"Con questa storia vorremmo rendere memoria a tutte le vittime pressoché dimenticatedi una vicenda che auspichiamo non si ripeta mai più. - Annalisa Strada e Gianluigi Spini" Arturo ha quindici anni e un pensiero fisso in testa: dichiararsi a Liliana, la ragazza della porta accanto. Col pensiero di Liliana, Arturo non fa quasi più caso all’atmosfera cupa che si respira nelle vie di Milano. Del resto, è abituato alla guerra, agli aerei che sganciano i loro carichi mortali, alle cattive notizie dal fronte e alle estenuanti file per un tozzo di pane da dividere con la mamma e la sorella. Per Arturo questa è la normalità, e tenere un basso profilo è l’unico modo che ha per sopravvivere, a dispetto di quel che pensano i suoi amici: il ribelle Luciano, invischiato in ambienti antifascisti, e lo sprezzante Vittorio, camerata convinto. Arturo guarda Liliana e non vede nient’altro. Non vede la morte, non vede le torture, non vede la Villa Triste di via Paolo Uccello. Una casa in cui coloro che entrano difficilmente possono raccontarlo. Nella Milano di Arturo e Liliana, a volte, basta una parola, o un pensiero pronunciato ad alta voce per finire inghiottiti dalla casa, e lì, nemmeno tutto il coraggio del mondo può salvarti. Ma a quindici anni non ci si arrende, si è pronti a giocare la partita, anche se in palio c’è una vita. Con questo romanzo, Annalisa Strada e Gianluigi Spini portano alla luce uno degli episodi più crudi e terribili della Seconda guerra mondiale. Arturo e Liliana non sono realmente esistiti, ma i loro nomi racchiudono la storia di migliaia di giovani che, come loro, hanno vissuto l’orrore delle Ville Tristi sorte sul territorio italiano durante il conflitto.
di Matteo CORRADINI dal 19 Gennaio "Anche nella paura ci sono attimi di serenità, anche nei campi di prigionia ci sono lampi di umanità, anche vicino allo sterminio è passata la vita." Esistono storie difficili da ascoltare, storie di uomini e donne che, a causa dell’odio altrui, sono stati privati di casa e affetti, uccisi o braccati come prede, hanno patito sofferenze e umiliazioni inimmaginabili. Le storie dei sopravvissuti alla Shoah sono così: racconti terribili e, purtroppo, veri. Ma oltre all’esperienza del dolore c’è qualcos’altro che accomuna le vittime del genocidio nazista, la speranza. Molti ricordano infatti di essere sfuggiti all’angoscia dei momenti più bui, aggrappandosi a ricordi, pensieri e oggetti che li tenevano ancorati al mondo com’era prima delle leggi razziali. Piccole fiammelle di speranza che hanno permesso ai deportati di resistere. Matteo Corradini ha raccolto alcune di queste vicende commoventi ed esemplari, e le ha raccontate attraverso un percorso fatto di oggetti quotidiani, passioni e sogni, alla ricerca di quella forza che ha sorretto milioni di perseguitati nel momento più difficile.
|
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia il tuo commento qui!