché l'idea delle lettere a Leopardi è veramente geniale, ma si sa, chi si loda...

 Il libro è pieno di frasi da sottolineare.
"Un bel mix di frasi fatte" direbbe qualcuno.
A me invece moltissime frasi sono piaciute e le ho sottolineate pure. Adoro le citazioni e mi piacciono le frasi significative sulla vita, sui sentimenti....
Se si riuscisse a chiudere un occhio sull'ego gigante di D'Avenia direi che la lettura può essere fatta con serenità perché in fondo tratta temi importanti e delicati, riesce a commuovere e soprattutto riesce a far riscoprire o conoscere veramente un grande poeta quale è stato Giacomo Leopardi.
Sorprendente la similitudine tra i drammi personali di un giovane uomo dell'800 ed un giovane uomo del 21° secolo.

 Sono contenta di averlo letto. Non possiamo essere sempre soddisfatti al 100% di un libro, si sa...ma io l'ho consigliato ad una persona che sta passando un momento difficile. Non so se la lettura gli servirà, però credo che valga la pena passare qualche ora a leggerlo per pensare e trarre qualche spunto di riflessione che il libro inevitabilmente suscita.

Valutazione
 Pier:
 Quello che in questo libro traspare anzi "traspira" è la grande passione di D'Avenia per la letteratura e per il suo insegnamento. E questa passione la si percepisce tutta quando parla in modo accorato e con trasporto di Giacomo Leopardi.
Ad avercelo avuto un professore come lui al liceo!!!
Indubbiamente ho riscoperto un Leopardi sepolto nei ricordi liceali e scoperto dei suoi aspetti non fuori dai soliti cliché.
"L"arte di essere fragili" è il tentativo di D'Avenia di parlare dei giovani e dei loro problemi attraverso il "grimaldello" delle parole di Leopardi e in questo intento secondo me è riuscito solo parzialmente.
Si nota infatti un grande, enorme buco nero...
...sovente, abbandona il punto di vista laico e usa argomenti religiosamente cattolici pretendendo di darci risposte definitive alle domande che da sempre l'uomo si è posto, ossia da dove veniamo e dove andiamo. E questa cosa la fa in modo così ripetitivo e insistito e melenso da farla diventare  una forzatura retorica, un voler dimostrare che lui oltre che "insegnare" letteratura può insegnarci anche la "verità".
Male molto male, caro Alessandro...non si fa così. Alla fine sembra che tu abbia voluto propinare una bella predica sotto mentite spoglie.
E' inutile dirvi che delusione possa essere stata per me la lettura di questo libro che pure non riesco a stroncare nel suo complesso. Tante belle cose dentro ci sono e non sono poche.
Per il futuro spero che Alessandro D'Avenia dopo aver pagato pegno verso la sua fede con questo libro si cimenti con libri più laici e meno intrisi di proselitismo militante.
 Chiudo con una citazione tratta dallo "Zibaldone" di Leopardi che ben compendia il senso del messaggio di questo libro:
"Non bisogna estinguer la passione colla ragione, ma convertir la ragione in passione".
"Zibaldone", 22 ottobre 1820

Valutazione:
Francesco:
Io parto da una citazione dallo stesso libro:
"La parola “rapimento” in latino si usava per descrivere la corrente di un fiume che tutto assume e supera, per arrivare al mare. Senza essere rapiti, non solo non si arriva al mare, ma si scivola nel sonno o si fugge nel sogno".
Ecco, nel libro che ho letto, a mio modestissimo parere, ci sono delle cose certe:
- l'amore spassionato di D'Avenia per Leopardi
- il tentativo spassionato di D'Avenia di scrivere un libro "cordiale", nel senso più commerciale possibile
- il fatto che lui sia stato rapito, ma così tanto rapito, da non avere il tempo di rileggere quanto scritto e rendersi conto di quanto è spudoratamente (spassionatamente) melenso in tante, troppe parti
Fermo restando che Leopardi non si discute, e che il libro è un'ottima fonte di ottime citazioni, sarei tentato di dire che il libro brilla di luce riflessa. Quella di Leopardi, appunto. Perchè quando parla Leopardi tutto fila liscio. Ma forse così sarei capace anch'io di scrivere un gran libro. Selezionando qualche passo dei Vangeli, o qualche brano di Coelho, dico.
Il problema è il resto.
Per almeno metà libro (ma mi sa abbastanza di più) c'è il tentativo, forzatissimo di far dire alle parole di Leopardi tutti i messaggi positivi del mondo, dando a riprova della tesi tutte le mitiche esperienze sue personali di maestro, scrittore, consigliere, zio, dio, ecc.
Diventa così a tratti una sorta di (fastidioso) romanzo autocelebrativo, camuffato dal nobilissimo intento di dare strumenti di autoanalisi, autostima, speranza, ad una fetta di lettori delicata come quella degli adolescenti.
Si salva il merito di tirare in ballo la bellezza del "fragile" pessimismo leopardiano.
Si salva il merito di saper scrivere belle parole per le tante anime in pena che di quelle hanno bisogno.
Non si salva il libro. Dopo la delusione di anni fa di Bianca come il latte, rossa come il sangue, ho dato volentieri una seconda possibilità a D'Avenia di piacermi.
Ma niente... ho scelto il libro sbagliato, o non c'è affinità a prescindere. 
Votazione


