sabato 21 aprile 2018

Spazio nuovi autori. Recensione "Le torri di Kelt" di Walter Coccarelli"


SCHEDA TECNICA

 
Titolo: Le torri di Kelt
Autore: Walter Coccarelli
Editore: PubMe
Pagine: 440
Pubblicazione: 1 Maggio 2017
Formato: Kindle, cartaceo
 
Valutazione
Ho letto questo libro all’incirca un mese fa ed ho aspettato tutto questo tempo per trovare le parole esatte.
Ho scoperto la sua esistenza un giorno su un gruppo Facebook quando ho chiesto ai vari membri consigli su letture fantasy vecchio stampo, come per esempio il Signore degli Anelli… un genere che mi piace molto, ma che sta diventando ormai di nicchia. Ebbene tra i vari commenti leggo quello di un certo Walter Coccarelli, che ovviamente come la maggior parte degli autori esordienti mi segnala il suo libro… scrivendomi se ben ricordo, “Ti consiglio il mio, Le torri di Kelt. È proprio quello che stai cercando.”
Tra me ho pensato fosse il solito autore che approfitta dell'occasione per proporre il suo libro da lui considerato la lettura dell’anno; ma avendo deciso di dedicare quest’anno alle letture esordienti, almeno in parte, decido di andare su Amazon e leggere la trama… ebbene una volta letta che dire, mi ha subito incuriosito soprattutto perché, come detto dall’autore stesso, fantasy vecchio stampo. L'ordine è partito ed ho atteso con ansia che arrivi il libro. Ho iniziato  la lettura e nonostante lo spessore del libro, sono subito entrata nella storia, anche grazie alle ottime capacità descrittive dell’autore, per cui faccio davvero i complimenti e ne riporto alcuni pezzi che mi hanno colpito durante la loro lettura.
"Forse non dovremmo temere l’oscurità che ci avvolge, Jesweel, ma quella che a volte noi stessi, senza saperlo, evochiamo ad avvolgere la nostra anima. È allora che sembra non ci sia luce capace di penetrarla e dissiparla, come se si fosse aperto un pozzo senza fondo capace di ingoiare tutto ciò che conoscevi e che per te è luce e vita. Credo sia allora che gli esseri come Ardoch fiutano nell’aria la paura di cui tanto si nutrono. Credo sia allora che gli Dei oscuri si cingono con la corona da Re reclamando il loro diritto sulla nostra anima; è allora che dobbiamo temere per la nostra salvezza.”
La trama sembra scontata… da una parte il bene rappresentato dal “solito” personaggio sfortunato Akenor, in questo caso mezzo umano e mezzo elfo che non sa cosa il destino gli riservi. Assieme a lui naturalmente ci sono gli amici, Jasweel e Bool. La prima una giovane ragazza amica d’infanzia del protagonista, di cui anche segretamente innamorata. Il secondo Bool, l’amico pacioccone del gruppo, quello di cui nessuno confiderebbe nel momento del bisogno, ma che si dimostra essere una valida presenza di sostegno morale ai vari personaggi lungo la storia. Infine tra i buoni c’è il mio personaggio, quello per cui ho provato subito affinità e per cui ammetto ho versato anche lacrime durante la lettura, il padre Jeren… personaggio dall’ambiguo passato e di cui non vedo l’ora che esca il seguito, al momento in fase di scrittura, per scoprirne la storia.
Dall’altra parte si contrappone il male, di cui il personaggio di spicco, colui che da filo da torcere ai buoni, è il demone Ardoch, personaggio infido e alquanto strano.
Ovviamente ci sono tanti altri elementi che rendono questo libro una degna chicca per gli amanti del genere.
“Hai la musica nel cuore adesso, tu e tutti voi altri. Forse un giorno penserete di averla dimenticata, magari non vi ricorderete nemmeno di averla sentita, ascoltata, ma lei sarà lì, nel vostro cuore.” 
A livello strutturale, l’autore come scritto anche sopra, ha una buona capacità di coinvolgimento che fa sentire il lettore parte itinerante della storia fin dalle prime pagine e che ne sa far provare ogni singola emozione dei vari personaggi.
“Noi siamo la Terra, Jasweel, e siamo quei rami che stanno per bruciare, siamo il fumo che essi diventeranno e perdendosi nell’aria tornerà in noi. Siamo questo e molto altro. Devi solo ritrovare il filo perduto che alla Terra ti lega, come il vivo cordone che ti univa a tua madre.”
L’unico lato che posso definire negativo, è quello che dei personaggi… a mio dire alcuni alquanto passivi. Però come ho detto anche all’autore probabilmente la mia sensazione è dovuta al fatto che ho un’innata simpatia verso le parti “cattive” dei romanzi e quindi questa sensazione non è da imputare ad una incapacità dell’autore di saper creare personaggi validi e coinvolgenti.
Insomma non mi rimane altro che suggerirne la lettura agli amanti del genere.
Buona lettura
 
Recensione di Valentina Fontan

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