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martedì 2 aprile 2019

Recensione libro "La misura dell’uomo" di Marco Malvaldi


Recensione libro
La misura dell’uomo

di Marco Malvaldi

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La misura dell'uomo di [Malvaldi, Marco]



 SCHEDA TECNICA

Titolo: La misura dell'uomo
Autore: Marco Malvaldi
Editore: Scrittori Giunti
Genere: Thriller storico
Pagine: 300 pagine
Pubblicazione: 6 Novembre 2018
Formato: Kindle e copertina rigida

Ottobre 1493. Firenze è ancora in lutto per la morte di Lorenzo il Magnifico. Le caravelle di Colombo hanno dischiuso gli orizzonti del Nuovo Mondo. Il sistema finanziario contemporaneo si sta consolidando grazie alla diffusione delle lettere di credito. E Milano è nel pieno del suo rinascimento sotto la guida di Ludovico il Moro. A chi si avventura nei cortili del Castello o lungo i Navigli capita di incontrare un uomo sulla quarantina, dalle lunghe vesti rosa, l'aria mite di chi è immerso nei propri pensieri. Vive nei locali attigui alla sua bottega con la madre e un giovinetto amatissimo ma dispettoso, non mangia carne, scrive al contrario e fatica a essere pagato da coloro cui offre i suoi servigi. È Leonardo da Vinci: la sua fama già supera le Alpi giungendo fino alla Francia di re Carlo VIII, che ha inviato a Milano due ambasciatori per chiedere aiuto nella guerra contro gli Aragonesi ma affidando loro anche una missione segreta che riguarda proprio lui. Tutti, infatti, sanno che Leonardo ha un taccuino su cui scrive i suoi progetti più arditi - forse addirittura quello di un invincibile automa guerriero - e che conserva sotto la tunica, vicino al cuore. Ma anche il Moro, spazientito per il ritardo con cui procede il grandioso progetto di statua equestre che gli ha commissionato, ha bisogno di Leonardo: un uomo è stato trovato senza vita in una corte del Castello, sul corpo non appaiono segni di violenza, eppure la sua morte desta gravi sospetti... Bisogna allontanare le ombre della peste e della superstizione, in fretta: e Leonardo non è nelle condizioni di negare aiuto al suo Signore
Ottobre 1493. La città di Milano è nel pieno del suo rinascimento, sotto la guida del suo reggente, Ludovico il Moro. La vita a castello scorre rapida e frenetica, tra amori, tradimenti e guerre politiche, ma Ludovico il Moro è molto attento a tutto ciò che succede nella sua città.
“Il martedì ed il venerdì erano i giorni riservati alle udienze. I giorni in cui Ludovico il Moro, duca di Bari ma ciò nonostante signore di Milano, concedeva ascolto e attenzione a chiunque li richiedesse per risolvere un problema. Qualsiasi tipo di problema, e qualunque cittadino di Milano – il che significava chiunque pagasse le tasse imposte dal Moro, a parte quelli che non le pagavano per gentile concessione del Moro stesso. E il milanese che pagava le tasse aveva ben diritto a essere ascoltato, anche perché di tasse ne pagava parecchie.”
Tuttavia, a Milano vive un uomo straordinario e fuori da comune: sulla quarantina, dalle lunghe vesti rosa, l’aria mite di chi è immerso nei propri pensieri. È Leonardo da Vinci: la sua fama già supera le Alpi giungendo fino alla Francia di re Carlo VIII, che ha inviato a Milano due ambasciatori per chiedere aiuto nella guerra contro gli Aragonesi ma affidando loro anche una missione segreta che riguarda proprio lui. Tutti, infatti, sanno che Leonardo ha un taccuino su cui scrive i suoi progetti più arditi – forse addirittura quello di un invincibile automa guerriero – e che conserva sotto la tunica, vicino al cuore.
Il Moro è piuttosto spazientito con Leonardo: da diverso tempo ha commissionato una statua equestre in onore di Francesco Sforza, ma il grandioso progetto procede a rilento ed il grande artista è piuttosto in ritardo nella consegna. Nonostante tutto, Ludovico il Moro ha bisogno di Leonardo: un uomo è stato trovato senza vita in una corte del Castello, sul corpo non appaiono segni di violenza, eppure la sua morte desta gravi sospetti. Bisogna allontanare le ombre della peste e della superstizione, in fretta: e Leonardo non è nelle condizioni di negare aiuto al suo Signore.
“Magistro Ambrogio lo ha visto solo dall’esterno. Io vorrei che voi ne guardaste l’interno […] non è dunque vero, messer Leonardo, che voi vi dilettate di notomia, e che per rendere più verosimili i vostri dipinti e le vostre opere siete solito mettere ancor più a nudo i corpi, svestendoli della pelle e disegnando le loro fattezze?”
