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TITOLO:
LA FIGLIA DELLA FORTUNA
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AUTORE:
ISABEL ALLENDE
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CASA
EDITRICE: UNIVERSALE ECONOMICA FELTRINELLI
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ANNO
PUBBLICAZIONE: 1999
·
NUMERO
PAGINE: 333
“Non c’è niente di
inutile. Nella vita non si arriva da nessuna parte,
Eliza, si cammina e basta.”
(cit. Tao Chi’en)
La citazione con cui ho voluto
incominciare questa
recensione, rappresenta a parer mio il fulcro di tutta la
storia.
La storia di un continuo cammino di tutti i personaggi che porterà
ciascuno di loro ad evolversi nella storia, senza essere mai certi di
nulla.
La protagonista del libro , Eliza
è una bambina cilena orfana che
viene adottata fin dalla nascita da una famiglia
di inglesi a
Valparaìso. La bambina per volontà di Miss Rose, cresce come
una piccola inglese e allo stesso tempo come una piccola cilena a cui Mama Freisa,
la cuoca di casa le insegna la vitalità, la magia e la carnalità del suo paese,
il Cile.
“Tutti nascono con
qualche talento speciale ed Eliza Sommers
scoprì presto di possederne due: un
buon naso e una buona
memoria.”
“Aveva compiuto sedici
anni due mesi prima ed era pronta per
l’amore. Quando vide le mani dalle dita
allungate macchiate
d’inchiostro di Joaquìn Andieta e sentì la sua voce,
profonda ma
molto chiara e fresca come il gorgoglio di un fiume, impartire
secchi ordini agli scaricatori, provò una profondissima commozione
e
l’incontenibile desiderio di avvicinarsi e di sentirne l’odore
l’obbligò ad
abbandonare il nascondiglio dietro le palme di un
grande vaso.”
“Eliza lo scrutò apertamente perché non aveva mai visto un
asiatico da
vicino e ora, finalmente, davanti ai suoi occhi c’era
un abitante della Cina,
quel favoloso paese che veniva citato in
molti dei racconti dello zio.”
Ho letto tre libri di questa autrice,
"La casa degli spiriti",
"L'amante giapponese" e quello che recensisco "La figlia della
fortuna".
Fra tutti e tre i libri, questo è quello che mi è piaciuto di meno.
Ho apprezzato comunque la capacità dell’autrice di saper creare
personaggi che si sono evoluti perfettamente con il progredirsi
della storia,
senza risultare noiosi e fuori luogo.
“Sto scoprendo in me
nuove forze, che forse ho sempre avuto, ma
che non conoscevo perché fino a ora
non avevo avuto bisogno di
ricorrervi. Non so a quale curva della strada si sia
persa la persona
che ero prima, Tao.” (cit. Eliza)
Ho trovato
di disturbo invece, durante la lettura, le parti descrittive soprattutto della
vita in America. Le ho trovate un po' noiose e ripetitive. Probabilmente perché
a me piacciono più i tratti di azione con dialoghi e scambi tra i protagonisti.
“Galleggiava tra le nuvole lattiginose con le sue superbe ali
distese e
all’improvviso la sentiva vicina. Lin si materializzava
di fianco a lui,
un’altra splendida aquila sospesa nel cielo
infinito.”
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