Recensione libro
Il kamikaze di Cellophane di Ferdinando Salamino
Scheda tecnica
Titolo: Il kamikaze di Cellophane
Autore: Ferdinando Salamino
Editore: Prospero Editore
Pubblicazione: 18 Aprile 2019
Pagine: 208
Genere: Thriller / Suspense
Formato: Copertina Flessibile
Un noir psicologico che accompagna il lettore al confine tra bene e male, vendetta e perdono, allucinazione e realtà. Cosa può trasformare un ragazzino mite e amante dei libri in un assassino implacabile? Cresciuto all'ombra di un padre violento, umiliato dai compagni di scuola e rinchiuso per quasi tre anni in un ospedale psichiatrico, Michele Sabella è sopravvissuto aggrappandosi all'amore per Elena, una paziente anoressica conosciuta in istituto. Quando Elena tenta il suicidio, Michele decide di dare la caccia al carnefice silenzioso che la sta trascinando oltre i confini della follia. Per farlo, dovrà liberare i propri "demoni di cellophane" e abbandonarsi alla violenza dalla quale era sempre fuggito. Se nessuno può essere assolto, ha davvero senso condannare?
"Per quelli come me, arriva sempre il giorno. Quello in cui uccidi o ti fai ammazzare o entrambe le cose"
Il romanzo Il Kamikaze di Cellophane è il libro di esordio dell’autore Ferdinando Salamino, una partenza imponente che rappresenta il preludio di una carriera sublime.
Leggendo il romanzo si entrerà all’ interno di una delle
cinque dimensioni dell’uomo, nello specifico, nella dimensione mentale, ossia
in quella dimensione in cui la mente, grazie agli impulsi emotivi, riesce a
connettersi con la realtà circostante e ad elaborare i pensieri e i concetti
che ci permettono di agire. Ma cosa accade quando non vi è connessione tra gli
impulsi o quando gli impulsi deviano la connessione?
“Il soggetto manifesta difficoltà nel controllo degli impulsi
e una disregolazione nella risposta affettiva. I tratti riportati potrebbero
evolvere in un potenziale disturbo borderline della personalità”.
Accade esattamente la situazione del protagonista del
romanzo , Michele, un ragazzo intelligente, vittima del dolore e della violenza
vissuta in famiglia che sviluppa una resistenza all’angoscia attraverso la
formazione di una doppia personalità; una personalità parallela che vive e si
sviluppa simmetricamente alla sua età; una doppia personalità che molto spesso
si scontra e crea una barriera di protezione che circonda e stringe la mente di
Michele come se fosse un cellophane che circonda un alimento. Cellophane però
che stringe sempre più, uccidendo, “come se fosse un kamikaze”, l’attenzione di
Michele e ne offusca il suo intelletto e
la sua vista. In quel momento, accade l’imprevedibile.
“Ero un satellite alla deriva , in cerca di una superficie
contro cui schiantarsi…si erano sentiti così i Kamikaze, l’istate prima di
schiantarsi contro le portaerei nemiche? Sapere di essere senza scampo può
farti sentire invulnerabile?”
Il romanzo è scritto in prima persona ed è come se fossero
le pagine del diario stilate da un killer o uno psicopatico; un diario in cui
il racconto si articola tra prima e dopo;
quelle azioni - causa che ne determinano il dopo - effetto. Attraverso
il romanzo, Ferdinando l’autore, tratta delle tematiche fondamentali che
porteranno il lettore ad un’attenta riflessione in quanto sono dilaganti negli
ultimi anni tra i nostri giovani: l’autolesionismo, la schizofrenia, il TSO (ossia
il trattamento sanitario obbligatorio), la violenza domestica sulla donna;
problemi che vengono assimilati dai figli in modo differente e ne determineranno
il loro essere adulti. Michele, il protagonista, preferisce scatenare la sua
ira su se stesso infliggendosi torture atroci, per difendere chi è accanto a
lui. Compagna di sventura, troviamo Elena, vittima dell’anoressia come arma di
difesa dal dolore e dalla violenza, che la porteranno a tentare il suicidio.
“Gli specchi la schiaffeggiarono da ogni lato con le
immagini del suo corpo concavo, della ragnatela di vene che le correva sul
petto e lungo gli arti, del viso cadaverico. I fari obliqui della stanza la
scrutavano dal soffitto, penetrando al di sotto del mascara, del fondotinta,
del rossetto, svelando la spettrale realtà delle ossa e dei fasci muscolari”.
Il libro parla di una vita come tante trascorsa tra scuola e
famiglia, strada e famiglia, ospedale e famiglia. Una storia che coinvolge
pagina dopo pagina, che attanaglia l’anima, che ferisce il corpo. La bravura
dell’autore è di avermi sviato nella parte finale; mai e poi mai avrei
immaginato un finale del genere; finale che mi ha lasciato con l’amaro in bocca
ma che ha riscattato i personaggi da tanto dolore e disumanità.
“A certi inferni non si accede dal cancello principale ma da
piccoli intercapedini tra desiderio e divieto”
Un thriller psicologico scritto con un linguaggio a tratti
curato e medico, a tratti duro e spietato, intuitivo e versatile. Un thriller
che rispecchia tutte le caratteristiche del genere: c’è suspense, finale
inatteso, violenza, caratterizzazione completa dei personaggi. Lettura consigliata
agli amanti del genere e a chi ama porsi delle domande esistenziali.
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