Recensione libro
La gladiatrice: Una storia del regno di Domiziano, di
Amazon
Vladimiro Maccari
Genere: Narrativa storica
Pagine: 206
Formato: Kindle e copertina flessibile
Pubblicazione: 22 Febbraio 2019
Fine del I secolo dopo Cristo. L'imperatore Domiziano, che si fa chiamare con l'appellativo di "dominus et deus", annuncia la sua visita in una città del nord Italia. Per festeggiare l'evento, ordina che siano preparati in suo onore dei giochi tra gladiatori. Il nobile Gaio Valerio, organizzatore dei giochi, deve soddisfare la volontà dell'imperatore di veder combattere una gladiatrice. La prescelta è Eilis, schiava di origini britanniche che nell'arena si è guadagnata il soprannome di Fenice. Le richieste imperiali però non si fermano qui…
Il genere letterario del
romanzo storico vanta un pubblico vasto e un gran numero di proposte narrative,
ambientate nelle più disparate epoche. Il lettore appassionato del genere trova
in libreria una offerta molto varia, ma non sempre curata nei dettagli storici
come in quest’opera.
LA GLADIATRICE è
un romanzo storico ambientato nella Roma imperiale di Domiziano e risulta leggibile
e avvincente fin dalle prime righe: Maccari, da appassionato storico,
ricostruisce in maniera scientifica la vita sociale in una provincia del Nord
Italia. La spietata tirannide di Domiziano, il conseguente malcontento dell’aristocrazia
e i dedali di trame politiche e personali, completano lo sfondo sul quale si staglia
la trama principale che, al contrario, si basa una storia di amore suggestiva,
ma ai limiti della realtà storica.
La figura della gladiatrice non era
del tutto inusuale nell’antica Roma (è
anche documentata storicamente). Tuttavia, immaginare l’avventurosa relazione
sentimentale della protagonista con un aristocratico romano, riporta la trama in
una dimensione di puro romanzo. In definitiva, il libro
è scritto
con leggerezza e curiosità non usuali e avvince il lettore/lettrice dalla prima all’ultima
pagina, anche nelle gladiatorie scene di combattimento. In più, Maccari ci
riporta piacevolmente alle nostre radici latine, a cui il nostro modo di
pensare e amare risulta ancora molto familiare.
Recensione di Giuseppe Spinoccia
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