Recensione libro
La zanzara muta di Gianfranco Spinazzi
Amazon
Scheda tecnica
Titolo: La zanzara muta
Autore: Gianfranco Spinazzi
Editore: Tragopano Edizioni
Genere: Giallo / Thriller
Formato:Kindle, copertina flessibile
Pagine: 304
Pubblicazione: 9 Aprile 2018
In entrata il corpo di un uomo giaceva a terra, come accartocciato sul lato inferiore del tappeto. Il vecchio l’aveva colpito in quel punto in cui la capigliatura fluente si ritirava in una stempiatura che divideva il gran ciuffo dalla massa dei capelli attorno all’orecchio. Il colpo s’era abbattuto proprio in quella zona chiara evidenziando il contrasto cromatico.
Non c’erano stati stadi preliminari, circonlocuzioni ambientali, formali galatei, né il visitatore, vecchio in apparenza quanto il padrone di casa, aveva avuto il tempo di proferire una sola parola e un solo moto di aspettativa, era entrato in casa ed era stato colpito
Ho iniziato a scrivere questa recensione con una
convinzione: l’autore è molto capace. Un linguaggio ricercato, uno stile
volutamente sopra le righe, un’ottima capacità di tirar fuori le emozioni che
un uomo ormai sul viale del tramonto può provare.
Il romanzo ha come punti di forza la capacità di essere a
tratti un romanzo “metafisico”, universale, che narra le vicende di due anziani
perduti, abbandonati ed emarginati ma che dà loro una speranza, una possibilità.
Anche alcuni episodi del romanzo sono volutamente surreali e
suscitano un amaro sorriso, ricordando per certi versi la malinconia sorridente
di Mario Monicelli.
Tuttavia, il romanzo non sempre è efficace. Ho preferito
molto di più gli arguti dialoghi tra i due anziani (in questo si denota un
possibile talento teatrale di Gianfranco) a diversi momenti un po’ troppo lenti
del romanzo. La scelta di un narratore che interviene sempre e ovunque è una
scelta azzeccata a metà.
Da un lato permette al lettore di riflettere insieme al
narratore; da un altro lato diventa troppo invadente e prolisso. La Venezia che
ci presenta l’autore è malinconica, è fatta di uomini soli e il bar “Adone”
rappresenta il vero punto di riferimento del romanzo.
Questo romanzo mi ricorda due film: “Stanno tutti bene”,
versione americana con Robert De Niro e “A proposito di Schmidt”, un film dove
Jack Nicholson è un uomo appena arrivato in pensione e si sente solo.
L’autore comunque con “La Zanzara Muta” ha fatto un buon
lavoro.
Recensione di Giovanni Mattia
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia il tuo commento qui!