Grazie alla grande mente di cui è dotato, Leonardo riuscirà a risolvere il mistero, facendo venire a galla vecchi segreti mai confessati, tradimenti e congiure, indagando tra la corte di Ludovico e la casta ecclesiastica.
Il romanzo “La misura dell’uomo” di Marco Malvaldi è un romanzo giallo ad ambientazione storica, che vede come protagonista l’illustre e ben noto Leonardo da Vinci. L’autore descrive con minuziosi dettagli l’ambientazione storica a cui si riferisce ed il lettore non tarda a calarsi nella Milano di fine Quattrocento. Fin dalle prime righe del racconto, si respira aria rinascimentale:
“Benvenuti nel Rinascimento, dove ogni frase viene calibrata e inanellata come un gioiello, pesando sul bilancino ciascuna singola parola e poi mostrando il monile non per far vedere quanto è bello, ma quanto è potente chi lo indossa. E dove il significato di qualunque discorso deve essere interpretato sulla base di chi lo fa, di chi lo ascolta, di chi c’è nella stanza e di chi non c’è, di quali nomi si dicono e soprattutto di quali non si pronunciano.”
Con uno stile ironico e scoppiettante, talvolta irriverente, vengono descritte situazioni ed episodi tipici dell’epoca.
A fine Quattrocento, essere grassi era uno status symbol: significava che si poteva mangiare tutti i giorni più del dovuto, e che ben poche delle calorie ingurgitate venivano convertite in lavoro manuale.”
Il romanzo è ricco di personaggi, che popolano il racconto in modo caotico e disordinato. Fortunatamente, l’autore ha posto una ricca e dettagliata lista dei personaggi all’inizio del romanzo, in modo tale che il lettore possa consultarla in ogni momento.
In ogni caso, tra i personaggi principali ritroviamo diverse figure.
Ludovico il Moro è il duca di Bari e signore di Milano, nonché figlio illegittimo di Francesco Sforza. La sua principale caratteristica fisica rispecchia in pieno il carattere del personaggio; infatti, il signore di Milano è alto un metro e novanta, il che, unito allo sguardo glaciale e alla lunga e severa veste nera, lo rende un uomo temibile ed autorevole.“Non gli è chiaro se sia meglio comandare o fottere, ma entrambe le cose gli piacciono assai.”
Leonardo di Ser Piero da Vinci viene così descritto dall’autore: “dipintore, scultore, architetto, ingegnario di corte e assai avvezzo alle fantasticherie. Insomma, omo di genio.” Vive nei locali attigui alla sua bottega con la madre Caterina ed un giovinetto amatissimo ma dispettoso. Leonardo è un uomo sui generis: è avvezzo ad utilizzare vesti rosa, ha un temperamento mite, non mangia carne, scrive al contrario e con la testa sempre persa fra i suoi pensieri.
Beatrice D’Este è la figlia del duca di Ferrara, Ercole I d’Este e moglie di Ludovico il Moro. È una donna dall’aspetto pingue e dalla dote generosa; è piuttosto ingenua nella parola e nel pensiero, ma non fino al punto di non accorgersi “dei molti fruscii di sottane lungo i corridoi del castello”, che indicano le numerose scappatelle del marito.
Cecilia Gallerani in Bergamini è una nobildonna che vive a Milano, una delle più famose amanti di Ludovico il Moro. Donna colta e raffinata, Cecilia ospita nel proprio salotto uomini di ingegno e di arte per discutere e dar vita a dibattiti elevati ed interessanti. E proprio a lei, Leonardo si è ispirato nella sua famosa opera “La dama con l’ermellino”.
Bellissimo il confronto fisico e mentale, che l’autore ci regala, tra Beatrice e Cecilia Gallerani, rispettivamente moglie ed amante del Signore di Milano.
“Da una parte la sottile ed eterea Cecilia Gallerani, ancora bella come nel ritratto che le aveva fatto anni prima messer Leonardo, serena e insieme austera, voltata di tre quarti come ad accorgersi del divisato arrivo dell’amante, ovvero quel Ludovico il Moro di cui si parlava poco prima, atteso carezzando l’ermellino che portava in grembo. Dall’altra parte, quella bimbetta tombolotta e rompipalle che rispondeva, ahimè, al nome di Beatrice D’Este ed era la adorata secondogenita del suo signore Ercole. Una bimbetta, appunto, magari soave nei modi ma certamente grezza nel cuore, ch l’ambasciatore aveva nei suoi silenti monologhi soprannominata Beatruce- un nomignolo che quasi non si azzardava a pensare, figuriamoci a dire. Tutto il resto del mondo, invece, l’adorava: il padre, la sorella, la madre, e molti altri, nel cui novero sicuramente non si poteva contare l’ambasciatore Giacomo Trotti.”

