martedì 13 marzo 2018

Due chiacchiere con l'Autore









Chi ha letto le mie prime “due chiacchiere con l’Autore” sa che a me piace conoscere l’autore/trice dopo aver letto il libro perché voglio verificare se rispecchia ciò che io ho immaginato di lui/lei.

In questo caso è successo il contrario: ho conosciuto Pierpaolo Turitto prima di sapere che avesse scritto questo libro. Ho voluto comunque fare lo stesso gioco di sempre. Questa volta, però, ho cercato di immaginare che cosa e in che modo Pierpaolo avrebbe potuto scrivere in un libro.

Leggendo la mia recensione de “Il suono della corda vuota” avrete capito che per me si tratta di un libro speciale e vi assicuro che, leggendolo, ogni tanto mi dicevo: si! E’ proprio quello che mi aspettavo.

Ecco perché mi sento felice di poter condividere con voi la conoscenza di una persona così speciale come il suo libro. 

A parte la biografia, la professione, il curriculum, chi è Pierpaolo Turitto?  
Non è semplice autodefinirsi. Si rischia la presunzione o l’idealizzazione di se stessi. Quindi preferisco rispondere a un “chi vorrei essere”, prescindendo dal fatto che ci riesca o meno.
Vorrei essere una persona che consideri il tempo come il più grande dei tesori e con esso acquisti l’unico bene che ne meriti la spesa: le persone, i familiari, gli amici.

Come nasce in te una trama e come è nata questa in particolare? 
Comprendere la genesi di una trama è difficile anche per chi l’ha vista nascere, definirsi e chiudersi in un epilogo. Di solito parto dalla volontà di raccontare alcune cose, cerco un tessuto su cui raccoglierle tutte e mi muovo dando coerenza agli elementi necessari.
Nel caso de “Il suono della corda vuota” volevo raccontare il valore della memoria e la perdita di identità che il morbo di Alzheimer causa. Al tempo stesso mi piaceva, come sempre faccio nei miei romanzi, incontrare eventi salienti della storia d’Italia, come la deportazione degli ebrei e il Vajont.
Da queste necessità nasce la figura di Adele, donna coraggiosa che dopo aver affrontato la storia combatte l’ultima delle sue battaglie personali.
 

Ci sono, in questo romanzo, personaggi da te già conosciuti o è tutto frutto della tua fantasia?
 In questo romanzo non ci sono personaggi conosciuti, però in ognuno di quelli immaginati ci sono frammenti di persone note. Al tempo stesso ci sono personaggi della storia, uomini e donne che hanno costruito gli eventi. Nel miscelare questi due aspetti, credo che tutto diventi verosimile, me ne accorgo quando termino la stesura, per l’affezione che provo verso i miei personaggi e quel senso di mancanza e nostalgia di non raccontarli più. 

Adele e Sebastian hanno entrambi un animo sensibile e nobile ma quello che li avvicina così tanto può essere l'intimo rapporto che ognuno di loro ha con la musica in generale e con il violino in particolare? Sarebbe stato lo stesso se lui avesse suonato - ad esempio - la chitarra? 
Il violino e il suo suono struggente sono di certo il motivo dell’incontro dei due personaggi. Diversi per tanti aspetti ma accomunati dalla determinazione di andare oltre i limiti che la vita ha imposto loro. Un altro strumento non credo avrebbe funzionato. 

Il diario e l'agenda - il passato e il presente - di Adele si alternano nella lettura di questo libro, raccontando eventi anche di grande impatto, come le leggi razziali nel periodo della grande guerra, il disastro del Vajont che, nella sua terribile verità fa parte della nostra storia. Hai forse voluto "giocare" con realtà e fantasia? Se è così ci sei riuscito benissimo. 
Confrontarmi con la storia mi offre la possibilità di approfondire temi a me poco noti con ricerche bibliografiche e persone. Mi sfida nel raccontare un mondo a me ignoto, come Venezia degli anni 40 o Longarone negli anni 60. Infine supporta il racconto con eventi chiave, in cui i personaggi si possono specchiare e mettere in gioco, come in parte chiunque ha fatto nel momento in cui sono avvenuti. La vita di ognuno di noi si snoda con pietre miliari personali o della comunità. Ricordiamo gli eventi e la nostra reazione a essi, raccontarli significa mettere il lettore in un luogo in cui ne possa comprendere l’emozione e sviluppare empatia con i miei personaggi. 

Nella mia mente questa storia è come una strada statale che si interseca con tante strade provinciali e comunali che poi riportano alla statale. Mi riferisco, ad esempio, alla vicenda della maestra Sarah che si inserisce ad un tratto nella storia di Adele e che non è assolutamente marginale 
La strada statale di cui parli sono le persone, il rapporto che le lega, l’amore e l’affetto che sono riuscite a donarsi. Mi piace pensare che i protagonisti del romanzo non siano Adele, Sebastian, Sarah o i tanti altri che si incontrano, ma per l’appunto un’unica emozione che li lega tutti insieme.
In questo modo in fondo non si perdono mai e quindi ogni strada provinciale e comunale torna a confluire nella statale, che nel nome di Adele le raccoglie tutte.
 

Ti capita di confrontare i tuoi personaggi con gente che tu conosci realmente o con te stesso? Cioè ti domandi come avrebbe reagito Adele (o qualunque altro dei tuoi personaggi) nelle situazioni in cui ti sei trovato? 
Ogni personaggio, come detto, è un mosaico di persone conosciute, più o meno care. Non mi capita mai di confrontare i personaggi dei miei libri con quelli che conosco, perché in realtà i primi ormai vivono di vita propria e si comportano in parte come i secondi.
Con il primo romanzo, che si svolge interamente a Roma, mi capitava di visualizzare i miei due protagonisti in mezzo alle strade in cui ne raccontavo le gesta.
Le storie che scrivo mi rimangono dentro come avvenimenti reali e non sarebbero tali senza i protagonisti.
 

Di solito termino le interviste chiedendo all'intervistato di porsi una domanda che a noi non viene in mente. Non tutti rispondono, tu? 
Mi chiederei se abbia intenzione di continuare a scrivere o meno e se abbia già qualcosa in cantiere. Mi risponderei che vorrei scrivere ancora, ma al momento non ho nulla di definito e tutto ciò non  mi piace.



Grazie, Pierpaolo, della tua cortesia. Fatti venire l’ispirazione e avvisaci subito del tuo prossimo libro.


Valter


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