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sabato 6 marzo 2021

Recensione libro La ladra di perle di Fiona McIntos edito Newton Compton Editori

 Recensione libro La ladra di perle di Fiona McIntos edito Newton Compton Editori

Scheda tecnica
Titolo: La ladra di perle
Autore: Fiona McIntos
Editore: Newton Compton Editore
Genere: Narrativa storica
Pubblicazione: 4 Marzo 2021
Pagine: 492
Formato: Ebook e copertina flessibile

Quando a Severine Kassel viene chiesta una perizia su alcune preziose perle bizantine appena prestate al British Museum, lei accetta senza esitazione: dopotutto è un’esperta di gioielli antichi ed è perfettamente in grado di svolgere un lavoro del genere.  Ma non appena Severine si trova davanti le perle, il suo passato ritorna con violenza. Quelle perle appartengono alla sua famiglia e si portano dietro ricordi che lei ha cercato di dimenticare per oltre vent’anni.  La rivelazione di Severine dà vita a una ricerca frenetica dell’ex soldato nazista, Ruda Mayek: colui che le ha sconvolto la vita. Con l’aiuto di un agente del Mossad in pensione, Severine è disposta a tutto per rintracciare Ruda.  Ma l’avvocato che si occupa del prestito delle perle, l’unica persona in grado di aiutarli, è vincolato dal segreto professionale. Mentre Severine segue le tracce di Mayek, tutte le sue certezze vanno in frantumi. Forse i segreti che ha custodito per tanti anni stanno per essere rivelati.
Ho letto e guardato in Tv tutto ciò che riguarda l'argomento dell'Olocausto, quel periodo nero, buio e infausto della storia dell'umanità che va dal 1933 al 1945; un lungo periodo storico che culmina nel genocidio e nello sterminio di tutte le categorie di persone ritenute "indesiderabili" dal regime nazista guidato dall'ideologia di un folle chiamato Adolf Hitler. Oltre agli ebrei, infatti, ne furono vittime le popolazioni slave delle regioni occupate nell'Europa orientale e nei Balcani, i prigionieri di guerra, gli oppositori politici, minoranze etniche come rom, sinti e jenisch, gruppi religiosi come testimoni di Geova e pentecostali, omosessuali e portatori di handicap mentali o fisici; ma, nonostante tutto, ancora mi emoziono e una lama si conficca nel mio cuore. In questo romanzo, l'autrice Fiona McIntos ripercorre la storia di una famiglia ebrea, una delle tante famiglie ebree la cui vita viene completamente stravolta da un giorno all'altro; una semplice famiglia composta da marito e moglie e quattro figli che cercano di sfuggire a quell'atroce destino deciso da una sola persona per puro egoismo e follia. Una storia che oscilla tra passato e presente utilizzando flasback atti a renderci partecipi del dolore di Severine Kassel, che un giorno, per mera coincidenza, si ritrova tra le mani un oggetto prezioso appartenuto alla sua famiglia che le farà ritornare a galla, in maniera violenta, vecchi ricordi ormai sopiti e camuffati dal suo nuovo nome. Perchè in realtà, Severine non è Severine e la sua vita è accerchiata da un grande mistero. 
Leggendo la storia, in un primo momento, sembra che il protagonista principale, sia quel filo di perle, giunto accidentalmente tra le sue mani, ma in realtà, esso rappresenta solo il mezzo per poter chiudere quel cerchio doloroso che la tiene ancorata al dolore e sofferenza. Il romanzo mette in evidenza vari punti dell'Olocausto e, seppur romanzati, trasudano le urla di quel popolo che ha pagato il suo essere "ebreo" con il sangue, umiliazioni e morte.
"...fu da quella balconata che lasciammo volare via i  nostri due canarini, seppure con immenso dolore; [...]piuttosto che farli uccidere, liberammo i nostri canarini [...]mi sentii come quei canarini:in fuga per la vita"
Una storia che potrebbe essere vera, raccontata con novizia di particolari e, penso non sia facile improntare una storia del genere senza averla vissuta. Ma, l'autrice, attraverso uno studio sistematico del periodo è riuscita a scrivere una storia senza cadere nell'ovvietà e nella superficialità. Ed è stata anche molto brava a raccontare una storia di sacrificio e sofferenza leggendo di nomi come Hitler, Heydrich, Ruda Mayek (l'amico di famiglia in un primo momento, il traditore della famiglia in un secondo momento), contrapponendola alla bellezza della natura, ai suoi profumi e ai suoi odori, rappresentante di un mondo migliore.
"Una metà di me mi permetteva di sognare perchè nei sogni vive la speranza, ma l'altra metà di me che affrontava la vita ogni giorno, sapeva che non c'era speranza"
Linguaggio ricercato e descrittivo in grado di trasmettere sofferenza ma anche tanta bellezza. Chiudete gli occhi e sarete sommersi dal profumo inebriante del bosco "un profumo che mi faceva pensare alla buccia degli agrumi, a erbe aromatiche e a prati tagliati di fresco" . Non è una coincidenza che la natura sia simbolo di libertà per chi ha vissuto una situazione di "schiavitù"; anche Giuliana Segre in un passo del suo libro, scrive che "la libertà ha il sapore di una pesca".  
Complimenti all'autrice e alla sua penna in grado di catturare l'attenzione del lettore fino all'ultima pagina e di essere riuscita a trasmettere un messaggio alle nuove e future generazioni: "leggete e informatevi, affinchè le atrocità del passato non si ripetano".
Una lettura accattivante sia dal punto di vista storico e umano, sia per gli amanti del suspense e del giallo che vi farà appassionare alla ricerca degli ex nazisti affinchè paghino per gli orrori commessi. 
Lettura consigliata










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