“D'altronde, diciamolo, come si fa oggi a non essere democratici? Sul vocabolario c'è scritto che "democrazia" significa "potere al popolo". Sì, ma in che senso potere al popolo? Come si fa? Questo sul vocabolario non c 'è scritto.” (Giorgio Gaber- Democrazia)
Per fare un riassunto di cosa sia la democrazia oggi, basterebbe già ascoltare la prosa di Gaber. Scritta a metà degli anni '90, dopo tangentopoli e con l'inizio del ventennio berlusconiano, domandarsi se avesse senso parlare ancora di democrazia era ben più che lecito.
Andiamo per ordine. La parola democrazia, viene, manco a dirlo, dal greco e viene spesso tradotta come “potere del popolo”; ciò che spesso viene tralasciato di specificare è che il termine “kràtos” è da intendersi più come autorità, dittatura. Tanto più che Kratos è, nella mitologia greca, figlio del titano Pallante e rappresenta proprio la forza vigorosa. Il termine venne coniato dagli avversari di Pericle, in senso dispregiativo, proprio per indicare la dittatura del popolo. I termini più usati dai sostenitori del regime ateniese, erano “isonomia”, ovvero l'uguaglianza delle leggi per tutti i cittadini, o “isegoria”, il diritto di ogni cittadino a prendere parola durante l'assemblea; da questi due termini derivarono poi il concetto di libertà di parola e di libertà in genere.
Il termine democrazia è più o meno caduto in disuso nelle epoche successive, fatto salvo per alcuni casi isolati nei popoli germanici, per alcune forme nella Repubblica di Venezia e qualche altro caso sparso nel mondo, fino a tornare in auge durante il periodo delle grandi rivoluzioni di metà XVIII secolo. Interessante vedere come la rivoluzione americana, che portò la prima vera forma moderna di governo democratico, escluse però del tutto il popolo da una qualunque forma di partecipazione nei dibattiti dottrinari.
L'autore che si fa coincidere con questo ritorno in auge del termine è Tocqueville con il libro “La democrazia in America”. Egli nota che il fulcro della democrazia americana si basava sulla costituzione federale e sull'associazionismo politico che portava a una partecipazione diffusa dei cittadini negli affari di interesse comune. Nonostante ciò, lui come già Platone tanti secoli prima, prevedevano una decadenza degli interessi politici, in favore di quelli strettamente economici (per Platone la degenerazione deriverebbe dalla continua acquisizione del consenso, che porterebbe alla tirannia).
Oltre a Tocqueville, Montesquieu e Voltaire, sono ben pochi i filosofi che affronteranno in epoca moderna il dibattito democratico, mentre Popper, Rusconi, in qualche modo Chomsky, Arendt e Zagrebelsky, per quel che riguarda l'epoca contemporanea.
Molti contestarono che la democrazia nata a cavallo tra la fine dell'800 e gli inizi del '900 (soprattutto in paesi come l'Italia), non fosse altro che una forma di elitismo, di dittatura massonica. Di fatto alle cariche politiche non poteva di certo accedere chiunque. Bisognava anzitutto sapere leggere e scrivere, cosa che non era per nulla scontata all'epoca e avere una rendita che garantisse la sussistenza minima. Sta di fatto che a questa forma di governo si sostituì, rapidamente la dittatura che prese piede nella maggior parte dei paesi europei degli anni '20 del XX secolo (fatta eccezione per Francia e Inghilterra). Forma di governo che terminò con la seconda guerra mondiale, che vide il trionfo a livello internazionale degli Stati Uniti sull'Europa (la quale smise di avere il predominio sulla gestione delle sorti degli altri paesi) e che quindi si rese alfiere anche di un modello di governo nuovo.
Dal dopo guerra in poi, sono tanti i paesi che si definiscono democratici, ma quanti effettivamente lo sono? Basti pensare che il nome esteso della Korea del Nord è “Repubblica popolare democratica di Corea” (sì hanno lo so, non fate quella faccia). Quello che sappiamo oggi è che esistono vari livelli di democrazia, che però vedremo la prossima settimana.
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