Recensione libro
Hush di Paola Garbarino
Scheda tecnica
Titolo: Hush
Autore: Paola Garbarino
Editore: Self
Genere: Narrativa contemporanea
Pagine: 283
Pubblicazione: 15 Aprile 2019
Formato: Kindle e copertina flessibile
Con lui avevo imparato cento modi diversi in cui si può stare in silenzio, così come gli Inuit riconoscono vari tipi di formazioni di ghiaccio e per ognuna hanno coniato un nome.Io non avevo dato loro un nome ma avevo imparato che il silenzio può essere: quieto, irato, triste, frustrato, gioioso, impaurito, sconcertato, offeso, perplesso, assonato, emozionato, divertito, impertinente, arrogante, scherzoso e altre cento emozioni. Mi faceva paura sentire che una grossa parte di me bramasse la rottura dell’ultimo strato d’anima che mi teneva a galla. Una volta spezzato quello, tutto il mio essere sarebbe sprofondato giù e io dubitavo che sarei riuscita a venirne fuori.Era Noah, coi suoi silenzi, con le parole negli occhi e nelle dita, con la voce dell’anima, che mi stava trattenendo dallo sprofondare, che mi stava facendo sentire la forza della vita e non della mera sopravvivenza. Com’era accaduto? Quand’era successo? Mi stava tenendo legata alla vita anche se non lo sapeva, anche se forse ero solo una fiamma che voleva consumare. Sullo sfondo di un’autunnale Genova, Fiore, ragazza dolce con una ferita aperta nel cuore, e Noah, studente inglese in Italia con una borsa di studio, frequentano l’ultimo anno all’Accademia delle Belle Arti.Per un intero trimestre lei sarà obbligata a fare da tutor a lui, ragazzo affascinante, talentuoso, arrogante. E sordo. La loro conoscenza sarà incontro e scontro, attrazione e repulsione, in una condivisione di emozioni che li cambierà per sempre. Quanto contano i silenzi, in un’epoca in cui tutti sembrano ossessionati dal comunicare ogni dettaglio delle proprie vite?
“Tu prendilo grande,
quel respiro, Fiordiluna e poi lascialo andare, liberalo, vai, spicca il volo.”
Fiordiluna (per tutti Fiore), vive a Genova e frequenta
l’ultimo anno all’Accademia delle Belle Arti; per un intero trimestre le viene
chiesto di essere la tutor di Noah, un talentuoso ragazzo inglese che si rivela
un genio della scultura ma è da subito molto arrogante nei suoi confronti.
Noah è sordo, e Fiore è l’unica allieva che conosce la LIS
(Lingua dei segni Italiana) imparata per necessità familiari.
I due ragazzi inizialmente non vanno molto d’accordo, fanno
un passo avanti per imparare a conoscersi meglio ma ne fanno due indietro
scontrandosi, anche per colpa dei loro caratteri difficili.
Entrambi hanno un passato doloroso, che non permette loro di
aprirsi come vorrebbero, che non li fa sentire liberi di amare davvero.
La mia vita era
disseminata di gente e di cose di cui avevo bisogno ma in fondo non c’era
niente che mi fosse vitale, a parte continuare a respirare e quell’atto, beh
Dio era stato molto saggio a fare in modo che fosse un processo involontario.
E’ grazie al silenzio che trovano un punto d’incontro, non
possono parlare, ma creano il loro mondo prezioso e tranquillo, fatto di
sguardi, di mani sfiorate, dove niente e nessuno può intromettersi.
Grazie Paola, ho letto, anzi divorato questo libro, amandolo
dalla prima all’ultima pagina.
Una storia delicata ed emozionante, che mette in luce le
varie difficoltà di convivere con una disabilità, a riprova del fatto che la
vita va affrontata a muso duro, traendo la giusta forza da tutte le esperienze
che ci permette di vivere ogni giorno, positive o negative che siano.
La cosa che mi ha colpito maggiormente, è la magia con cui
Fiore e Noah riescono a comunicare pur non parlando, la delicatezza con cui si
prendono per mano vale più di tutte le frasi fatte, che utilizziamo ogni giorno
ma il più delle volte restano prive di significato.
Ma era Noah, coi suoi
silenzi, con le parole negli occhi e nelle dita, con la voce dell’anima, che mi
stava trattenendo dallo sprofondare, che mi stava facendo sentire la forza
della vita e non della mera sopravvivenza. Com’era accaduto? Quand’era
successo? Forse era stato svegliarmi un mattino e capire d’aver pensato prima
alla sua presenza che all’assenza di Leone.
Bellissima e forte la presenza della famiglia all’interno
della storia, una ricchezza per ognuno di noi, una sicurezza nelle difficoltà,
un amore che riempie il cuore.
la sua voce era una
cosa talmente preziosa, e io ero felice di riuscire a tirargliela fuori,
significava che le emozioni erano forti, che erano vere.
Leggetelo e fatene tesoro! Una storia da non perdere!
5 stelle