lunedì 19 marzo 2018

Come non scrivere: Consigli ed esempi da seguire, trappole e scemenze da evitare quando si scrive in italiano

TITOLO: Come non scrivere: Consigli ed esempi da seguire, trappole e scemenze da evitare quando si scrive in italiano

AUTORE: Claudio Giunta

Pagine: 320

Ai tempi delle elementari la maestra si lamentava che scrivevo troppo coinciso. E le cose non son certo cambiate alle medie e alle superiori. Oggi finalmente ho trovato chi sostiene che la brevità è un bene e il dilungarsi troppo, se non è il male assoluto, ci si avvicina.

Claudio Giunta ci accompagna attraverso una carrellata di esempi di cattiva scrittura, che può diventare anche pessima quando si sommano il desiderio di apparire colti aggiungendo paroloni roboanti a idee confuse o assenti.
In realtà scrivere male, secondo l'autore, coincide con il pensare male. Non si può scrivere qualcosa senza saper bene l'argomento o senza aver qualcosa da dire a riguardo.

Tra le citazioni di esempi positivi Giunta cita anche critici che demoliscono mostri sacri della letteratura italiana che io non ho mai apprezzato, e di questo gliene sono molto grato.

Infine l'autore spesso contraddice i suoi stessi consigli per evitare gli errori che evidenzia. Forse lo fa involontariamente, forse lo fa per dimostrare che non ci sono vere e proprie regole.

Un libro che chiunque vive di scrittura deve leggere assolutamente. Per il bene dei suoi lettori.


Giudizio: 5 Stelle

Sinossi:Al lavoro: schede, memorandum, presentazioni. A scuola: temi, tesine, relazioni. Nel privato: post su Facebook, email personali, chat sul cellulare. Sarà anche l’epoca degli audiovisivi e della comunicazione in tempo reale, ma non abbiamo mai scritto tanto. E più dobbiamo scrivere, meno sembriamo capaci di farlo. Ma, mette subito in chiaro Claudio Giunta all’inizio del libro, «non s’impara a scrivere leggendo un libro sulla scrittura, così come non s’impara a sciare leggendo un libro sullo sci. Bisogna esercitarsi: cioè leggere tanto (romanzi, saggi, giornali decenti), parlare con gente più colta e intelligente di noi e naturalmente scrivere, se è possibile facendosi correggere da chi sa già scrivere meglio di noi». E quindi? Non potendo insegnare come si scrive, Claudio Giunta prova a spiegarci come non si scrive, passando in rassegna gli errori, i tic, i vezzi, le trombonerie e le scemenze che si trovano nei testi che ogni giorno ci passano sotto gli occhi: dall’antilingua delle circolari ministeriali alle frasi fatte dei giornalisti, dal gergo esoterico degli accademici e dei politici al giovanilismo cretino della pubblicità... Ma in questo slalom tra sciatterie e castronerie Giunta trova per fortuna il modo di contraddire la sua dichiarazione iniziale, perché insegnare Come non scrivere significa anche dare delle utili indicazioni su come si scrive: per ogni cattivo esempio se ne può trovare uno buono da opporgli, per ogni vicolo cieco argomentativo c’è una via di fuga creativa, e spesso basta un punto e virgola per risolvere una frase ingarbugliata. In questo anti-manuale spregiudicato, arguto e divertente, nella tradizione di Come si fa una tesi di laurea di Umberto Eco ma aggiornato all’era di Google, scopriamo che per scrivere bene bisogna ripartire da un po’ di affetto per la nostra bistrattata lingua italiana, ma soprattutto bisogna tenere a mente poche regole di buon senso: se scriviamo lo facciamo perché qualcuno ci legga, capisca quel che vogliamo dire e, se possibile, non si annoi a morte. Sembra facile, no? «Sono convinto che la paura sia alla radice di quasi tutta la cattiva scrittura.» Stephen King «Se conosci la cosa di cui vuoi scrivere, le parole verranno da sole.» Catone il Censore «Ho letto il tuo racconto. Non mi sembra male, ma devi smetterla di usare troppi aggettivi.» Roald Dahl «La impegna di più un set con Lendl o un set con McEnroe?» «Mi impegna tutto, anche un set con mio nonno.» Bjorn Borg

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