I capitoli del romanzo si susseguono rapidi uno dietro l’altro, sebbene siano inframezzati da alcune raccolte epistolari. Infatti, Giacomo Trotti, ambasciatore del duca di Ferrara, aggiorna continuamente il suo signore riguardo la situazione di Milano, inviando lunghe lettere, con uno stile essenziale e diretto. Nel romanzo, tale personaggio viene descritto con queste esatte parole: “Giacomo Trotti: ambasciatore, occhi e recchie del duca di Ferrara, Ercole I d’Este. Ormai non più giovane, abile interprete della vita di corte. Un po' spione forse, ma è per questo che lo pagano.”
Marco Malvaldi è dotato di uno stile di scrittura fluente, diretto ed ironico; l’autore gioca con le parole, tornando ad utilizzare un linguaggio arcaico e piuttosto superato: sebbene inizialmente sia difficile per il lettore comprendere appieno il significato di ogni parola, successivamente si è catapultati nel periodo rinascimentale, adattandosi perfettamente allo stile di linguaggio dell’epoca.  
A cinquecento anni dalla morte di Leonardo da Vinci, Marco Malvaldi riesce a creare un romanzo straordinario, ricco di ingegno, mistero ed un pizzico di ironia, che si addicono così bene alla mente multiforme, creativa e superba di Leonardo. È lo stesso Malvaldi che alla fine del libro espone al lettore, in modo diretto e sincero, i propri dubbi.
“Cercare di scrivere, da storico, un libro privo di errori su Leonardo da Vinci sarebbe pretenzioso. Credere di poterlo fare da romanziere, con in tasca una laurea in chimica, sarebbe stato delirante. Non dubito, quindi, che in questo libro siano presenti parecchi errori, sia a livello storico che a livello artistico, e che prima o poi verranno individuati.”
Io credo che l’autore sia stato in grado di creare un romanzo storico davvero ben calibrato, preciso e dettagliato nella descrizione ed ambientazione storica. Innegabile è la grandezza della mente di Leonardo, e paragonare le sue intuizioni investigative a quelle di uno Sherlock Holmes del mondo antico è davvero eccitante.

A cura di Flavia Pigliacelli

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