C'è
una parola che riesce a riunire filosofia, psicologia, astrologia,
marketing, filologia, narrativa, mitologia e almeno altre cinque o
sei branche del sapere: archetipi. Questo antico concetto,
rispolverato nell'epoca moderna da Jung, rappresenta quello che lo
psicologo analitico definiva parte dell'inconscio collettivo, ovvero
le esperienze complessive di tutte le generazioni umane passate, a
partire dai primi progenitori.
L'archetipo
è un simbolo che si autodefinisce come una sorta di valore etico
sociale, cui il soggetto crede, si appoggia o è condizionato nel
suo modo di essere o comportarsi.
Quindi
al momento della nascita per Jung, ci appioppano un pacchetto di
impostazioni non settabili (manco fossimo un iphone), ereditate dai
nostri avi e facente parte delle immagini mentali collettive (traumi
infantili inclusi nel pacchetto, reso non disponibile).
L'archetipo
è quindi una sorta di idea universale tramite cui osserviamo e diamo
un senso al mondo; e seppur alcuni di questi, nel tempo divengono più
“forti” rispetto ad altri (uno splendido esempio di questo
alternarsi lo trovate nel libro di Neil Gaiman, American Gods), gli
archetipi fanno parte della nostra cultura, spesso anche in maniera
inconscia. Non ci credete? Se avete letto il Signore degli anelli o
visto Star Wars (se così non fosse, per quanto mi riguarda non
dovreste avere diritto al saluto, ma sarò clemente e vi inviterò
gentilmente a rimediare a questa folle mancanza), avete assistito
all'evoluzione dell'archetipo conosciuto come “il viaggio
dell'eroe”. La teoria archetipica viene spesso utilizzata (per non
dire saccheggiata) dalla narrativa editoriale, cinematografica e
televisiva.
Gli
archetipi sono 12: mago, angelo custode, folle, creatore,
distruttore, cercatore, amante, sovrano, saggio, innocente, orfano,
guerriero. Non li approfondirò in questo contesto, ma vi rimando a
compiere una piccola ricerca in quanto esiste un'ampia bibliografia
che approfondisce i singoli aspetti nei più disparati contesti.
A
partire dagli anni '60-'70 anche il marketing ha cavalcato l'onda
dell'archetipo utilizzandolo per costruire brand e “tono di voce”
(il modo in cui un'azienda parla ai propri clienti). Anche qui, non
ci credete? Prendiamo “L'Angelo Custode”. Le sue caratteristiche
sono: altruista, il guaritore, colui che si preoccupa e si prodiga
per il benessere degli altri. Compassionevole e generoso, teme
l’egoismo e l’ingratitudine. Tipico di realtà operanti nel
settore sociale, di aziende che hanno come target la famiglia e di
tutte quelle imprese che si propongono di accompagnare e sostenere i
clienti nel raggiungimento di un obiettivo: Johnson&Johnson,
P&G, Unilever, Amnesty International, Unicef.
In particolare J&J si distingue sia nella scelta del logo (le due
J sembrano disegnare due ali) sia nella scelta dei colori che
richiama sempre un tono angelico.
Ma
non è finita qui. Anche se ormai associamo l'astrologia a quella
cosa che si trova infondo ai giornali o a quello che ci dice Paolo
Fox o Brezsny, non ci dobbiamo scordare che “la
scienza cominciò con lo studio delle stelle, nelle quali l'umanità
scoprì le dominanti dell'inconscio, gli dei, così come le bizzarre
qualità psicologiche dello zodiaco”
(C. Jung). E se ve lo dice lo zio Carl, potreste fare lo sforzo di
non sostenere che abbia ragione solo quando vi fa comodo crederlo.