Luna:
A me non ha trasmesso positività; non mi è piaciuto il modo in cui si pone come guida.
Lo trovo un po' troppo accentuato, poco umile.. Anche a me ha colpito lo stesso brano della ragazza autolesionista.

Mi è piaciuto invece il rapporto intimo che descrive con Leopardi, l'amore che trasuda per la letteratura e per la poesia.
Ma per il resto purtroppo per me è NO.
Confermo l'idea che già avevo di D'Avenia :uno scrivere germinale, non maturo, in alcuni passi inutilmente tragico o, che forse è peggio, autoreferenziale.
Lo abbraccerei, ma per me, ha ancora tanto da percorrere.

Ma alla fine Io non ho mica capito...
Come può Leopardi salvarCI la vita?!

... Forse dovrei scrivere una letterina a D'Avenia .
 Io ho percepito come lui potrebbe a suo dire salvarmi la vita...
Ma di Leopardi non mi è arrivato

Mi spiego... Chi è fragile, in quel libro, è esortato al confronto e al guardare a chi è più forte per farsi forza..
Valutazione:

 Paola: 
 In primis devo dire che la parte più difficile della lettura è stata riuscire a sintonizzarsi sulla lunghezza d’onda di D’Avenia, purtroppo al liceo mi hanno fatto odiare praticamente Leopardi...quando poi ho cominciato a capire da sola i brani citati è stato tutto molto interessante.
Devo fare i miei complimenti a D’Avenia per due cose innanzitutto: avermi fatto avvicinare a Leopardi facendomi capire tanto su di lui e poi, da insegnante quale sono, avermi fatto riflettere sull’adolescenza in modo profondo.
Ovviamente ci sono parecchi difetti in questo libro: essersi posto un po’ troppo come “ maestro” (ma di scemenze non ne ha scritte a mio parere, tranne attaccare sia i genitori sia gli insegnanti che non riescono ad avere il suo modo di insegnare, non siamo tutti uguali e lui è un estremo in positivo), aver scritto delle frasi di troppo che a volte hanno appesantito la lettura.
Questi i difetti maggiori che ho notato.
 Non sono stata disturbata da qualche affermazione sulla fede...non le ho quasi notate.
Di frasi da rimarcare è pieno, questo libro, ho letto sempre con la matita in mano. Molto bella l’idea dell’epistolario e del descrivere le tre fasi della vita.
 Ho trovato una bella carica di positività e ho ammirato Leopardi per la sua forza e la sua voglia di vivere e di godere delle cose belle malgrado la sua situazione.
Alla fine devo dire che il libro mi è piaciuto, anche se preferisco i romanzi scritti da D’Avenia! 
Gli si possono fare tutte le critiche che volete ma è un grande, un saggio così particolare su Leopardi sfido chiunque a scriverlo.

Valutazione:


Cristina:
A me il libro del mese è piaciuto. Io l’ho letto proprio quando è uscito, su consiglio di un amico innamorato di Leopardi.
Premetto che la prof del quinto anno ci aveva fatto odiare Leopardi e premetto che stavo passando un periodo un po’ buio della mia vita.
Quando l’ho letto mi ha fatto riscoprire un lato di Leopardi che non è il solito ( tristezza, solitudine, pessimismo...). Ho scoperto un Leopardi più al positivo e devo dire che è riuscito a spronarmi a dare il meglio di me, a non arrendermi, a trovare qualcosa per cui abbia senso vivere grazie ai suoi consigli.
Sicuramente non è un libro facile da leggere, soprattutto se non è il momento adatto per leggerlo.
E si, devo ammettere che alcune parti erano un po’ troppo pesanti e ridondanti.


