lunedì 26 febbraio 2018

Recensione: "Il suono della corda vuota" di Pierpaolo Turitto


 
 
SCHEDA TECNICA

 
Titolo: Il suono della corda vuota
Autore: Pierpaolo Turitto
Genere: Narrativa
Casa editrice: Absolutely Free
ISBN: 978.88.6858.001.8
Formato: cartaceo - ebook

 
Valutazione
 
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 Possono le note di un violino risuscitare il passato, unire i destini degli sconosciuti, dilatare il presente fino a renderlo un futuro diverso? 
Possono.
 Anche se non c'è più l'entusiasmo del mattino all'orizzonte della vita di Adele, ma i sentimenti contrastanti del tardo pomeriggio. Anche se Adele ha paura. Teme che l'oscurità le ingoi, non la vita, ma le tracce che testimoniano quanto e come l'abbia vissuta. 
Possono.
Pur non essendo mattino nemmeno nella vita di Sebastian, ma già pomeriggio. Anche se quel pomeriggio appena sbocciato non ricordi nulla delle prime luci dell'alba, che lo volevano meno artista e più contadino. 
Possono. 
Nonostante Adele sia ebrea e Sebastian romeno. Nonostante Adele rincorra il passato e Sebastian il futuro. 
Possono, se quegli sconosciuti le ascoltano mentre vibrano nel presente. 
Pur essendo pomeriggio per entrambi, per l'anziana un tempo liutaia, e per il violinista dei corridoi della metropolitana. Nel dispiegarsi di un racconto attorno a un'amicizia fuori dagli schemi, riemerge l'Italia che ha deportato ebrei, pianto i morti del Vajont, accolto altri popoli senza timori.
Questo libro è magico. Perché da quando l’ho letto la prima volta, ogni tanto esce fuori dalla mia libreria e mi si avvicina. Io non so resistere e lo rileggo. Colpisce la storia, malinconica e dolce, di Adele. Di tutta la sua vita, sviluppatasi in tante singole tragedie che ne hanno scandito il tempo, nella costante magica presenza delle note di un violino e del rapporto continuo con l’elemento acqua.

… “Torniamo all’acqua e al suo corso, al mio essere barca sul fiume del destino: La mia vita nasceva e iniziava a muoversi mentre l’acqua era ferma, era ghiaccio che attanagliava la laguna di Venezia nel febbraio del 1929”…

Adele ha la forte necessità di rivedere la sua vita, raccontarsela per costruire una memoria che stava perdendo e in un diario ripercorre gli anni della sua fanciullezza, della sua giovinezza, della sua maturità.
Oggi, ottantenne, ha paura dell’acuirsi della sua malattia, l’Alzheimer i cui effetti, giorno dopo giorno, si ripresentano più spesso.
L’incontro con un violinista rumeno nei corridoi della metropolitana dà una svolta determinante alla sua vita. Sebastian diventerà per lei un personaggio importante.

Mise le mani nella borsa, prese venti euro e li porse al musicista. Quest’ultimo, abbandonando l’arco, li prese. “Grazie mi chiamo Sebastian” “Adele” “Lei conosce brano che ho fatto?” aggiunse l’uomo in uno stentato italiano “Si, molto bene. E chi non lo conosce! Di certo uno dei classici tra i brani per violino e orchestra. E’ bellissimo”.

Il passato di Adele si sviluppa nel suo diario contemporaneamente al presente. Nel passato storie tristi di una ragazzina ebrea che, per sfuggire alle leggi razziali, deve lasciare la sua casa in Laguna e trasferirsi a Longarone con la famiglia. A Longarone perde la madre a causa del disastro della diga del Vajont, il ritorno a Venezia da liutaia e così via. Nel presente una dolce storia di affetti di vecchi e nuovi amici, il rinato rapporto con l’elemento acqua.
Tanti bei personaggi riempiono, alla fine, la vita di Adele: 
Federico, Beniamino, Mattia e Sebastian.
E un violino

 
Recensione scritta da Valter

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