lunedì 10 luglio 2017

Recensione teatrale: rilettura della commedia di Aristofane " I cavalieri"

Andiamo a Teatro



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Vi propongo una rilettura della commedia " I Cavalieri di Aristofane" a cura di Grazia Procino, scritta per un settimanale locale. La ringrazio per averla voluta condividere nel mio blog.
 E' per me un onore ospitare la Commedia e spero faccia piacere anche a voi.
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I cavalieri (Ἱππεῖς, Hippeîs) è una commedia di Aristofane, andata in scena per la prima volta ad Atene, in occasione delle Lenee del 424 a.C., nelle quali l'opera vinse il primo premio.

"Insultare la gentaglia non è una colpa, ma un servizio che si rende alla gente onesta".
(I cavalieri, vv. 1274-1279)
I Cavalieri, Aristofane esce allo scoperto
Il prossimo anno al teatro greco di Siracusa i drammi che saranno messi in scena sono due tragedie, l’Edipo a Colono di Sofocle ed Eracle di Euripide, e una commedia, i  Cavalieri di Aristofane.
Sono due servi, sotto cui si celano gli strateghi Demostene e Nicia, protagonisti dei fatti di Pilo dell’estate del 425, a raccontare agli spettatori la trama della commedia. Essi hanno come padrone, il vecchio zotico Demo di Pnice, che il mese precedente si è comprato un conciapelli Paflagone, un furfante che lo blandisce in modo indecente. La personificazione del popolo dà agio di visualizzare direttamente la situazione contemporanea, la guerra del Peloponneso che è sostenuta dal guerrafondaio Cleone, appunto Paflagone. I due servi sono stufi dello strapotere del conciapelli e hanno l’ottima idea di leggere gli oracoli, i quali riportano che un salsicciaio farà fuori il mercante di cuoio. L’entrata in scena del salsicciaio Agoracrito riempie di gioia i due servi, che lo convincono a lottare contro Paflagone per il dominio della città. Alle riserve del salsicciaio su come possa lui, ignorante e del tutto sprovvisto dei requisiti necessari a intraprendere la carriera politica, conquistare il potere, il primo servo gli risponde:
"Governare il popolo non si addice più ad uomini istruiti e di buoni costumi, ma ad ignoranti e schifosi".
I demagoghi devono possedere umili natali, voce ripugnante
 e maniere da mercato per ingraziarsi i favori del popolo.
 Cleone ha ottenuto privilegi che non ebbe neppure Pericle,
 come quello di mangiare nel Pritaneo a spese pubbliche,
dopo la vittoria di Pilo.
 La critica sferzante di Aristofane alla classe politica
dell’Atene dei suoi tempi ( in primis Cleone) è feroce e
coinvolge anche i valori di cui si fanno promotori. La sua è
una vera e propria satira politica, che colpisce direttamente la
 persona, in ossequio al principio mutuato dal giambo di
Ipponatte, della iambikè idea, ossia dell’attacco personale.
Un nostalgico dell’Atene antica è Aristofane, che ammira
 politici della statura di Temistocle, leader dall’intelligenza
politica e militare indiscussa.
Il salsicciaio ha come suoi sostenitori il coro, formato dai
 cavalieri, che detesta Paflagone perché “ divora i beni dello
 Stato prima ancora di aver avuto in sorte una carica
 pubblica”. Dopo un serrato agone oratorio tra Paflagone e il
 salsicciaio, il primo si dirige alla Bulè per denigrare
 pubblicamente il rivale. Nella parabasi, lo spazio della
 commedia riservato al poeta, Aristofane elogia i capi del
 passato, che lottavano senza ricompensa in difesa della città
e degli dei della propria terra. Il commediografo ha
 attraversato tre fasi nella sua carriera: da rematore, da
 ufficiale di prua, da capitano. In questa metafora nautica
 Aristofane fa riferimento a diversi momenti: il rematore
allude al tirocinio poetico, quando collaborava segretamente
 con altri poeti, una sorta di ghost writer ateniese del V
 secolo; l’ufficiale di prua si riferisce al tirocinio registico
 quando collaborava con il regista Callicrate alla
 rappresentazione delle prime sue commedie; il capitano
 all’esordio come regista con la commedia i Cavalieri.
Paflagone risulta sconfitto nella Bulè e decide di innescare la
 lite davanti a Demo, confidando nella sua protezione. Si
decide di convocare un’assemblea nella Pnice, in cui Demo
 decreterà il suo favorito. I due fanno a gara per coccolare e
 corteggiare Demo. Palese è la critica nei confronti delle
tecniche di persuasione messe in opera dai due contendenti
 per dominare gli umori del popolo, come effettivamente
avveniva nelle assemblee. Infine, scoperto che Paflagone
 riservava per sé i beni maggiori, concedendo solo una
piccola parte a Demo,il salsicciaio ottiene la corona del
vincitore. La commedia si conclude con il ringiovanimento di
 Demo, cotto dal salsicciaio,l’allontanamento di Paflagone
dall’agorà e l’arrivo di una fanciulla che reca la tregua dei
trenta anni, così tanto vagheggiata.
























La commedia analizza in modo spietato i meccanismi della
 comunicazione e della manipolazione del consenso, a livello
 culturale e politico, che nell’Atene del V. secolo erano
 collegati. In teatro e nelle assemblee non era sempre il
migliore a prevalere, ma chi sapeva intuire e sfruttare le
 debolezze del popolo, anche a costo di scadere negli
 inganni e nella volgarità. I campioni dell’Atene del passato
 vengono dimenticati e nuovi idoli ottengono il consenso della
 massa, in una continua corsa verso il successo, che non era
 sostenuto dalla necessaria preparazione. Pertanto un
 qualsiasi Paflagone poteva conquistare il potere e farselo
 scippare da un più turpe salsicciaio.
 Nessun collegamento, quindi, con l’attualità, vero?
Grazia Procino
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