Recensione libro
Eterno di Maura Radice e Cristiana Meneghin
Eterno di Maura Radice e Cristiana Meneghin
Scheda tecnica
Titolo: Eterno
Autore: Cristiana Meneghin e Maura Radice
Formato: Copertina flessibile e Kindle
Genere: Giallo / Narrativa contemporanea
Pagine: 134
Pubblicazione: 16 Settembre 2018
Sun è di origini asiatiche e si è trasferita a Milano inseguendo Alessandro, il suo unico amore e padre di sua figlia Gioia. Quando scopre il tradimento del marito decide di dedicarsi una pausa partendo per il Brasile. Questa sua scelta sarà l’inizio di un incubo che la porterà molto vicino a perdere due delle persone più importanti della sua vita e coinvolgerà Fabrizio un giovane e affascinante italiano che ancora non ha deciso cosa sarà del suo futuro.
"Noi siamo questo, sempre pieno di speranze, con tantissime idee da sviluppare, con la forza di rinascere dalle disavventure e di sorridere ad ogni novità".
Eterno è un romanzo scritto a quattro mani e sprigiona tanta sensibilità nel trattare una tematica assai comune ma tanto devastante. E per renderla tale, hanno dato voce a Gioia, una bambina di quattro anni autistica, “vittima” dell’egoismo degli adulti, di due genitori inconsapevoli che il loro atteggiamento irresponsabile nuoce alla loro bambina. Oggigiorno purtroppo, il tema divorzio e figli contesi è sempre più dilagante. Ma ci siamo mai chiesti, in che modo e con quale intensità, queste vicende vengono vissute dai figli piccoli? Le due autrici del romanzo se lo sono chiesto e hanno cercato di dare una risposta attraverso “Eterno".
Che cosa indica il termine Eterno? Lo capirete leggendo il libro; cercherò di farvi intuire il messaggio che le autrici vorrebbero inviare a noi lettori.
Padre violento e irresponsabile, madre succube, separazione, figli contesi, questo il perno fondamentale del romanzo. Gioia è chiusa in un mondo tutto suo, in cui è difficile comprendere i litigi e le urla degli adulti; in quel mondo considerato da noi esterni, grigio e spento, ma che per Gioia è un mondo colorato in “Eterno”: verde come la speranza, rosso come il sangue, arancione come l’amicizia, viola come la follia, nero come la paura, blu come l’adrenalina. Con la sua flebile voce, racconta in prima persona la storia della sua mamma Sun, innamorata del suo papà Alessandro, un ricco imprenditore, che si trasforma da principe azzurro in “mostro”. Dopo l’ennesimo tradimento e l’ennesima violenza…
“perché non trova il coraggio di far finire tutto questo?
Perché sopporta le amiche del papà? Perché subisce tutta la rabbia che il papà
le fa provare? Perché non mi porta via da tutto questo? Perché permette a mio
papà di farci caso?”
… Sun decide di riprendere in mano la sua vita e la felicità
della sua bimba. Da questo momento, la furia e la vendetta di Alessandro,
piomberà nelle loro vite. Fin dove si spingerà per farle ritornare a
casa? Una storia che molto spesso si trasforma in realtà rendendoci partecipi di una continua strage. Ma il carnefice può anche diventare vittima di se stessa.
Lo svolgimento e l’epilogo della storia è assai sconcertante e terrificante, inaspettato, che ci porterà a riflettere sul vero significato dell’amore e sul quesito di Gioia:
Lo svolgimento e l’epilogo della storia è assai sconcertante e terrificante, inaspettato, che ci porterà a riflettere sul vero significato dell’amore e sul quesito di Gioia:
“ Chissà cos’è la
felicità? Che odore ha? Per me deve profumare come le giornate di maggio,
ma forse no…”
Le due autrici usano un linguaggio semplice, “infantile” (perché
raccontato in prima persona da una bambina), rendendo la lettura scorrevole,
magica e riflessiva. I dialoghi interiori di Gioia, sono evidenziati in corsivo
per staccare dal discorso indiretto del racconto e per rendere palese
l’angoscia della bimba che delicatamente ci accompagna ad attraversare quella
porta del suo mondo fantasma…
E’ difficile
stabilire a quale genere appartenga la storia, giallo, narrativa, di
formazione… ma è un romanzo da leggere e “gustare”. Solo una piccola pecca ( a mio
dire) da evidenziare alle autrici, che purtroppo noto frequentemente nei
romanzi contemporanei: la bellezza del libro viene sminuita da titoli posti
all’inizio di ogni capitolo. Mi sono sempre chiesta il perché di questa nuova
tendenza e molto spesso ho anche posto la domanda agli stessi autori, la cui risposta
però non mi ha fatto ricredere sul giudizio. Un buon romanzo, una storia
scritta bene, come nel caso di Eterno, in cui il lettore riesce a “vivere” le
stesse emozioni della protagonista per la loro intensità, deve essere fluido,
non ha bisogno di essere “introdotto” da un titolo; la storia va da se, senza
bisogno di "aiutini"; è come se mi togliessero la curiosità di
proseguire nella lettura e mi considerassero non in grado di coglierne il
significato. Autrici, pensateci per favore.
Lettura consigliata a tutti, uomini e donne, affinché vi
aiuti a riflettere sull’importanza della vita e sul significato dell’amore, ma
soprattutto a comprendere che l’essere genitori e l’essere coniugi, sono due
ruoli completamente differenti; l’essere coniugi può terminare, ma l’essere
genitori, durerà in ETERNO.
Con tutto il cuore... grazie
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