Recensione libro "Genesi mostruose" di
Scheda tecnica
Titolo: Genesi mostruose
Autore: Peter Vronsky Ph.D
Genere: saggistica
Pagine: 611
Editore: Nua edizioni
Formato: Ebook e copertina flessibile
Pubblicazione: 21 Gennaio 2021
Da Elizabeth Bathory ad Aileen Wuornos, da Irma Grese a Myra Hindley. Come e perché le donne diventano mostri. Un saggio sulle donne serial killer che vi permetterà di conoscere e approfondire una realtà poco nota. Peter Vronsky esplora e indaga il fenomeno delle donne che uccidono e le implicazioni politiche, economiche, sociali e sessuali sepolte con ogni vittima. Per secoli siamo stati condizionati a pensare agli assassini seriali e ai predatori psicopatici come uomini, e forse è per questo che tante vittime sono cadute preda della mostruosità di alcune donne. Vronsky non solo sfida la nostra percezione di bene e male, ma anche del ruolo e dell'identità di genere.
Peter Vronsky, nel suo Genesi mostruose, ci fa compiere un
viaggio attraverso secoli di storia, intercettando una manifestazione della
violenza umana che veste panni femminili, panni a cui, per un retaggio
culturale assai radicato in ognuno di noi, risulta assai poco facile credere. Il testo è assai discorsivo, cominciando con una breve
illustrazione di quelli che sono i casi più noti che, nel corso degli anni, hanno
guadagnato “gli onori della cronaca” grazie a trasposizioni cinematografiche
più o meno fortunate. Prosegue con la tassonomica rilevazione delle “killer
seriali” in base alle varie caratteristiche, al grado di organizzazione, alla
ritualità con cui gli omicidi vengono effettuati. Le fonti a cui fa riferimento sono numerose: in particolare
sono riportati studi e ricerche condotti da unità speciali dell’FBI su gruppi
di assassini seriali nonché altre ricerche cui fa debitamente cenno nelle
dettagliate note. Per ciascuna tipologia di assassina seriale, analizza una o
più esponenti riportandone le vicende, contestualizzate nel momento storico in
cui esse si trovano con il distacco dello scienziato, restituendo i fatti e,
ove necessario, le leggende. Il “viaggio” comincia con Agrippina e, via via giunge alle
donne di Charlie Manson (morto nel 2017).
Nel mezzo numerose storie.
“la violenza è ancora quasi universalmente associata
all’uomo e alla mascolinità. Si pensava che fosse implicita nel corpo maschile,
in funzione del testosterone. Gli uomini commettono atti di violenza; le donne
e i bambini ne soffrono. Quando le donne commettono violenza, l’unica spiegazione
addotta è che si sia trattato di un atto involontario, per difesa, o del
risultato di una malattia mentale o di uno squilibrio ormonale inerente alla
fisiologia femminile: tra le cause sono state incluse depressione post-parto,
sindrome premestruale e menopausa. Le donne sono generalmente percepite come
capaci di commettere solo violenze “espressive”, frutto di uno sfogo
incontrollato di paura o rabbia a lungo trattenute, spesso come risultato di un
lungo periodo di abusi perpetrati da uomini: Sindrome della donna maltrattata o
della sposa maltrattata. Generalmente si credeva che le donne uccidessero di
solito a malincuore e senza premeditazione”
Quando ho preso fra le mani questo testo, seppur non proprio
appassionata di saggi, mi sono detta che poteva essere interessante indagare la
“vita vera”, leggere storie vissute e lasciare, per una volta le storie mediate
dalla fantasia dei tanti scrittori di gialli e thriller che tanto amo. Non avevo considerato che “la profondità della depravazione
seriale” rende “i serial killer ciclicamente preparati a commettere più omicidi
o, come sostengono alcuni, obbligati a uccidere ancora e ancora. (Diventano
dipendenti dall’omicidio)”. Il procedere lungo le pagine e i capitoli mi ha riportato
alla mente una gita fatta a Palermo, al cimitero dei Cappuccini dove il
visitatore si ritrova fra più di ottomila salme mummificate, dapprima
ordinatamente sistemate e via via accatastate in ogni dove. La stessa sensazione di straniamento, di alienazione di
fronte all’atrocità e all’assurdità del male quella vissuta leggendo l’ordinato
resoconto di Peter Vronsky. La sua storia di storico investigativo, autore e
regista gli hanno dato modo di costruire un lavoro di facile fruizione dai
contenuti non meno inquietanti offrendoci l’altra metà del cielo protagonista
nell’ esercizio di atrocità perpetrate ai danni di bambini, di altre donne o di
uomini con estrema facilità. La “comprensione” risulta ancora meno facile se ci
soffermiamo a quanto conosciamo della violenza di genere che ogni giorno si
consuma sulla pelle delle donne; all’oppressione femminile e la costrizione
all’interno dei ruoli a loro tradizionalmente assegnati che sono tra gli
obiettivi principali dell’esercizio di tale violenza, che non si limita alla
sola sfera fisica. Violenza genera violenza. Questa che potrebbe sembrare una semplificazione è il mantra
che dovrebbe accompagnare ciascuno di noi.
“L’unica cosa che sappiamo per certo è che quasi tutti i
serial killer, uomini o donne, si generano nella pozza crudele della loro
infanzia, iniziando come vittime. Ogni serial killer è la prima vittima della
propria storia: bambine e bambini che avrebbero dovuto essere amati, curati e
nutriti, ma non lo erano. Non si tratta di offrire una scusa per le loro azioni
orribili, ma di considerare il luogo in cui potremmo fermarle prima che si
creino nel cuore del bambino. Se solo potessimo.”
Leggere la narrazione del male non è sempre facile, è utile
quando ti fa considerare che basta poco a trovarsi dalla parte giusta piuttosto
che dall’altra.
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