Recensione libro "La bambina venuta dalla foresta" di Glendy Vanderah edito Newton Compton Editori
Quando ci prepariamo ad uscire al mattino, per quanto organizzati possiamo essere, per quanto possiamo sforzarci di immaginare, non sappiamo mai di preciso cosa accadrà fino a sera, quali sono le situazioni, più o meno prevedibili, che ci vedranno protagonisti e quali incontri, più o meno importanti, arricchiranno il novero delle nostre conoscenze. Joanna Tale di ritorno dalla sua giornata di lavoro, proprio nei pressi di casa, fa un incontro che non aveva previsto o immaginato.
“Forse, se non la guardava, quella ragazzina se ne sarebbe tornata nel suo mondo fatato. Invece era ancora lì quando scese dall’auto. «Ti vedo», disse Jo rivolta alla piccola ombra attaccata al tronco. «Lo so», fece lei.”
Jo, come la chiamavano tutti “Non era mai stata particolarmente brava con i bambini e i loro giochi di immaginazione, nemmeno quando era stata piccola lei stessa. I suoi genitori, entrambi scienziati, dicevano che era la doppia dose di geni super analitici ad averla resa così. Scherzavano spesso dicendo che era nata già con la fronte corrugata, come se stesse formulando ipotesi su dove si trovasse e chi fossero tutte quelle persone in sala parto”.
Comincia così un singolare sodalizio, Jo e Orsa due corpi segnati da cicatrici e lividi. Jo in cerca di dimostrare a tutti e a se stessa che, nonostante l’essere passata attraverso il fuoco della malattia e del dolore, è ancora in grado di condurre la sua vita ‘normalmente’ e Orsa, con la sua ricerca dei miracoli e la meraviglia negli occhi. Nel tentativo di mettere un argine alla strabordante energica Orsa, Jo cerca aiuto nel suo vicino, il Ragazzo delle uova “Gli strinse la mano calda e ruvida, improvvisamente consapevole di non toccare un ragazzo da due anni. Indugiò un po’ più a lungo del dovuto, o forse lo fece lui.” Capita così che non è importante solo chi incontri o cosa fai ma anche come guardi le cose che fai e le persone che ti circondano... Glendy Vanderah ha prestato il suo lavoro di scienziato, ornitologa per l’esattezza, a Jo e l’ha collocata in un habitat che le deve essere assolutamente congeniale visto che è riuscita a creare, nel suo romanzo d’esordio, una realtà assai percepibile eppure fuori dall’ordinario. Tanta la commozione per l’umana fragilità del dolore che provoca la morte e la malattia. Grande la partecipazione per l’ottusità di fronte alla prostrazione per i mali dell’anima. Jo e Gabe sono due naufraghi in cui riconoscersi, feriti delle ferite che molti di noi portano addosso, Glendy Vanderah ha scritto una storia umana ed emozionante, ricca di fantasia e misteriosa. Attraverso Orsa, con la freschezza del suo sguardo acuto e privo di schemi e preconcetti, permette ai suoi ospiti e a noi di guardare il mondo alla ricerca delle cose meravigliose che offre racchiuse nei piccoli scrigni cui non badiamo più per abitudine o per mancanza di tempo. La bambina venuta dalla foresta con la sua scrittura scorrevole e piacevole si presta alla lettura di tutti coloro che abbiano voglia di regalarsi una piccola pausa di serenità. 5 stelle
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia il tuo commento qui!