La voce del silenzio di Ana DancaScheda tecnicaTitolo: La voce del silenzioAutore: Ana DancaEditore: Gilgamesh Edizioni Pubblicazione: 9 maggio 2021
Pagine: 123Formato: Ebook e cartaceo
Pagine: 123
Il silenzio, molto spesso, rappresenta il timore di esprimersi, l’insicurezza di muovere passi certi nel mondo; altre volte risuona della paura di sé, dell’ascolto della propria voce interiore. Ma se si riesce a fissare il burrone senza farsi prendere dal panico, allora si può trasformare questo momento di raccoglimento in risorsa, che può diventare forza interiore, sostegno che ti permette di andare avanti, giorno dopo giorno. Conoscere se stessi e ciò che ci ha plasmato – esperienze, sensazioni, ricordi, emozioni, incontri – ci consente di affrontare il futuro con piglio propositivo.Questo è il percorso che Ana Danca intraprende nel suo La voce del silenzio, un romanzo che racconta la vita, e che insegna l’importanza di saper ascoltare la Voce, quella che come un daimonion socratico ti urla dentro l’urgenza più cogente che esista: la necessità di saper vivere la propria vita.
Ultimo di una trilogia ispirata al pensiero di Platone, "La voce del silenzio", fa della Bellezza l’esito di un percorso in cui il Bene e la Verità animano le storie e i protagonisti narrati da Ana Danca. In queste pagine la filosofia non si riduce a essere una sequenza di citazioni colte né un mero esercizio di stile, ma si fa struttura narrativa, racconto che nel dialogo trova il suo senso. Un po' diario, un po’ romanzo epistolare, il testo fa della parola scritta il veicolo d’elezione per ascoltare noi stessi e coloro che incrociamo nel nostro cammino. Gioia è l’amica immaginaria alla quale l’autrice confida attraverso alcune lettere l’esito di una riflessione continua sul piccolo e il grande, su una quotidianità che allarga la prospettiva su temi universali. Poco a poco la Bellezza prende una, due, molteplici forme, si mostra nelle montagne innevate che scorrono nel finestrino di un treno in corsa, si scioglie nelle sonorità di un ricordo, compare inaspettata nell’atto di gentilezza di uno sconosciuto. Scrivere, raccontare, filosofare sono azioni che in comune hanno l’atto dello spostamento, del viaggio che un pensiero fa quando lo condividiamo o lo riconosciamo negli altri, siano essi sconosciuti o vecchie conoscenze, volti perduti o nuovi ingressi. Il treno, grande topos letterario del ‘900, accompagna in viaggi che percorrono il tempo e lo spazio, dove i binari per Mantova rimandano ad anni passati in altri paesi, altri mondi e l’appena avvenuta presentazione di un libro si fa ponte per idee nuove. E se la Bellezza si ricava dalla terra e dalle relazioni fra i suoi ospiti, essa si manifesta anche in visioni fuori dall’ordinario, in figure misteriose e fulminanti rivoltesi solo a noi in un giorno o un vicolo qualunque. La ritroviamo ancora nell’accento di un’amica straniera, Felicita, che nel nome e nei fatti aiuta a risollevarsi dallo sconforto, dalla perdita di fiducia in una umanità sempre più egoriferita ed egoista. La perdita di un lavoro schiaccia a terra, ma la bellezza della vita è che ci si può risollevare. Ana, cade, si rialza, aiuta a sua volta, per mestiere e attitudine del cuore. Di nuovo le montagne puliscono l’anima, la predispongono ancora ad un altro viaggio. La terra percorsa è fatta di vette e buche profondissime, infide come le malattie che colpiscono chi ci è vicino costringendoci a fermarci nuovamente, o forse solamente a rallentare un cammino che non può interrompersi. Anuta, Ana, viaggiatrice venuta da lontano e il cui pensiero scava in profondità per alcuni inaccessibili, ci fa testimoni del suo cammino, della Bellezza in esso e da esso rivelata, del dolore, della delusione, dello smarrimento e dei loro esatti contrari, tappe fluide, talvolta nitide, altre sfocate, di una vita condivisa col lettore in modo asciutto, onesto, con forse più domande che risposte. Non è forse questa l’essenza di un autentico, filosofico sentire?BUONA LETTURA DA PAT
Ultimo di una trilogia ispirata al pensiero di Platone, "La voce del silenzio", fa della Bellezza l’esito di un percorso in cui il Bene e la Verità animano le storie e i protagonisti narrati da Ana Danca. In queste pagine la filosofia non si riduce a essere una sequenza di citazioni colte né un mero esercizio di stile, ma si fa struttura narrativa, racconto che nel dialogo trova il suo senso. Un po' diario, un po’ romanzo epistolare, il testo fa della parola scritta il veicolo d’elezione per ascoltare noi stessi e coloro che incrociamo nel nostro cammino. Gioia è l’amica immaginaria alla quale l’autrice confida attraverso alcune lettere l’esito di una riflessione continua sul piccolo e il grande, su una quotidianità che allarga la prospettiva su temi universali. Poco a poco la Bellezza prende una, due, molteplici forme, si mostra nelle montagne innevate che scorrono nel finestrino di un treno in corsa, si scioglie nelle sonorità di un ricordo, compare inaspettata nell’atto di gentilezza di uno sconosciuto. Scrivere, raccontare, filosofare sono azioni che in comune hanno l’atto dello spostamento, del viaggio che un pensiero fa quando lo condividiamo o lo riconosciamo negli altri, siano essi sconosciuti o vecchie conoscenze, volti perduti o nuovi ingressi. Il treno, grande topos letterario del ‘900, accompagna in viaggi che percorrono il tempo e lo spazio, dove i binari per Mantova rimandano ad anni passati in altri paesi, altri mondi e l’appena avvenuta presentazione di un libro si fa ponte per idee nuove. E se la Bellezza si ricava dalla terra e dalle relazioni fra i suoi ospiti, essa si manifesta anche in visioni fuori dall’ordinario, in figure misteriose e fulminanti rivoltesi solo a noi in un giorno o un vicolo qualunque. La ritroviamo ancora nell’accento di un’amica straniera, Felicita, che nel nome e nei fatti aiuta a risollevarsi dallo sconforto, dalla perdita di fiducia in una umanità sempre più egoriferita ed egoista. La perdita di un lavoro schiaccia a terra, ma la bellezza della vita è che ci si può risollevare. Ana, cade, si rialza, aiuta a sua volta, per mestiere e attitudine del cuore. Di nuovo le montagne puliscono l’anima, la predispongono ancora ad un altro viaggio. La terra percorsa è fatta di vette e buche profondissime, infide come le malattie che colpiscono chi ci è vicino costringendoci a fermarci nuovamente, o forse solamente a rallentare un cammino che non può interrompersi. Anuta, Ana, viaggiatrice venuta da lontano e il cui pensiero scava in profondità per alcuni inaccessibili, ci fa testimoni del suo cammino, della Bellezza in esso e da esso rivelata, del dolore, della delusione, dello smarrimento e dei loro esatti contrari, tappe fluide, talvolta nitide, altre sfocate, di una vita condivisa col lettore in modo asciutto, onesto, con forse più domande che risposte. Non è forse questa l’essenza di un autentico, filosofico sentire?
BUONA LETTURA DA PAT
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