SCHEDA TECNICA
Titolo: Gli atti di mia madre
Autore: András Forgách
Editore: Neri Pozza
Pagine: 315
Pubblicazione: 1 Febbraio 2018
Formato: Kindle, cartaceo
Valutazione
“Un tempo per tacere e un tempo per parlare”.
Ecclesiaste, 3,7
András Forgách, nato a Budapest nel 1952, è uno
scrittore, drammaturgo, poeta e membro dell’Accademia teatrale e
cinematografica ungherese. Ha pubblicato il suo primo romanzo nel 1999. Il
secondo, pubblicato da Neri Pozza, è basato sulla storia della sua famiglia: in
un sorprendente romanzo, racconta la tardiva scoperta che la propria madre è
stata collaboratrice segreta del regime comunista in Ungheria.
Avi-Shaul Bruria nasce a
Gerusalemme il 3 dicembre 1922 da Lea Yedidya e Avi-Shaul, famoso scrittore
israeliano. Durante la gioventù conosce e, successivamente, sposa Marcell
Friedmann, un ebreo comunista, con il quale si trasferisce nell’Ungheria
socialista e dal quale avrà tre figli. Marcell, conosciuto inizialmente come il
“compagno Forgacs” e successivamente come “Papai”, è un agente segreto che
lavora sotto copertura come giornalista.
“Perché aveva scelto
proprio il nome PAPAI? Non era mai stato Papa e non aveva alcun rapporto con il
capo della religione cattolica, non aveva nulla di papale essendo un semplice
ebreo rinnegato. Era stata una scelta stramba, ma Papai era sempre pronto a
cambi di identità capricciosi, senza curarsi del fatto che nomen est omen. Un
paio d’anni prima si era liberato con una precocità allarmante del suo nome
originale, Friedmann (uomo di pace), mantenendo solo l’iniziale era
diventato Forgacs (truciolo di legno). Il suo capo diretto, che avrebbe
incarcerato di lì a poco, l’aveva esortato a cambiare nome in quel momento
critico, e lui aveva preso e se n’era uscito sul corridoio; un attimo dopo era
rientrato e si era presentato come compagno Forgacs, Compagno Truciolo di
Legno: come se il nome incoraggiasse proprio a fare a pezzi, a spaccare, a
disperdere sé stesso.”
Tuttavia, Marcell non riesce
a reggere la pressione del lavoro ed inizia a soffrire di manie di persecuzione
e crolli psicologici. La depressione lo costringe ad abbandonare il proprio
lavoro e Bruria decide di offrirsi per sostituirlo, profondamente convinta di
agire nel bene e nel nome di saldi ideali politici. La sua nuova vita, però, la
mette davanti ad un bivio: da un lato la fede in ideali politici e sociali,
dall’altro i figli, il suo punto fermo. Come può una madre amorevole e preziosa
come Bruria, trasformarsi in una spia spietata, in grado di elargire
informazioni persino sui figli e i parenti in nome della sua incrollabile fede
nel comunismo?
Il narratore del romanzo è Andras, il figlio di Bruria
e Marcell, che all’età di 62 anni viene convocato presso l’Archivio dei Servizi
per la sicurezza di Stato e scopre la vera identità dei suoi genitori: sua
madre, la persona in compagnia della quale ha conosciuto la bellezza, la
liberalità, la generosità era una «collaboratrice segreta, una minuscola vite,
un'ultima rotella di un misero apparato repressivo». L’esistenza di Andras è
rovinosamente sconvolta da una rivelazione così inaspettata e ripugnante, una
verità terrificante, che ha gettato una luce sinistra sui suoi preziosi ricordi
d’infanzia e di adolescenza.
Andras definisce Bruria come una donna mosaico: viene
descritta come una figura di indiscutibile grazia e signorilità, ricca di una
bellezza gioiosa ed amorevole per la propria famiglia. Una donna forte e
coraggiosa, rara e preziosa, proprio come il suo nome, che corrisponde al latino Clara e che significa “luminosa”. Una donna
che da amorevole madre di famiglia, si trasforma in una spietata e assetata
collaboratrice segreta del regime comunista in Ungheria.
Lo scrittore è dotato di uno stile di scrittura ricco e fluente ed
il suo romanzo è pieno di ricordi, sensazioni, eventi e dati di fatto. Il racconto
è una testimonianza storica: lettere originali, rapporti e resoconti della
polizia segreta e testimonianze personali si intrecciano tra di loro, fino a
creare un romanzo a tutti gli effetti. A metà del libro è presente un poema in
prosa che riassume il percorso dei due protagonisti, Bruria e Marcell. Ne
risulta, quindi, un “testo irregolare”, così definito dalla stessa traduttrice:
alla voce di Andras, narratore in prima persona, si sovrappone talvolta quella
della madre, talvolta quella della polizia del regime socialista. Una lettura
consigliata, anche se l’irregolarità stilistica e la presenza di diverse forme
di scrittura rendono la lettura un pochino contorta e complessa.
“Le cose minime possono avere conseguenze
grandissime”: questa frase, pronunciata dal tenente colonnello Volkov a Mosca,
riassume in pieno la tematica raccontata da Andras Forgach.
Recensione scritta da Flavia Pigliacelli