Autore: Paolo Cognetti
Titolo: Le otto montagne
Editore: Einaudi
Pagine: 199
Pubblicato : 8 Novembre 2016 ( prima edizione)
Prezzo: 9.99 Kindle; 15.73 cartaceo
Pietro è un ragazzino di città, solitario e un po' scontroso. La madre lavora in un consultorio di periferia, e farsi carico degli altri è il suo talento. Il padre è un chimico, un uomo ombroso e affascinante, che torna a casa ogni sera dal lavoro carico di rabbia. I genitori di Pietro sono uniti da una passione comune, fondativa: in montagna si sono conosciuti, innamorati, si sono addirittura sposati ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo. La montagna li ha uniti da sempre, anche nella tragedia, e l'orizzonte lineare di Milano li riempie ora di rimpianto e nostalgia. Quando scoprono il paesino di Grana, ai piedi del Monte Rosa, sentono di aver trovato il posto giusto: Pietro trascorrerà tutte le e
“Qualunque cosa sia
il destino, abita nelle montagne che abbiamo sopra la testa”:
è in questa frase
che possiamo racchiudere tutto il significato che Paolo Cognetti lascia nel suo
lettore alla fine della lettura.
E’ il destino che
tesse la tela dell’amicizia fra due bambini, poi divenuti adulti, così tanto
diversi ma tanto legati l’uno all’altro.
Sempre il destino
quello che fa diventare, spesso, ognuno di noi lo specchio di uno dei nostri
genitori, ma in giovinezza così tanto rinnegato e allontanato.
Ma il destino esiste,
e questo Cognetti, lo instaura nella mente dei suoi protagonisti: di Pietro, di
Bruno e dei rispettivi genitori.
Un racconto di
un’amicizia lunga, coltivata, a tratti troppo possessiva e gelosa, a tratti
quasi distaccata e riflessiva: cosa avrebbe mai potuto accomunare un
“montanaro”, che proprio non riesce a lasciare il suo ambiente, a scendere a
valle e a costruire un futuro diverso, ed un viaggiatore che dilapida quasi
tutto il suo patrimonio in viaggi in cerca di fortuna ma soprattutto in cerca
di se stesso, se non l’amore per la montagna?
E’ la storia questa
di un’amicizia, ma soprattutto di un amore: quello per la montagna. Non semplicemente
luogo di torrenti, pietre, laghi, neve e ghiacciai; bensi’ uno stile di vita,
un senso di appartenenza per quelle vette, una in particolare, il “Grenon” e la
citta’ di Grana: la vetta più alta, la più importante, quella al centro delle
otto montagne.
Quella vissuta,
quella piena di ricordi e di emozioni, sulla quale difficilmente si può tornare
ed affrontare ogni ricordo e ogni immagine della propria infanzia.
Ma è anche la storia
di un padre e un figlio: così simili, ma anche così tanto diversi, che come i
due poli identici di una calamita, tendono a respingersi.
E’ la storia di
discorsi mai affrontati, di parole non dette e di sguardi fugaci: ma il destino
pensera’ a sistemare ogni cosa, e a ricongiungere padre e figlio. Sara’ un filo
invisibile, ricco di emozione struggente e di rimpianto, per quello che non c’è
stato.
Ed infine, è anche la
storia dell’ “emigrazione”: è lo struggente lasciare la propria terra, la
propria montagna, per la citta’ ricca di palazzi e smog.
E’ il senso del
dovere, della responsabilita’ per il proprio futuro, che spesso, spinge noi
giovani ragazzi, a far le valigie e a lasciare ogni affetto, ogni luogo a noi
caro, in vista della citta’ e della realizzazione di ogni sogno e obiettivo.
Siamo un po’ tutti
dei Pietro, ma soprattutto dei Bruno, che la propria terra proprio non riescono
a lasciarla.
Lettura fluida, ricca
di descrizioni della montagna, consigliata per questo agli amanti della natura e della montagna, ma soprattutto del “proprio modo di vederla”: è
la descrizione di un luogo, che forse, ognuno di noi ha nel proprio cuore.
Struggente la fine,
ma Cognetti ci aveva avvertiti: il destino è racchiuso in quelle montagne.
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