venerdì 17 novembre 2017

Recensione: Orfani bianchi di Antonio Manzini





                        SCHEDA TECNICA


Titolo: Orfani bianchi
 
Autore: Antonio Manzini
 
Editore: Chiarelettere
 
Pubblicazione: 20 Ottobre 2016
 
Pagine: 201

                                                         Gradimento




Mirta, una ragazza moldava piena di coraggio, decide di lasciare suo figlio nel suo paese per partire in direzione Italia; il suo scopo è guadagnare abbastanza da potersi permettere una vita migliore e unirsi all sua famiglia.
Riuscirà la forza di una mamma a superare le infinite difficoltà che una vita da straniera le offre?
Mirta lavora come badante presso un’anziana signora finchè i figli decidono di trasferirla in un ospizio.
La ragazza rimane senza lavoro e senza casa, riesce tramite alcune sue connazionali a trovare una sistemazione temporanea insufficiente al mantenimento del figlio.
Il destino purtroppo si accanisce sempre sui poveri e bisognosi e costringe Mirta a prendere una terribile decisione che nessuna madre riuscirebbe mai a finire: affidare seppur temporaneamente il figlio ad un orfanotrofio .
Il bambino diventa così un “orfano bianco” appellativo rivolto a quei  figli costretti a vivere in istituto nonostante abbiano i genitori  viventi.
Mirta torna in Italia e cerca di riprendere la sua vita tra le redini del suo destino ; ma il pensiero è sempre rivolto lontano, verso quel figlio lasciato lì, abbandonato alla presenza di persone estranee . Il suo obiettivo è di riprenderlo prima o poi e strapparlo a quel triste appellativo di "orfano bianco".
Cerca di tenere vivo e attivo il contatto con il figlio via email;  ma l'istinto materno le dice che qualcosa non va bene; che il bambino ha dei problemi, e nemmeno le rassicurazioni della direttrice dell'orfanotrofio placa tale istinto . Ma com'è possibile che accada ciò si chiede spesso Mirta, suo figlio è distante da lei….
….troppo distante per aiutarlo.

Dietro ogni storia,  c’è una storia di povertà e disperazione che non conosciamo ma che merita il nostro rispetto
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Un libro che lascia il segno.
 Antonio Manzini, scrittore che ho scoperto da poco, racconta l'esodo, l'emigrazione di tutti coloro costretti dalle vicissitudini della vita a lasciare la propria patria, la propria casa e i propri affetti in cerca di condizioni migliori di vita; con la fievole speranza di un lavoro e di un po' di dignità.
Storie semplici; storie di persone semplici della porta accanto ; storie che oggigiorno sono sotto gli occhi dei riflettori a causa di quella che noi definiamo " l'invasione" dei migranti che vengono disprezzate e umiliate.
 Siamo troppo presi da noi stessi e dal nostro egoismo per fermarci ad immaginare la storia di ciascun individuo "ospite" nei nostri paesi e città.

La lettura è divisa in due parti contrassegnate dai titoli all’inizio di ogni capitolo:
-  la vita di Mirta in compagnia del figlio; 
 - la vita di Mirta dopo aver "affidato" il figlio alle cure dell'orfanotrofio
Il romanzo viene poi arricchito dalle lettere che Mirta mamma invia quotidianamente al figlio per custodire il rapporto tra lei e il figlio.
Lettere emozionanti e strazianti che inducono il lettore a provare forti sensazioni anche per chi come me non è ancora un genitore.
Un libro impegnativo anche se scritto in maniera molto semplice sia a livello di linguaggio sia a livello sintattico. In questo modo Manzini riesce a raggiungere una vasta gamma di lettori e a  travolgerne l’anima

 Una lezione di vita e di coraggio  per tutti , ma soprattutto una riflessione sulla questione dei migranti e sul problema della solitudine.
A cosa è disposta una mamma per il benessere fisico e mentale  dei  propri figli?
 
                                       Buona lettura
 
  RECENSIONE  DI SARA  MASTRANTONI







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