L'astrologia archetipica infatti è come una scienza dell'Anima. Uno
strumento per connettersi con la nostra struttura e conoscere i vari
componenti. Una sorta di libretto di istruzioni che non ci hanno mai
insegnato a leggere. L'astrologia infatti si basa sul concetto tanto
caro a zio Jung della sincronicità,
in quanto considera la posizione delle stelle in un dato momento,
analizzandone le qualità di quell'istante che si riflettono poi
nella persona nata in quel preciso giorno e ora. Questa è la
sincronicità: le due cose non si causano e non si influenzano, ma
sono lo specchio l'una dell'altra. Tale concetto Jung lo utilizzerà
anche per spiegare l'I-ching (il sistema di divinazione cinese), i
tarocchi e tutte quelle pratiche considerate “superstizioni” che
però, grazie ai concetti della fisica quantistica stanno ritornano
in auge. Tali concetti, a cui le tradizioni di pensiero orientale
erano già arrivate millenni prima, si basano proprio sul principio
di sincronicità. Già vi sento che state pensando “ma mica crederà
all'oroscopo?” Buoni tutti regà! Qui non sto parlano di oroscopo
letto su “Novella 2000”, stiamo parlando di astrologia
archetipica e umanistica, una branca del sapere a cui non è che
bisogna crederci come atto di fede; è una conoscenza enorme che sta
andando perduta in quanto non matematica o scientifica. Vi posso
assicurare che dopo più di un anno che la studio è tutt'altro che
un atto di fede. Certo è che se per interpretare un tema natale vi
affidate a un sito di dubbia serietà, vi sembrerà che siano tutte
baggianate. Allora, se nessuno cura la propria salute leggendo
Wikipedia, ma va da una persona che ha studiato per sapere come
curarvi, non è pensabile di rivolgersi a chi magari studia archetipi
e astri da più di 20 anni per capire meglio come questi possano
influenzarci? Se avete ancora qualche dubbio, riflettete su questo:
la luna influenza le maree del nostro pianeta che è composto per il
70% di acqua. Indovinate cos'altro è composto per il 70% di acqua?
Il nostro corpo. Pensate sia veramente una cosa campata per aria dire
che la il ciclo lunare abbia ripercussioni su quella parte liquida
che compone il nostro corpo?
Giuro
che ho chiuso con il pippone per cui l'astrologia non sarebbe una
branca del sapere degna di rispetto e apostrofata come “una gran
cazzata”.
Tornando
a noi, l'astrologia è dunque il mezzo per interpretare il micro
utilizzando il macro, ovvero interpretare la singola storia
individuale utilizzando gli archetipi risalenti al mondo antico
(mitologia), associando, per esempio il principio femminile alla luna
e quello maschile al sole.
La
mitologia greca che consideriamo spesso molto fica e originale, in
realtà non lo è poi così tanto. Nella maggior parte delle culture
antiche riusciamo a individuare una matrice comune nella generazione
di vari pantheon sorti millenni fa in popolazioni molto lontane e
diverse tra loro. Questa matrice comune sono proprio gli archetipi in
cui si riscontra una convergenza di significato tra le espressioni
mitiche- religiose delle diverse società umane. Gli archetipi sono
quindi organi psichici con una determinata funzione nello sviluppo e
nel funzionamento della personalità e coscienza. Ciascuno è
indispensabile agli altri, sviluppandosi e agendo nell'inconscio in
maniera attiva. Se un archetipo non funziona bene, ne risente
l'intero sistema. James Hillman (allievo di Jung) arriverà ad
affermare che gli archetipi sono una “manifestazione
fenomenica nel percorso che ciascuno compie entro la propria anima”.
La guarigione arriva nel momento in cui si riconosce l'azione degli
archetipi nelle persone e nel mondo. In questo contesto, conosciuto
come psicologia archetipica, la mitologia è considerata infatti
moderna. I miti parlando di temi universali ed eterni.
In
quest'ottica vi consiglio di approfondire gli aspetti dei 12
archetipi e del “viaggio dell'eroe”. Un sito molto ben fatto per
approfondire il tema è www.archetipi.org. Dopo leggete e/o
visionate almeno due dei seguenti titoli:
American
Gods, Neil Geiman
Il
Signore degli anelli, J. Tolkien
Star
Wars (prima e seconda trilogia, l'ultima è un esperimento uscito
male)
Harry
Potter (libri in primis), J.K. Rowling
Un
film qualsiasi della Marvel
In
queste storie, la tecnica narrativa si sviluppa più su delle
“azioni” archetipiche che sono: vincere sul cattivo, l'ascesa
verso il successo, la missione/ricerca, il viaggio, la rinascita, la
tragedia, la commedia. Qualsiasi storia narrata parte su uno di
questi sette modelli. Regà vi posso assicurare che questo discorso
si può applicare a qualsiasi prodotto narrativo (se ne trovate uno
che non rientra in questo filone, scrivetelo nei commenti qui sotto).
Questo
è il motivo per cui questi prodotti hanno successo: fanno risuonare
in noi, delle conoscenze già innate e tramite cui è possibile
effettuare un “transfer” e immedesimarsi nel personaggio che più
ci risuona.
Cosa
ne pensi tu del concetto di archetipo? Ti eri già imbattuto/a prima?
Lascia un commento e fammi sapere come la pensi al riguardo.