Recensione: "Prima che il buio" di Nico Priano edito Nua Edizioni
Scheda tecnica
Titolo: Prima che il buio
Autore: Nico Priano
Genere: Romanzo Storico
Pagine: 300
Pubblicazione: 15 Luglio 2021
Formato: Ebook e cartaceo
Il racconto di una generazione. Una storia d’amore, di amicizia, e di guerra. “Prima che il buio” di Nico Priano è il racconto di una generazione cresciuta troppo in fretta tra fame e guerra, un’umanità fragile, dunque, ma tutt’altro che arrendevole. Michele e Giulia sono due adolescenti. Lui figlio di contadini, lei unica figlia di una famiglia benestante, di origini ebraiche. Le loro vite si incontrano e si legano in un’unione tenace, irrinunciabile. Ci penserà la guerra a dividere i due ragazzi, tra angosce e speranze, tra la paura di non farcela e la voglia di vivere. Attraverso la loro vicenda, il romanzo racconta il decennio compreso tra il 1935 e il 1945, legando gli eventi della Provincia Piemontese, dell’Ovadese in particolare, con quelli nazionali e internazionali. Dal crollo della Diga di Molare, all’entrata in Guerra dell’Italia, dalla disfatta sul fonte della Cirenaica, agli episodi della guerra resistenziale combattuta sui monti dell’Appennino Ligure-Piemontese. Tra le pagine del libro affiorano figure celebri e altre poco conosciute, ma altrettanto decisive e determinanti. Il libro si conclude con un’appendice che riporta il lettore ai giorni nostri e riavvolge il filo della narrazione. Michele ormai vecchio, racconta la sua storia ai nipoti. È una sera di giugno proprio come quella che dà il via alla vicenda, sessantacinque anni prima. Una casa di campagna, un prato, il volo di una lucciola. È il suo chiarore intermittente ma ostinato a rappresentare la Memoria, ciò che resta al cospetto del Buio dove l’aneddotica svanisce e i ricordi si spengono. Resta una Storia che chiede di essere raccontata. Ancora una volta.
"Prima che il buio" racconta un periodo storico specifico, il decennio compreso tra il 1935 e il 1945,
che ha portato tanta sofferenza all’intera umanità, qui raccontata attraverso i
personaggi Michele e Giulia che vivono il periodo in maniera differente a causa
delle loro origini: lui italiano costretto a partire in guerra e poi reso
prigioniero dagli avversari, lei ebrea costretta a nascondersi per sfuggire al
suo amaro destino che qualcuno ha deciso per la “sua razza”; una storia ricca di eventi ed
episodi realmente accaduti “abbelliti” e romanzati da parte dell’autore. La
storia parte piuttosto lentamente e in modo confuso, tale da impedirmi di
collegare gli eventi ad un unico filone. Piano piano inizia a prendere vita e
ad entrare nel vivo e nell’ interesse di me lettrice ( da considerare sempre
che la lettura è altamente soggettiva e quindi per molti di voi, sarà
esattamente il contrario). Lettura
scritta con un linguaggio semplice senza fronzoli o termini di difficile
comprensione. Ogni capitolo è contrassegnato dal periodo e dal luogo in cui
avviene il racconto che si articola e sviluppa tra l’Italia, L’Inghilterra e la
Scozia. La guerra sporca l’animo umano,
lo rende cattivo, animato dal sentimento di odio e di vendetta e riempie i
cuori di vendetta e aridità.
“…non era la logica a governare gli eventi …in tempo di
guerra c’era soltanto l’odio e con quello era impossibile fare i conti. Con
quello non si ragionava…”
La guerra ha diviso e distrutto famiglie; ha solcato le
guance di lacrime di tante mamme, figli e mogli; ha disintegrato la coscienza e la
dignità umana. Di questo parla il libro: della supremazia di un uomo su un
altro uomo fino a togliere la libertà.
“...ricacciò quel ricordo indietro, insieme al resto. Tutto quello
che c’era stato prima della guerra rappresentava adesso una ferita aperta che
perdeva sangue e bruciava. E allora si concentrò sulla disperazione che aveva
intorno, pensando a come salvare la pelle”
Una storia come tante che deve essere assolutamente
raccontata alle nuove generazioni affinchè non si commettano più gli stessi
errori; una storia che dovrebbe far parte del programma di educazione civica
come materia scolastica; una storia che ciascun nipote dovrebbe ascoltare
direttamente dalla voce dei propri nonni, proprio come accade nel libro:
Michele ormai anziano racconta la sua vita ai propri nipoti per dar loro una
buona speranza futura su gli errori del passato. Lettura consigliata ad ogni fascia d’età specialmente a
quella più giovane: ragazzi, fate in modo che il sacrificio dei vostri nonni e
di altri uomini dall’essere stati resi schiavi, imprigionati, partigiani, non
sia vana, ma che sia onorato. Se oggi tutti noi siamo uomini liberi, dobbiamo
ringraziare i nostri partigiani che hanno combattuto la loro resistenza a
rischio della vita.
“...Le sembrò di sentire dei passi. Fuori non c’era nessuno.
Non vide gli uomini che stavano scendendo il sentiero verso Campale. Uomini che
quella guerra volevano farla finire a tutti i costi. Avevano nomi curiosi, buoni
per la battaglia, per la clandestinità. Camminavano sgranati, in silenzio…”
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