Nuova uscita: Sabbia Bianca di Pitti Ducham
Informazioni libro
Titolo:Sabbia Bianca
Serie: #1 I Giganti del Calcio Storico
Autore: Pitti Duchamp
EDITORE: Words Edizioni
GENERE: Romance Contemporaneo
FORMATO: Ebook, Cartaceo
Pagine: 250
Pubblicazione: 16.09.2020
DISPONIBILE SU AMAZON E IN TUTTE LE LIBRERIE
Lei è un’anima fragile. Lui un gladiatore moderno disposto a tutto per averla.
Sullo sfondo Firenze. Vera, cruda. Meravigliosa. La perfezione, ecco cosa pretende l’avvocato Leopoldo Carsini dalla vita. Quando conosce Olimpia,
quello a cui mira in ogni cosa che fa si concretizza nell’azzurro intenso dei suoi occhi. Lei ha tutte le carte
in regola per stargli accanto e lui la vuole, spinto da un desiderio razionale distante da ogni
sentimentalismo. Ma la complessità di Olimpia si svela a poco a poco, durante la ricerca di un fratello
sparito nel nulla, mentre riaffiorano dispiaceri e solitudine da un passato familiare sofferto. E così, il cuore
di Leo, impantanato nella sabbia di piazza Santa Croce, là dove le partite del calcio storico fiorentino
danno vita a leggendari scontri tra gladiatori moderni, comincia a battere più forte. Una storia d’amore e
di cambiamento con tre protagonisti: un avvocato dalla doppia faccia, una ragazza di buoni sentimenti e
una Firenze sospesa tra il presente e un passato attualissimo, vissuta, graffiata, leccata e amata.
Nata nel 1981 sotto il segno del Leone a Firenze. Vive tutt’ora nella provincia di Firenze, sulle colline del
Mugello, con il marito rugbista, due bimbi indisciplinati e un cane anarchico. Appassionata di Burlesque
e collezionista di pezzi vintage di arredamento e moda cerca di coniugare i suoi interessi scrivendo e
leggendo romance storici. Se avesse del tempo libero adorerebbe trascorrerlo tra i rigattieri e i robivecchi
del centro di Firenze.
È amante della storia in particolare quella dell’Europa tra il 1500 ed il 1900, i quattrocento anni che hanno
creato la modernità per come la conosciamo oggi in termini di arte, pensiero filosofico e scientifico,
socialità. Apprezza nelle persone più di tutto la gentilezza, il garbo e la buona educazione, quel non so che
nel portamento che fa di una donna una dama e di un uomo un signore. In self ha pubblicato per la serie
D’amore e d’Italia: L’Arabesco, Lupo di primavera, La gran dama, Il pugnale e la perla nera, La fiamma del ghiaccio.
Ha partecipato alla raccolta Natale a Pemberly con uno scritto ispirato a Orgoglio e pregiudizio e alla raccolta
Cuori fra le righe con un racconto ambientato durante la Grande guerra. Per Dri Editore ha pubblicato
Frittelle al miele e altre dolcezze, il primo regency, e Stupefacente banalità, un romance contemporaneo. Con
Words Edizioni ha pubblicato il regency Il Farabutto e la Sgualdrina.
Sabbia Bianca è il primo volume autoconclusivo della tetralogia I Giganti del Calcio Storico.
Leo era attaccato a Firenze in un modo che solo i fiorentini possono comprendere. Era la sua parte
migliore Firenze, la sua identità e il suo cuore viola, l’unico motivo che scatenava in lui forsennati
batticuori. Era la luce abbagliante dei fuochi d’artificio di San Giovanni, le poltroncine scomode di legno
dell’ex cinema Odeon, era le forche a scuola per andare sul Forte Belvedere a pomiciare con la ragazzina
di turno. Firenze era il lampredotto di Nerbone al mercato di San Lorenzo, il Brindellone per Pasqua
trainato dai buoi bianchi con le corna appuntite, i Madonnari di Por Santa Maria e il mercato del
Porcellino, erano gli stornelli volgari di Marasco e gli scherzi cattivi di Amici miei. Firenze era l’Arno e la
sua forza devastante quando s’incazzava e portava via tutto, e i bomboloni di via del Corso che
scendevano dallo scivolo e finivano nello zucchero. Era la Fiorentina di Giancarlo Antognoni, Dunga,
Roberto Baggio, Rui Costa, Toldo, Gabriel Omar Batistuta, Luca Toni. Era la Curva Fiesole e la Ferrovia
ed era la Vecchia guardia, il club di tifosi di cui Leo faceva parte. Firenze era sotto la sua pelle e chi ne
parlava, bene o male, senza essere fiorentino, lo irritava. Chi non era fiorentino non aveva diritto di
parlare di Firenze, poteva solo adorarla.
“Senti, facciamo così, quando sarai a pezzi perché lui sarà stato più bastardo di tutti i bastardi,
ricordati di me, Olimpia.”
«Pensi al perché lei mi vuole conquistare. È solo perché le va di aggiungere un nuovo nome alla
lunghissima lista? O perché magari le sto resistendo ed è ferito nell’orgoglio. Perché?» domandò.
«Ha lasciato fuori il motivo più importante.»
Leo si alzò dalla sedia, aggressivo e seducente, e si avvicinò lentamente illuminato dalla luce di un
lampione, una tigre lenta e inesorabile che stava per azzannarla. All’improvviso la bocca le parve felpata,
la lingua gonfia e le labbra presero vita, protese verso di lui che si stava avvicinando.
«Qual è il motivo più importante?» gli chiese, con le mani grandi di Leo che scivolarono a scaldarle le
guance raggelate. Piegò la testa indietro per guardarlo in viso mentre le braccia, dotate di proprio potere
decisionale, entrarono dentro il giaccone aperto di lui alla ricerca del tepore della sua schiena contratta
per lo sforzo di non stringerla troppo. La lingua saettò fuori, incapace di aspettare ancora di essere
azzannata da quella del suo predatore, e prima che Olimpia la ritraesse l’avvocato se ne impadronì,
posando le labbra sulle sue. Calde, umide, esigenti. Lui sapeva di soddisfazione e appagamento, sapeva di
piaceri saziati e pace dopo l’orgasmo. Odorava di dopobarba e di maschio che sa fare l’amore in un modo
unico e speciale. Lo spessore ruvido delle sue mani scese sul collo e poi scivolò sulle spalle attraverso il
cappotto, sulle braccia e si infilò tra le maniche e l’addome cingendo d’assedio la vita, stringendola in una
morsa dolcissima.
«Ti desidero, voglio fare l’amore con te e poi ancora e ancora e non voglio staccarmi più» le mormorò
con i nasi che si sfioravano.
«Mi innamorerò di te e tu mi spezzerai il cuore. Ti stancherai, mi getterai via e io non sopporterò di
diventare solo un ingombro.»
Olimpia respirava sussurrandogli nella bocca, vicinissima a lui anche senza la costrizione delle sue mani
a trattenerle la testa.
«Non possiamo conoscere il futuro, nessuno può. Potresti essere tu a spezzarmi il cuore. Potresti essere
tu a gettarmi via» le bisbigliò parlandole con pazienza a un millimetro dal volto, inspirando l’essenza di
vaniglia e chissà cosa che sulle labbra di Olimpia si era mischiata al sapore amarognolo della birra.
"Baciami ancora"
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