Valutazione:

Martina:
A me questo libro di D'Avenia non è piaciuto molto.. All'inizio la trama e l'argomento mi avevano incuriosito ma mi ha deluso.
 Ho trovato la lettura pesante perché noiosa e in alcuni punti ripetitiva

Non è il primo saggio che leggo e altri saggi li ho trovati coinvolgenti, interessanti non pedanti così come lui ha scritto questo libro.


Valutazione: 


 Jusella:

Il libro di D’Avenia l’ho definito fin dal primo momento “per pochi lettori”. È un libro, per me, che vale la pena leggere, che “dona” molto, dai contenuti profondi e frasi che ispirano riflessioni, dove ci si ritrova e a volte ci si perde e confonde. Non è un romanzo per cui va letto pensando più ad un testo filosofico. È una lettura introspettiva dove il pensiero come analisi della propria interiorità da’ il senso di identità dello stesso scrittore. D’Avenia ha un Alter Ego profondo quasi ad anteporsi al modello educativo genitoriale; sembra quasi un saccente dell’analisi educativa...però nell’insieme è un grande, un luminare della fragilità intesa come forza, della bellezza assoluta, della poesia. Il Leopardi con le sue deformità, malato, sofferente, vulnerabile, eccolo qua sotto un’altra veste completamente opposta ed è qui che la fragilità diventa forza!

Valutazione:


Michele:

Premetto che in questo periodo ho avuto poco tempo e peggio poca concentrazione.
Forse in un periodo migliore avrei avuto un'opinione diversa del libro. Forse.

Il risultato è stato soltanto farmi ulteriormente allontanare da Leopardi.
Io che sono marchigiano e che amo tutto della mia regione vivo male questa lontananza.

Le prediche di D'Avenia mi hanno soltanto dato l'impressione di voler complicare cose semplici aggiungendo frasi fatte.
Voto?
Solo stelle "vaghe" come quelle dell'Orsa.
(Ma, Giacomo,  si possono definire "vaghe" le stelle dell'Orsa che sono le più visibili?

 Io e te non andremo mai d'accordo)

Pasecta:
Ho amato il primo D'Avenia, per intenderci "Bianca come il Latte..." anche se non era il mio genere. Poi l'ho apprezzato con la sua seconda opera: "Cose che nessuno sa", invece con "Ciò che inferno non è" ho capito un po' di cose sul D'Avenia scrittore e sul suo pensiero nonché sul suo pensiero e su quella che è stata la sua formazione.
 Ma con "L'arte di essere fragile" a tratti l'ho odiato.
Troppo pesante... Troppo didattico... Troppo dispersivo... Troppo pretestuoso... Insomma troppo di tutto. Ho apprezzato qualche pensiero sparso qui e là, ma niente di più. Probabilmente avevo riposto troppe speranze anch'io in Giacomo Leopardi. Ho sperato per un attimo che questo libro me l'avrebbe fatto amare e invece non ci é riuscito. Anzi, forse l'opposto, me l'ha reso solo più antipatico.
 Valutazione


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 Come potete vedere le opinioni e le votazioni sono discordanti; quindi che dire? Leggete il libro e aggiungiamo nuove opinioni e recensioni.


RECENSIONE SCRITTA DAL GRUPPO DI LETTURA!

GRAZIE AMICI LETTORI!!!




Giacomo Leopardi



ALLA LUNA 

O graziosa luna, io mi rammento
Che, or volge l'anno,
 sovra questo colle
Io venia pien d'angoscia
 a rimirarti:
E tu pendevi allor su
 quella selva
Siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
Il tuo volto apparia, che travagliosa
Era mia vita: ed è, nè cangia stile,
O mia diletta luna.
E pur mi giova
La ricordanza, e il noverar l'etate
Del mio dolore.
Oh come grato occorre
Nel tempo giovanil,
quando ancor lungo
La speme e breve ha la memoria il corso,
Il rimembrar delle passate cose,

Ancor che triste, e che l'affanno duri!


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