TITOLO: Come non scrivere: Consigli ed esempi da seguire, trappole e scemenze da evitare quando si scrive in italiano
AUTORE: Claudio Giunta
Pagine: 320
Ai
tempi delle elementari la maestra si lamentava che scrivevo troppo
coinciso. E le cose non son certo cambiate alle medie e alle superiori.
Oggi finalmente ho trovato chi sostiene che la brevità è un bene e il
dilungarsi troppo, se non è il male assoluto, ci si avvicina.
Claudio
Giunta ci accompagna attraverso una carrellata di esempi di cattiva
scrittura, che può diventare anche pessima quando si sommano il
desiderio di apparire colti aggiungendo paroloni roboanti a idee confuse
o assenti.
In realtà scrivere male, secondo l'autore, coincide con
il pensare male. Non si può scrivere qualcosa senza saper bene
l'argomento o senza aver qualcosa da dire a riguardo.
Tra le
citazioni di esempi positivi Giunta cita anche critici che demoliscono
mostri sacri della letteratura italiana che io non ho mai apprezzato, e
di questo gliene sono molto grato.
Infine l'autore spesso
contraddice i suoi stessi consigli per evitare gli errori che evidenzia.
Forse lo fa involontariamente, forse lo fa per dimostrare che non ci
sono vere e proprie regole.
Un libro che chiunque vive di scrittura deve leggere assolutamente. Per il bene dei suoi lettori.
Giudizio: 5 Stelle
Sinossi:Al lavoro: schede, memorandum, presentazioni. A scuola: temi, tesine,
relazioni. Nel privato: post su Facebook, email personali, chat sul
cellulare. Sarà anche l’epoca degli audiovisivi e della comunicazione in
tempo reale, ma non abbiamo mai scritto tanto. E più dobbiamo scrivere,
meno sembriamo capaci di farlo. Ma, mette subito in chiaro Claudio
Giunta all’inizio del libro, «non s’impara a scrivere leggendo un libro
sulla scrittura, così come non s’impara a sciare leggendo un libro sullo
sci. Bisogna esercitarsi: cioè leggere tanto (romanzi, saggi, giornali
decenti), parlare con gente più colta e intelligente di noi e
naturalmente scrivere, se è possibile facendosi correggere da chi sa già
scrivere meglio di noi». E quindi? Non potendo insegnare come si
scrive, Claudio Giunta prova a spiegarci come non si scrive, passando in
rassegna gli errori, i tic, i vezzi, le trombonerie e le scemenze che
si trovano nei testi che ogni giorno ci passano sotto gli occhi:
dall’antilingua delle circolari ministeriali alle frasi fatte dei
giornalisti, dal gergo esoterico degli accademici e dei politici al
giovanilismo cretino della pubblicità... Ma in questo slalom tra
sciatterie e castronerie Giunta trova per fortuna il modo di contraddire
la sua dichiarazione iniziale, perché insegnare Come non scrivere
significa anche dare delle utili indicazioni su come si scrive: per
ogni cattivo esempio se ne può trovare uno buono da opporgli, per ogni
vicolo cieco argomentativo c’è una via di fuga creativa, e spesso basta
un punto e virgola per risolvere una frase ingarbugliata. In questo
anti-manuale spregiudicato, arguto e divertente, nella tradizione di Come si fa una tesi di laurea
di Umberto Eco ma aggiornato all’era di Google, scopriamo che per
scrivere bene bisogna ripartire da un po’ di affetto per la nostra
bistrattata lingua italiana, ma soprattutto bisogna tenere a mente poche
regole di buon senso: se scriviamo lo facciamo perché qualcuno ci
legga, capisca quel che vogliamo dire e, se possibile, non si annoi a
morte. Sembra facile, no? «Sono convinto che la paura sia alla radice di
quasi tutta la cattiva scrittura.» Stephen King «Se conosci la cosa di cui vuoi scrivere, le parole verranno da sole.» Catone il Censore «Ho letto il tuo racconto. Non mi sembra male, ma devi smetterla di usare troppi aggettivi.» Roald Dahl «La impegna di più un set con Lendl o un set con McEnroe?» «Mi impegna tutto, anche un set con mio nonno.» Bjorn Borg
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