Titolo: Il ponte sulla Drina titolo originale Na Drini Ćuprija o На Дрини Ћуприја
Autore: Ivo Andric
Genere: romanzo storico
Editore: Oscar Mondadori
Pubblicazione: 1 Edizione originale 1945; ultima edizione 2016
Ivo Andrić, scrittore, poeta e politico bosniaco, è stata una delle maggiori voci della letteratura in lingua serba.
E’ morto nel 1974 a Belgrado, all’età di 82 anni, dopo aver attraversato le due guerre mondiali.
Il suo romanzo, Il ponte sulla Drina, fu scritto nel 1945 e tradotto in italiano per la prima volta nel 1960.
È un libro che racconta la costruzione del ponte sul fiume Drina a Višegrad, al confine tra la Bosnia e la Serbia, da parte dei Turchi nel 1516 e la sua parziale demolizione durante la prima guerra mondiale.
Al centro della narrazione, imponente come un fiume e monumentale come l’epica, gli abitanti descritti con grande vivacità psicologica e caratterizzati in modo approfondito.
Le figure del Guercio, della vedova Lusaka, dei giovani studenti, del pope e dell’imano, le loro storie che inducono alla riflessione, al riso e alla commozione, rimangono a documentare i tempi, il loro mutare come la trasformazione dei valori a cui obbedire, gli umori cangianti della società.
La dimensione temporale accompagna tutta la narrazione ampia e maestosa ( è uno dei libri più importanti che abbia letto); l’autore sviscera le ragioni implicite nel passaggio del Tempo, che lascia la sua significativa scia:
"A coloro
che si vantavano della rapidità con cui sbrigavano
ora i propri affari
calcolando il tempo, gli sforzi e il denaro
risparmiato, rispondeva con
acrimonia che l’importante non
era economizzare più tempo possibile ma cosa
fare del
tempo così risparmiato; se lo si usava male era meglio non
averlo.
Cercava di dimostrare che l’importante per l’uomo
non era tanto andare veloce
ma sapere dove andare e per
quale ragione e che, di conseguenza, la velocità
non
rappresentava necessariamente un vantaggio".
Se
le cose umane, effimere, scorressero come il fiume, metafora possente del destino
umano, il ponte, risultato della genialità umana, che nel disegno del visir
congiungeva le due parti dell’Impero turco, l’Oriente e l’Occidente, resiste al tempo e alla sorte, è simbolo
dell’invulnerabilità finché non arriva
anche in quello sperduto villaggio di periferia la guerra, che smantella la
sacralità fino ad allora rispettata da tutti:
"Per tutti
gli abitanti della kasaba rappresentava una realtà
eterna e immutabile, come la
terra sulla quale camminavano
o il cielo sopra le loro teste".
Lo scrittore sa registrare lo spirito dei tempi
che si
susseguono, i sentimenti e gli stati d’animo della gente sia
nei periodi
di crisi che in quelli di floridezza, sa scendere nel
profondo dell’animo
riportando anche i dettagli che, solo
apparentemente, sono ininfluenti a disegnare
l’umanità che
vive nel villaggio periferico.
A Višegrad gli eventi della Storia giungono attutiti nel loro
fragore e, pur tuttavia, provocano conseguenze
eclatanti
nelle generazioni degli uomini che lo abitano.
Ho trovato il romanzo un’opera magnifica per
disegno e
realizzazione di scrittura, capace di esprimere tutti i toni:
elegiaco, lirico all’interno dell’impostazione epica, che è
inusuale, rarissimo
in un romanzo.
Ci troviamo senza alcun dubbio
davanti a una opera di vera
letteratura, che parte dalla Storia per
analizzare con acume
straordinario le onde emotive e sentimentali di stagioni
umane, incredibilmente ricche e stimolanti.
Se aveste voglia di conoscere la
letteratura slava, bisognerà
necessariamente passare per Il ponte sulla Drina.
Sarà una traversata impegnativa, ma ne varrà la
pena.
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