lunedì 23 ottobre 2017

Recensione: La figlia della fortuna di Isabel Allende





·        TITOLO: LA FIGLIA DELLA FORTUNA

·        AUTORE: ISABEL ALLENDE

·        CASA EDITRICE: UNIVERSALE ECONOMICA FELTRINELLI

·        ANNO PUBBLICAZIONE: 1999

·        NUMERO PAGINE: 333
 

                                                            Gradimento
 
 

“Non c’è niente di inutile. Nella vita non si arriva da nessuna parte,
Eliza, si cammina e basta.” (cit. Tao Chi’en)

             La citazione con cui ho voluto incominciare questa
 recensione, rappresenta a parer mio il fulcro di tutta la storia.
La storia di un continuo cammino di tutti i personaggi che porterà
ciascuno di loro ad evolversi nella storia, senza essere mai certi di
 nulla.

La protagonista del libro , Eliza è una bambina cilena orfana che
 
viene adottata fin dalla nascita da una famiglia di inglesi a
Valparaìso. La bambina per volontà di Miss Rose, cresce come
una piccola inglese e allo stesso tempo come una piccola cilena a cui Mama Freisa, la cuoca di casa le insegna la vitalità, la magia e la carnalità del suo paese, il Cile.
“Tutti nascono con qualche talento speciale ed Eliza Sommers
scoprì presto di possederne due: un buon naso e una buona
memoria.”

 La vita di Eliza cambia a diciassette anni quando conosce il giovane Andieta che lavora come impiegato nella città. Eliza scopre così l’amore e decide di  intraprendere insieme a lui il viaggio in California, alla ricerca dell’oro.

“Aveva compiuto sedici anni due mesi prima ed era pronta per
l’amore. Quando vide le mani dalle dita allungate macchiate
d’inchiostro di Joaquìn Andieta e sentì la sua voce, profonda ma
molto chiara e fresca come il gorgoglio di un fiume, impartire
secchi ordini agli scaricatori, provò una profondissima commozione
 e l’incontenibile desiderio di avvicinarsi e di sentirne l’odore
l’obbligò ad abbandonare il nascondiglio dietro le palme di un
 grande vaso.”

 Eliza conosce anche nella sua fuga, Tao Chi’en medico cinese che l’aiuterà a scappare dal Cile e raggiungere San Francisco…un medico cinese che diventerà per la nostra protagonista un fedele amico e compagno.

“Eliza lo scrutò apertamente perché non aveva mai visto un
asiatico da vicino e ora, finalmente, davanti ai suoi occhi c’era
 un abitante della Cina, quel favoloso paese che veniva citato in
 molti dei racconti dello zio.”
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Ho letto tre libri di questa autrice, "La casa degli spiriti",
 "L'amante giapponese" e quello che recensisco "La figlia della
 fortuna".
Fra tutti e tre i libri, questo è quello che mi è piaciuto di meno.

Ho apprezzato comunque  la capacità dell’autrice di saper creare
personaggi che si sono evoluti perfettamente con il progredirsi
 della storia, senza risultare noiosi e fuori luogo.

Sto scoprendo in me nuove forze, che forse ho sempre avuto, ma
 che non conoscevo perché fino a ora non avevo avuto bisogno di
ricorrervi. Non so a quale curva della strada si sia persa la persona
 che ero prima, Tao.” (cit. Eliza)

      Ho trovato di disturbo invece, durante la lettura, le parti descrittive soprattutto della vita in America. Le ho trovate un po' noiose e ripetitive. Probabilmente perché a me piacciono più i tratti di azione con dialoghi e scambi tra i protagonisti.

 Infine, una mia piccola considerazione personale… ho trovato molto tenero il rapporto tra Tao Chi’en e la sua defunta moglie Lin. Non so se quanto narrato riguardi la tradizione cinese, ma il fatto che Tao Chi’en preghi e ricerchi molto spesso il contatto con lo spirito di Lin mi è piaciuto molto.

“Galleggiava tra le nuvole lattiginose con le sue superbe ali
distese e all’improvviso la sentiva vicina. Lin si materializzava
 di fianco a lui, un’altra splendida aquila sospesa nel cielo
infinito.”

 
 RECENSIONE SCRITTA DA VALENTINA FONTAN

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