Recensione libro
Nostalgia di cartapesta di Maria Caterina Basile
Augh editore
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Scheda tecnica
Titolo: Nostalgia di cartapesta
Autore: Maria Caterina Basile
Editore: Augh
Pubblicazione: 20 Settembre 2018
Pagine: 82
Formato:Copertina flessibile
Non solo un racconto,
ma un’esortazione ad apprezzare la bellezza delle cose semplici.
Questa è la storia di Salvatore, un ragazzo di 30 anni che
dopo una vita complicata, ha superato infatti la separazione dei genitori e la
tossicodipendenza di uno dei suoi fratelli; decide di lasciare tutto e
rifugiarsi presso la bottega dello zio, mastro cartapestaio proprio in via
della cartapesta.
Devo ritrovare il senso
di sobrietà che ho perduto: forse è per tale ragione che ho scelto di vivere
con lo zio, lontano dai riflettori, in un mondo che non c’è più. Lontano dai
selfie, dalla tecnologia, dalla schizofrenia dei social network e della tv.
Eppure, anche nel mondo antico dello zio, io porto le ansie della modernità e a
lui ho assegnato un compito troppo arduo, quello di donarmi un’altra
educazione, di forgiare un uomo nuovo.
Il ragazzo, grazie allo zio che per lui è come un padre,
prova a ritrovare l’armonia e la serenità di cui ha bisogno, accogliendo di
buon grado l’arrivo di Maria Elena, una ragazza madre che insieme al piccolo
Riccardo cerca a sua volta aiuto e comprensione.
Riuscirà Salvatore a mettere da parte i fantasmi del passato?
Potrà ricominciare da questa “nuova famiglia” per riuscire ad
essere davvero felice?
Un libro molo semplice, che riesce a toccare in maniera
delicata il cuore di chi lo legge, raccontato in terza persona, alternando alla
narrazione stralci tratti da libri e momenti di poesia.
Inizialmente dalla lettura traspare molta malinconia, legata
anche ai ricordi tormentati che il protagonista ha della sua famiglia e della
sua infanzia.
Ombre. Tagli di luce
sulla calce. Fluire e stasi. Maturità: il tempo che scorre e la ricerca
dell’infanzia. La terra, il nido, voci di anziani che ci hanno amato. Ritornare
ad essere. Semplicemente essere, come
nel grembo materno. Senza ideali o aspirazioni che non siano la vita.
Poi, complice anche la serenità che ritrova grazie alla
semplicità della “cartapesta”, diventa un racconto di rinascita; a
testimonianza che nulla è perduto, e che anche dai momenti più gravi si può
trovare il modo per reagire e ripartire.
La nostra convivenza è
basata prevalentemente sul silenzio e sulla ritualità di gesti quotidiani; non
esistono ramanzine né strigliate, solo consigli e incoraggiamenti, più qualche
storia di tempi antichi, se c’è voglia di raccontarla. Lui aspetta che il mio
destino si compia, dice sempre così, che con me ci vuole pazienza, ma sono un
bravo ragazzo e combinerò qualcosa, prima o poi, perché a nessuno piace stare
da soli o vivere con un vecchio. A furia di sentirlo ripetere, mi son messo ad
aspettare pure io.
Infine Salvatore, diventa un punto di riferimento per una
giovane mamma, che si trova ad affrontare le difficoltà della vita da sola con
il suo bambino, a dimostrazione che le esperienze negative, ci possono rendere
tanto più forti da riuscire ad aiutare chi ha bisogno di noi.
Leggetelo e innamoratevi delle cose semplici! La rinascita di
Salvatore sia di buon auspicio per tutti noi.
Incessante prodigio, la
vita. La sofferenza, un seme dal quale è nato un fiore che sorride al sole
facendo mostra dei suoi colori in campi maestosi. Nulla è perduto. Sono la
meraviglia, lo stupore dell’alba e il silenzio umido della notte. Sono la
rugiada timida del mattino, l’incredulità prodigiosa della prima volta, la
freschezza della nascita, l’alito dismesso della notte.
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